Perché non riesco a integrarmi con i colleghi tedeschi? Consigli pratici per lavorare in Germania

colleghi tedeschi

Perché non riesco a integrarmi con i colleghi tedeschi? Anche se a nessuno piace ammetterlo, questa domanda si trova, declinata in diverse forme, su tanti forum online per italiani in Germania. Affrontare le sfumature dei processi sociali nei luoghi di lavoro è una sfida complessa, che si amplifica quando si entra in contatto con una cultura aziendale che si discosta notevolmente da quella di origine. In altre parole, se è già difficile stabilire buoni rapporti con i colleghi quando si vive nel proprio Paese di nascita – e quindi si è “maggioranza” – a maggior ragione si può trovare complessa l’integrazione nell’ambiente professionale quando si lavora in un Paese straniero.

Le regole non scritte dei luoghi di lavoro

La Germania, come ogni Paese, ha le sue peculiarità e le sue sfumature culturali, che possono risultare complesse da decifrare per chi, come noi, si è formato in una cultura del posto di lavoro differente. E non perché ci siano chi sa quali differenze a livello formale o legale – i Paesi europei, da questo punto di vista, si somigliano notevolmente nel modo di strutturare contratti e luoghi di lavoro – ma per tutte quelle regole non scritte che chi è nato qui trova perfettamente naturali. Per contro, ignorarle ci farà apparire immediatamente come “meno integrati”, anche se, formalmente, non abbiamo fatto niente di sbagliato o fuori luogo. Attenzione, però: l’obiettivo di questo post non è invitarvi alla mimesi totale o alla rinuncia ai comportamenti che ritenete giusti o naturali, ma semplicemente una piccola guida. Conoscere il modo in cui i rapporti funzionano e avere consapevolezza del perché le persone intorno a noi si aspettano certi comportamenti è la base per avviare la conoscenza reciproca.

Ogni luogo di lavoro è differente, ma alcuni problemi sono più comuni di altri

Una seconda precisazione, per quanto ovvia, riguarda le differenze fra i diversi contesti: siamo certi che non tutti hanno incontrato le stesse difficoltà, perché, come è ovvio, non tutti i luoghi di lavoro sono uguali. In un centro di ricerca scientifica che raccoglie studiosi provenienti da tutto il mondo, i rapporti fra colleghi non funzionano come dentro un’azienda statale che impiega al 99% tedeschi o come dentro una banca. Una piccola ditta a conduzione familiare la cui proprietaria vi prende a ben volere ed è animata da un materno senso di protezione nei vostri confronti non funziona come una tech start-up di Berlino.

Ma, d’altra parte, esistono senza dubbio caratteristiche che sono più comuni in alcune nazioni che in altre. Nessuno, per esempio, si è mai lamentato del fatto che i colleghi tedeschi siano eccessivamente amichevoli ed espansivi e che sommergano i nuovi arrivati di inviti per occasioni sociali fin dal primo giorno. Insomma, questa è una guida a grandi linee per chi si pone, nei tanti forum dedicati agli expat, la fatidica domanda: perché, nonostante parli tedesco, non riesco a integrarmi nell’ambiente di lavoro?

Formalità e informalità

Gli italiani si danno del “tu” con molta più facilità dei tedeschi. Soprattutto quando ci si conosce in un contesto professionale, è perfettamente possibile continuare a darsi del “Lei” per anni, anche dopo essere entrati in confidenza. E se per noi l’idea del “Lei” in un contesto quotidiano è applicabile solo alle relazioni gerarchicamente sbilanciate – come per esempio fra studenti e professori a scuola o all’università – o ai film di Fantozzi, per i tedeschi è semplicemente una convenzione alla quale non si pensa più di tanto. Come già anticipato, questa regola non è scritta nella pietra, soprattutto perché, negli ultimi anni, certi ambienti lavorativi si sono “rilassati” anche qui.

La cosa migliore da fare è guardarsi intorno, quando ci si inserisce in un nuovo ambiente di lavoro. Se le persone che lavorano lì da prima di voi si parlano “per Sie”, ovvero si danno del “Lei”, non è una buona idea entrare a gamba tesa parlando “per du” ai colleghi solo perché sono gerarchicamente al vostro stello livello: potrebbero pensare che non conosciate bene il tedesco, che siate poco consapevoli dell’ambiente che vi circonda o, peggio, considerarvi maleducati e invadenti.

Parlare “del più e del meno”

La comunicazione sul posto di lavoro, in Germania, è vista principalmente come uno strumento per il trasferimento di informazioni, piuttosto che come un mezzo per stabilire un collegamento emozionale. Questo approccio pragmatico e orientato all’obiettivo può risultare difficile da digerire per alcuni italiani, che tendono a essere più espressivi e a utilizzare la comunicazione come un modo per creare legami e condividere emozioni. Qui ci sta bene un aneddoto realmente accaduto.

