La perquisizione dell’abitazione di una berlinese, avvenuta dopo che aveva tentato di “sabotare” alcuni manifesti pubblicitari delle forze armate tedesche, è stata ritenuta non appropriata dalla Corte Costituzionale Federale di Karlsruhe.
La sentenza, datata 5 dicembre, ma resa pubblica solo giovedì, si basa sul fatto che l’atto di “adbusting” della donna non configurasse una situazione di gravità tale da giustificare una perquisizione. L’adbusting consiste nel modificare opere già esistenti, solitamente manifesti pubblicitari o politici, in modo da alterarne radicalmente, o ridicolizzarne, il significato. Nell’ambito di un’azione di questo tipo, la donna avevo “preso di mira” la Bundeswehr.
Leggi anche:
Ergastolo per il killer filo-Isis di Duisburg: “Volevo uccidere più persone possibili e morire da martire”
Appartamento perquisito dopo un “sabotaggio” di manifesti delle forze armate
I fatti risalgono a maggio del 2019, quando la polizia aveva sorpreso la donna mentre, assieme a un complice, tentava di sostituire un manifesto delle forze armate tedesche, esposto presso una fermata dell’autobus, con un altro manifesto simile, ma modificato. Gli agenti avevano interrotto l’azione e il manifesto originale era stato ricollocato all’interno della sua bacheca, ma la storia non era finita lì.
Il successivo giugno, infatti, le forze dell’ordine avevano individuato manifesti alterati dello stesso tipo. A quel punto, dopo aver ricevuto la relativa autorizzazione da parte del tribunale competente, avevano perquisito la casa della donna, che aveva ritenuto la perquisizione ingiusta e aveva quindi fatto ricorso. Il tribunale di prima istanza le aveva però dato torto.
La Corte Costituzionale Federale dà ragione alla donna
La ricorrente, tuttavia, non si era persa d’animo e con notevole tenacia era arrivata a portare il suo caso davanti alla Corte Costituzionale di Karlsruhe, affermando che l’intervento delle forze dell’ordine in casa sua avesse violato il suo diritto fondamentale all’inviolabilità del domicilio. A quanto pare, i giudici di Karlsruhe le hanno dato ragione. La Corte Costituzionale Federale ha infatti definito la perquisizione subita dalla donna come non appropriata perché la gravità dell’intervento è stata “sproporzionata rispetto allo scopo perseguito“.
Il tribunale ha ulteriormente sottolineato, a sostegno di questa decisione, la limitata entità delle violazioni e la bassa probabilità di rinvenire prove pertinenti, insieme al modesto peso di tali prove per il procedimento penale.
P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!