Elektropolis: la centrale elettrica che diventò una discoteca
di Elena e Paolo Brasioli. Disegni di Paolo Brasioli
Questa vera e propria “cattedrale di Elektropolis Berlin”, che oggi visitiamo con il nostro Gassi, è molto interessante e, proprio per questo motivo, spettacolare. Anche perché, pur essendo memoria dello sviluppo tecnologico, si trova proprio nel mezzo del blocco perimetrale della storica Friedrichstadt! La sottostazione “Abspannwerk Buchhändlerhof”, è stata costruita quasi cento anni fa ed è stata realizzata in connessione e relazione all’implementazione del nuovo livello di tensione di ben 30 kV nella fornitura di elettricità di Berlino e per collegare le centrali elettriche con le stazioni di connessione nei vari distretti circostanti. Infatti, essa rappresenta ancora oggi l’importante e sorprendente stato di sviluppo nel concetto di alimentazione elettrica della crescente capitale del Reich tedesco, allora Repubblica di Weimar.
Le origini di Elektropolis
La costruzione risale al 1926, sul mirabile progetto dell’architetto Hans Heinrich Müller (1879-1951), in un luogo straordinariamente importante per la storia della fornitura e distribuzione di elettricità. Infatti questo luogo ospitava già originariamente la seconda centrale elettrica pubblica di Berlino, costruita nel 1885/86 secondo i piani dell’ingegnere bavarese Oskar von Miller (1855-1934) che entrò in funzione nel 1886, un anno dopo l’apertura della “Pionier-Kraftwerk” in Markgrafenstraße.
Nella storia della tecnologia, essa è stata significativa per l’interconnessione di due reti di approvvigionamento alimentate da diverse centrali elettriche (quelle di Markgrafenstraße e di Mauerstraße), che fu effettuata per la prima volta in Germania nel 1887, nella centrale elettrica di Mauerstraße. Da ricordare inoltre che, incredibilmente proprio questa è stata una delle prime sperimentazioni al mondo di tale tecnica.
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Quindi, nel 1926, quando la vecchia centrale a corrente continua era stata chiusa da tempo, furono avviati i piani per una nuova sottostazione in quest’area. Ed ecco che, con varie sistemazioni, si definisce e conforma tutto il complesso impiantistico. Per la nuova costruzione dell’impianto, parti dei vecchi edifici della centrale elettrica sono state demolite, altre parti dell’edificio sono state ricostruite per il funzionamento di un sistema impiantistico e un nuovo edificio, di ben nove piani, è stato costruito per la stazione di commutazione. Il quadro elettrico, immenso, è stato connesso ai vecchi edifici tramite un edificio di collegamento a più piani con un grande arco. Colpisce particolarmente l’edificio progettato nell’angolo tra il nuovo edificio e l’edificio di collegamento, che si presenta come una curiosissima costruzione a forma di quarto di cerchio, che sporge svasato e crescente, a più volumi scalati! Qui, la struttura portante in acciaio è visibile tra le pareti in muratura in mattoni rosso scuro, con tecnica detta “a graticcio”.
I danni della guerra
Durante la seconda guerra mondiale, l’intera struttura fu gravemente danneggiata sia dai bombardamenti incendiari che dalla guerriglia urbana. E poi, data la posizione nella parte orientale di Berlino afferente alla DDR e non lontano dal Checkpoint Charlie, rimase in abbandono e rovina parziale per vent’anni. E, nel 1988, ebbe luogo la chiusura definitiva delle strutture operative superstiti rimaste qui.
da Elektropolis a E-Werk
Ma ecco che, dopo la caduta del Muro nel 1989, parti dei locali furono utilizzate, con quel tipico spirito berlinese di riutilizzo atto a ridare vita e reinventare la città da vivere, da una Techno-Discothek conosciuta col nome di E-Werk. Essa ricordava, anche nel nome, la originale vocazione elettrica del luogo e questo, sicuramente, le ha donato una speciale energia!
Il club, fu molto frequentato nei quattro anni di attività dal 1993 al 1997, durante i quali anche molti DJ internazionali furono spesso invitati ad esibirsi durante i favolosi eventi del club. I venerdì, ad esempio, si tenevano le feste “Dubmission”! Poi, il 24 luglio 1997, il club fu chiuso e, dopo anni, lavori e sistemazioni varie, l’edificio è stato ristrutturato e riaperto nel 2005.
L’area è ora giustamente protetta come patrimonio architettonico culturale e mantiene l’architettura unica che si basava sui piani originali dell’architetto Hans Heinrich Müller. Nel 2014, la sbalorditiva sala di controllo a forma di quadrante, che si trova al suo centro, venne riportata alla sua completezza ed è considerata come il più antico residuo architettonico sopravvissuto dell’industria elettrica tedesca. Dopo l’ampia ristrutturazione, l’edificio è ora utilizzato come sede di vari uffici e si estende su più livelli.
Insomma meine freunde l’Abspannwerk Buchhändlerhof non è solo un importante monumento tecnico ingegneristico ed impiantistico, che si trova in un luogo storico dell’industria elettrica tedesca, ma anche un edificio di interesse architettonico, che, proprio come tante altre testimonianze berlinesi, passando attraverso diversi utilizzi, si è inserito in modo ottimale ed anche espressivo-emozionale negli spazi, spesso ristretti fisicamente, della città. E tutto questo è la summa che caratterizza e rappresenta lo sviluppo generale urbano e sociale di Berlino! Davvero Fantastisch!
L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura
Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.
Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.
Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.
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