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Bambina di due mesi morta in seguito a maltrattamenti: 26enne condannata a otto anni

Una donna di 26 anni è stata condannata a otto anni di detenzione per aver causato la morte della sua bambina di poco più di due mesi (dieci settimane, per la precisione). La donna non avrebbe mostrato emozioni durante la lettura della sentenza, che non è ancora passata in giudicato.

Berlino, muore a due mesi in seguito a maltrattamenti: condannata la madre

La donna era arrivata in Germania dalla Nigeria nel 2014, all’età di 17 anni. Tra il 2017 e il 2018 aveva dato alla luce due figli e nel 2022 era nata la sfortunata bambina deceduta in seguito ai fatti discussi in giudizio. Sia la madre che i tre bambini vivevano in una casa di accoglienza per donne.

Il 12 aprile 2022, la piccola era stata trovata priva di sensi nel suo letto e lo stesso giorno era deceduta. Si era pensato a una morte improvvisa, a una di quelle “morti in culla” che sono l’incubo di molti genitori, ma la successiva autopsia aveva rivelato una verità ben più tragica: la bambina risultava infatti morta a causa di un violento trauma cranico. Contro la madre era stato subito spiccato un mandato di arresto, ma la donna aveva preso il volo per la Nigeria, lasciando in Germania gli altri due figli, per poi rientrare nel 2023. Da lì, l’arresto e il successivo processo, iniziato a Berlino il 21 settembre 2023 .


polizia berlino accoltellato

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In aula, la donna ha sostenuto di aver scosso la bambina una sola volta e di “non averla colpita da nessuna parte” e ha poi ribadito che amava sua figlia. La difesa riteneva che il reato in questione fosse di lesioni fisiche con conseguente morte e per questo aveva chiesto una pena non superiore ai quattro anni.

La sentenza è andata però in un’altra direzione, condannando la donna a otto anni e addirittura aggiungendo due anni alla richiesta del pubblico ministero, che ne aveva chiesti sei. Una circostanza, questa, che non capita frequentemente. Il giudice Matthias Schertz ha motivato la sentenza dichiarando che la bambina era stata “massicciamente maltrattata anche in seguito, per un periodo di tempo più lungo”.

Durissima la sentenza, che aggiunge due anni alla richiesta del pubblico ministero

In base a quanto ricostruito dal giudice, la bambina, che urlava, era stata scossa dall’imputata fino a battere, con la testa, contro un oggetto duro. “Quando il cranio si rompe, lo si sente. Lei (l’imputata, ndr) non va dal medico, lascia che la bambina deperisca per settimane e sta a guardare. La bambina continua a essere maltrattata” ha continuato il giudice, facendo riferimento al fatto che la piccola mostrasse anche una bruciatura su un dito del piede e alcune ferite alle mani. Poi, la morte, avvenuta a causa delle conseguenze del colpo alla testa.

Secondo la sentenza, non si parlerebbe quindi solo di uno scossone dato in un momento di cedimento, ma di una serie di maltrattamenti continuati anche dopo la frattura del cranio, abbinati a una condotta omissiva, che non avrebbe preso in considerazione il colpo subito dalla piccola e il successivo deterioramento delle sue condizioni di salute.

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