Una persona tedesca, in visita in Italia, entra in un bar di Roma insieme ai colleghi italiani. Gli italiani ordinano per tutti e il barista inizia a parlare. Parla in acceso romanesco del tempo, della giornata, del fatto che è stanchissimo, che quella mattina proprio non aveva voglia di essere lì, che ha dormito pochissimo, perché la notte prima è andato a divertirsi. La persona tedesca chiede di cosa si stia parlando, il collega italiano traduce. La persona tedesca è stupita, chiede se il barista sia un loro conoscente, un amico e, alla risposta negativa, esprime assoluta meraviglia per il fatto che un estraneo, in un contesto professionale, stia semplicemente raccontando la propria vita a un gruppo di estranei.

La risposta è semplice: in molte regioni italiane è assolutamente comune relazionarsi in questo modo. E sì, anche in Italia c’è chi non è incline a questo tipo di comunicazione o addirittura ne è infastidito, ma ciò non toglie che “parlare del più e del meno” fra estranei sia una pratica molto più diffusa in Italia che non in Germania. Questo vuol forse dire che, se siete fra coloro che amano chiacchierare, dovreste astenervi dal farlo con i vostri colleghi tedeschi? Assolutamente no, ma siate consapevoli che, almeno all’inizio, alcuni di loro resteranno un po’ interdetti. Non c’è niente di male a trasformare questi momenti in occasioni per spiegare come funziona la cultura del nostro Paese: non è detto che non possa diventare un’abitudine anche all’estero!

Ma quindi, i colleghi tedeschi sul lavoro sono “freddi”?

La comunicazione diretta che è prevalente in Germania può sembrare spiazzante all’inizio, ma è importante capire che non è sinonimo di freddezza o distacco. Al contrario, i colleghi tedeschi apprezzeranno le comunicazioni che facilitano il lavoro in un contesto professionale. Parlare poco e in modo chiaro è un modo di esprimere rispetto per il tempo dell’altra persona e per la sua privacy.


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Questo significa che esprimere le proprie opinioni in modo chiaro e conciso, fornire feedback costruttivo e aspettarsi lo stesso in cambio è la norma. Inoltre, la comunicazione diretta riduce il rischio di malintesi e aumenta l’efficienza del lavoro di squadra. Per integrarsi con successo, è quindi fondamentale capire che lo stile comunicativo più diffuso è quello che privilegia la chiarezza e la precisione, senza però rinunciare alla cortesia e al rispetto reciproco.

Nel contesto lavorativo tedesco, è importante anche essere preparati a ricevere feedback diretti e talvolta critici. Questo non deve essere interpretato come un attacco personale, ma piuttosto come un’opportunità per migliorare e crescere professionalmente. I tedeschi tendono a separare la sfera personale da quella professionale, quindi le critiche sono rivolte al lavoro e non alla persona. Accettare il feedback e utilizzarlo per sviluppare le proprie competenze è un aspetto chiave per guadagnare il rispetto e l’apprezzamento dei colleghi tedeschi.

Rispetto della Privacy

Visto che abbiamo accennato al rispetto della privacy, vale la pena di approfondire l’argomento. Questo è infatti un altro aspetto cruciale della cultura tedesca, lavorativa e non. A differenza dell’Italia, dove è relativamente comune condividere dettagli personali con i colleghi e creare rapidamente rapporti che vanno oltre il professionale, in Germania si tende a mantenere una netta separazione tra vita lavorativa e vita privata. Questo non significa che i tedeschi siano meno cordiali o disponibili, ma semplicemente che esiste una maggiore attenzione al rispetto dello spazio personale altrui. È quindi importante evitare di essere troppo invadenti o curiosi riguardo alla vita privata dei colleghi tedeschi (e, a dire la verità, non sarebbe male adottare questo stesso atteggiamento anche verso quelli italiani, in Italia). Questo atteggiamento di riservatezza è spesso apprezzato e visto come un segno di professionalità.

Questo non vuol dire che, anche in Germania, non si stia diffondendo una cultura del “team building”, che prevede uscite “sociali” fra colleghi, spesso collegate ad attività divertenti o, più semplicemente, a serate in birreria. E neppure vuol dire che non ci siano, anche negli uffici tedeschi, persone pettegole, ficcanaso, che fanno domande inopportune o che amano farsi i fatti degli altri per il puro gusto del gossip: stiamo sempre parlando in linea generale. Nulla di tutto ciò, però, si traduce nell’idea di diventare “amici” dei propri colleghi. Gli amici e le persone con cui si lavora sono e rimangono categorie separate, che raramente coincidono.

La privacy si estende anche all’ambiente di lavoro fisico. Ad esempio, è comune che i tedeschi apprezzino avere il proprio spazio di lavoro ben definito e rispettato – fatta eccezione per gli spazi di co-working, dove spesso questo non è possibile. Ciò significa che è importante non invadere lo spazio altrui senza permesso, sia che si tratti di una scrivania, di un ufficio o di un’area comune. Rispettare la privacy altrui significa anche essere discreti nell’uso di telefoni cellulari e altri dispositivi elettronici, evitando di disturbare i colleghi con suonerie ad alto volume o conversazioni private in spazi condivisi o monopolizzare troppo a lungo la cucina dell’ufficio, se presente.

