Iva sulla ristorazione: in Germania è scontro fra governo e imprese

iva sulla ristorazione

Durante la pandemia, in Germania, l’iva sulla ristorazione e la gastronomia è stata ridotta dal 19% al 7%, allo scopo di aiutare il settore a sopportare una crisi senza precedenti. Ora il governo ha deciso di revocare questa agevolazione – decisione che ha generato non poche controversie. Gli operatori del settore, infatti, ritengono che un ritorno alla vecchia aliquota, nel contesto di un’economia ancora fortemente sofferente – dal momento che, dopo la pandemia, sono intervenute le crisi legate al contesto geopolitico, all’approvvigionamento energetico e all’inflazione – metterebbe a rischio moltissime attività. Se l’intento del governo si trasformasse in azione, l’aliquota iva tornerebbe al 19% a partire da gennaio.

Manuela Schwesig contro l’aumento dell’iva sulla ristorazione

Anche la politica, prevedibilmente, si è spaccata su questo tema e non solo su base partitica. Fra coloro che si schierano decisamente a favore di un mantenimento dell’aliquota ridotta c’è la Ministra Presidente del Meclemburgo-Pomerania Anteriore Manuela Schwesig (SPD). Nonostante il suo partito, al governo, sia fra i promotori del ritorno all’aliquota regolare, Schwesig ha dichiarato di essere intenzionata a esercitare pressioni sul Bundesrat (l’organo costituzionale legislativo attraverso il quale i Länder tedeschi sono rappresentati all’interno della Repubblica Federale di Germania) affinché si mantenga l’attuale tasso d’imposta agevolato.


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La Ministra Presidente ha dichiarato al Rheinische Post la sua netta contrarietà all’aumento dell’IVA nel settore della ristorazione, sottolineando le difficoltà attraversate dall’industria a causa delle diverse crisi consecutive di questi ultimi anni, che si sono tradotte in un aumento considerevole dei prezzi dei generi alimentari. Un delle tasse, ha affermato, avrebbe ripercussioni non solo sul settore stesso ma anche sulle famiglie che da esso dipendono e su quelle che ne fruiscono, sui bambini, sugli anziani e su istituzioni come asili nido, mense scolastiche, ospedali e case di cura.

L’opposizione: mantenere l’agevolazione per proteggere l’industria turistica

Anche l’opposizione, nello specifico la CDU/CSU, ha espresso preoccupazioni riguardo a questa decisione, evidenziando il rischio per migliaia di imprese di ristorazione, l’impatto sul gettito fiscale e sulla stabilità dell’infrastruttura turistica tedesca. Secondo analisi di settore citate dalla portavoce della politica turistica per il gruppo parlamentare della CDU Anja Karliczek al Rheinische Post, il mantenimento dell’aliquota agevolata potrebbe portare a circa 100.000 nuove assunzioni nel settore della ristorazione, con un conseguente aumento delle entrate statali di tre miliardi di euro.

La decisione del governo di tornare all’aliquota fiscale ordinaria mira a recuperare parte dei fondi mancanti a seguito di una recente sentenza della Corte costituzionale sul bilancio suppletivo. Tale sentenza stabilisce che i 60 miliardi di Euro di autorizzazioni di credito accantonate e non utilizzate per la lotta contro la pandemia non possono essere trasferiti retroattivamente al fondo per il clima e la trasformazione. Questa sentenza ha portato a una violenta frenata nei piani di spesa del governo e in tagli considerevoli al bilancio. In quest’ottica, il ritorno alla precedente aliquota iva sulla gastronomia dovrebbe tradursi in un incremento annuale delle entrate statali stimato intorno a 3,5 miliardi di Euro.

Anche all’interno della coalizione di governo, l’accordo su questa misura sembra tuttavia meno che monolitico. Il Ministro delle Finanze Christian Lindner (FDP) ha infatti attribuito prevalentemente agli altri due partiti la decisione, attirandosi critiche tanto dalla maggioranza quanto dall’opposizione.

Nel frattempo, i ristoratori di tutta la Germania lanciano l’allarme, sostenendo che, se la misura verrà effettivamente implementata a partire dal primo gennaio 2024, nel Paese si registrerà un’ondata di chiusure di attività in questo settore, con conseguente perdita di posti di lavoro.

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