Soluzione a due Stati, anche la Germania critica Netanyahu
Mentre continua implacabile il conflitto mediorientale, anche la Germania critica chi si oppone alla cosiddetta “soluzione dei due Stati“, che prevede che uno Stato palestinese indipendente conviva pacificamente con Israele.
“Coloro che si oppongono non hanno ancora proposto un’alternativa concreta” ha dichiarato la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock (Verdi), durante il vertice di Bruxelles di lunedì. Tra coloro che si oppongono a questa soluzione, tuttavia, ci sono sia Benjamin Netanyahu che Hamas. La questione quindi è tutt’altro che semplice.
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Soluzione a due Stati: per la comunità internazionale, è l’unica praticabile
Baerbock ha sottolineato che per garantire la sicurezza di Israele è necessario che anche i palestinesi possano vivere “in condizioni di sicurezza e dignità” e allo stesso tempo ha sottolineato che la regola vale anche al contrario e che cioè i palestinesi possono vivere liberi e sicuri solo se è garantita anche la sicurezza di Israele.
“Per questo motivo, quella dei due Stati è l’unica soluzione praticabile” ha ribadito la ministra, assicurando che la Germania si impegnerà a fondo per favorirla. “Si tratta di una questione estremamente complessa, ma rimanere inerti non è un’opzione, per noi”, ha commentato.
Netanyahu si oppone: “Nessun compromesso, per Israele pericolo esistenziale”
Le dichiarazioni di Baerbock si sommano a quelle di altri ministri che hanno espresso posizioni analoghe ed esercitato pressioni in questo senso su Netanyahu, che durante il weekend ha ribadito la sua opposizione alla soluzione dei due Stati.
“Non scenderò a compromessi sul pieno controllo della sicurezza israeliana sull’intero territorio a ovest del fiume Giordano” ha dichiarato il primo ministro israeliano, rivendicando il fatto che la sua insistenza, nonostante le pressioni internazionali, abbia impedito per anni la creazione di uno Stato palestinese “che avrebbe rappresentato un pericolo esistenziale per Israele”. Quando si parla di territorio a ovest del Giordano, ci si riferisce, oltre che Isreale, alla Cisgiordania (controllata dall’autorità nazionale palestinese) e alla Striscia di Gaza, controllatqa da Hamas.
Capo diplomatico UE preme per soluzione concreta: “Smettiamola di parlare genericamente di pace”
Le dichiarazioni di Netanyahu sono state definite “preoccupanti” dal ministro degli Esteri francese Stéphane Séjourné, che ha invocato un accordo per un vero Stato palestinese, invece di un’occupazione senza fine, mentre Xavier Bettel, ministro degli Esteri del Lussemburgo, ha rincarato la dose affermato: “Se gli israeliani pensano che la soluzione dei due Stati non sia la risposta, allora si trovano in una posizione di isolamento”.
Anche Josep Borrell, capo diplomatico dell’UE, ha espresso le medesime posizioni. “Dobbiamo smettere di parlare genericamente di processo di pace e iniziare a discutere in termini più concreti del processo di soluzione a due Stati”, ha dichiarato esplicitamente. La soluzione, tuttavia, non si presenta facilmente praticabile.
Anche Hamas contrario alla soluzione a due Stati. Intanto, i civili continuano a morire
Oltre a Netanyahu, anche gran parte degli israeliani si oppone infatti alla soluzione dei due Stati, temendo che ciò possa provocare il lancio di razzi dalla Cisgiordania verso città e villaggi israeliani. Inoltre, alcuni ritengono che creare ora uno Stato palestinese indipendente, rappresenterebbe una sorta di “ricompensa” dopo il massacro del 7 ottobre e sarebbe per questo inaccettabile. Anche Hamas, inoltre, è contraria alla soluzione dei due Stati, perché ha l’obiettivo dichiarato di annientare completamente Israele.
Nel frattempo, il massacro nella Striscia di Gaza continua. Dalla data dell’attacco di Hamas e cioè dal 7 ottobre 2023, 1200 israeliani sono stati uccisi e più di 250 sono stati presi in ostaggio. Israele ha risposto con un bombardamento a tappeto e un’offensiva terrestre. Secondo l’autorità sanitaria della Striscia di Gaza, da allora sono state uccise oltre 25.000 persone. Secondo le statistiche delle Nazioni Unite, inoltre, circa il 70% di queste sono donne e bambini.
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