La prevista riforma degli studi medici non comporterà l’aumento delle quote dell’assicurazione sanitaria: lo ha assicurato il ministro federale della sanità, Karl Lauterbach (SPD), in un’intervista al programma radiofonico Morgenecho, di WDR 5
Il ministro federale della sanità: “Le quote dell’assicurazione sanitaria non aumenteranno”
Il politico socialdemocratico ha infatti ribadito che i costi della riforma non sono così elevati da far aumentare le aliquote contributive delle Krankenkasse. Ha inoltre sottolineato che gli incrementi preannunciati all’inizio dell’anno dalle assicurazioni sanitarie si riferivano ad “aumenti minimi per una medicina migliore”.
Lauterbach ha poi affermato che, con la riforma dello scorso anno, è stato compensato un disavanzo di quasi 17 miliardi di euro e di conseguenza, al momento, il sistema sanitario sarebbe più o meno in pareggio. Per questo, non dovrebbero arrivare ulteriori aumenti significativi dei contributi.
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Gli aspetti principali della riforma
Tra i punti chiave della riforma vi è l’eliminazione dei budget con limiti massimi per i pagamenti dei medici di famiglia coperti dalle assicurazioni e questo dovrebbe garantire che tutti i servizi forniti negli studi medici vengano pagati. Attualmente, infatti, le assicurazioni sanitarie tendono a fornire agli studi medici un budget in grado di coprire solo l’80% dei trattamenti e questo significa che gli eventuali interventi extra non vengono retribuiti. Un altro fine della riforma in atto è la riduzione della burocrazia.
Al momento, la situazione si presenta ancora lievemente migliore per gli specialisti, rispetto ai medici di base, che infatti annunciano ulteriori proteste, ma Lauterbach ha ribadito che in questo momento non è il caso di lanciare dibattiti sulla presunta disparità di trattamento e che i redditi dei titolari degli studi medici, che vanno da 200.000 a 400.000 annui, prima delle tasse e dopo la detrazione dei costi, sono, in ogni caso, “piuttosto buoni”.
Si annunciano dieci leggi per i prossimi mesi
Ha infine precisato che questi cambiamenti non sono una reazione agli scioperi delle ultime settimane, bensì l’attuazione del programma di governo in base a riforme che arrivano con un ritardo di dieci anni. Le riforme appena annunciate sono contenute in una legge che arriverà nelle prossime settimane, ma nella stessa direzione, nei prossimi mesi, verranno presentate altre leggi e nello specifico dieci, “una dopo l’altra”, come precisato dal ministro.
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