Abitudini Alimentari

Le abitudini alimentari rappresentano un altro aspetto culturale che può richiedere un periodo di adattamento per gli italiani che lavorano in Germania. Le pause pranzo tedesche sono generalmente brevi e funzionali, dedicate a consumare un pasto veloce piuttosto che a un reale momento di relax, come spesso avviene nei lavori a tempo pieno in Italia. Questo contrasta con la tradizione italiana del pranzo come momento di pausa e condivisione. Per gli italiani, abituati a un ritmo più lento e a un pasto che è anche occasione per socializzare, può sembrare strano e persino alienante. Nella cultura lavorativa tedesca, tuttavia, sarebbe inconcepibile l’idea, ancora molto diffusa in diverse parti d’Italia, di tornare addirittura a casa per pranzo o anche di consumare un pasto completo nella pausa dal lavoro.

Anche questo è un riflesso della netta divisione che si crea fra lavoro e privato: la convivialità è riservata ad altri ambiti, mentre il cibo che si consuma al lavoro è “carburante” per continuare la giornata.

Anche in questo caso esistono le eccezioni: in città come Berlino, troverete spesso cucine aziendali attrezzatissime, specialmente negli spazi di co-working o negli edifici che ospitano più uffici diversi. In questi casi, solitamente su influenza di imprese straniere, l’intento è quello di sfruttare lo spazio comune come occasione per conoscersi, soprattutto professionalmente, e socializzare.

Attenzione, però: anche in questo caso, “socializzare” non vuol dire “diventare amici” o “confidarsi”, ma piuttosto “fare networking” e ampliare la propria rete di contatti professionali.

Valore dei titoli

In Germania, i titoli di studio e le qualifiche professionali sono tenuti in grande considerazione. Non è raro che nei contesti lavorativi tedeschi le persone vengano chiamate con il proprio titolo accademico sempre o quasi sempre, e questo è un segno di rispetto per la loro formazione e competenza. Per gli italiani, che acquisiscono la qualifica di “dottore” con la laurea, ma che sul lavoro si danno più spesso del tu, questa insistenza sui titoli può sembrare insolita e persino eccessiva. Tuttavia, è importante riconoscere e rispettare questa prassi, poiché riflette l’importanza che la cultura tedesca attribuisce all’istruzione e alla preparazione professionale.

Insomma, i tedeschi ci tengono moltissimo al titolo che hanno studiato per ottenere. Se la vostra collega è una “Frau Professor”, chiamarla semplicemente “Frau”, “Signora”, è una mancanza di rispetto (non ci addentreremo qui nel dibattito sulle preferenze circa l’utilizzo del femminile o meno nei titoli: vi basti sapere che alcune donne preferiscono essere chiamate “Frau Professorin” invece che “Frau Professor” o “Frau Doktor” e, qualora così fosse, senza dubbio ve lo faranno sapere). Un’altra piccola differenza rispetto all’italiano, che sicuramente vi sarà capitato di notare se avete appreso le basi della lingua tedesca, consiste nel fatto che l’appellativo non è costituito solo dal titolo, ma anche dal genere. Per esempio, nelle comunicazioni scritte, non si indirizzerà la comunicazione solo al “Dott. Tale”, ma sempre al “Herrn Professor Dr. etc”. E, se una persona ha acquisito più titoli professionali, questi vanno sempre utilizzati tutti quando si comunica per iscritto (ci si può limitare a quelli fondamentali quando si parla).

Che cosa vuol dire “integrarsi”?

Trasferirsi e adattarsi a un nuovo contesto lavorativo può essere un’esperienza impegnativa, ma è anche un’opportunità unica per crescere e svilupparsi sia professionalmente che personalmente. La chiave per un’integrazione di successo con i colleghi tedeschi è l’adattabilità: imparare a comprendere e rispettare le differenze culturali, adottare un approccio flessibile e aperto nei confronti delle nuove pratiche lavorative e comunicative, e mostrare rispetto per le tradizioni e i valori del paese ospitante. Allo stesso modo, farsi conoscere negli ambienti di lavoro che favoriscono l’interazione, presentare le proprie particolarità culturali e fornire occasioni di dialogo e confronto aiuta a costruire un ambiente più aperto e sensibile alle differenze. Integrarsi, lo ripetiamo, non vuol dire “far finta di essere ciò che non si è”. Non stiamo puntando al personaggio di “Pane e Cioccolata” di Nino Manfredi, che si tinge i capelli di biondo e finge di non capire l’Italiano. Piuttosto, stiamo cercando di dare il nostro contributo per creare, intorno a noi, una cultura del rispetto e della curiosità per le differenze, da vivere sempre come occasioni di arricchimento.

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