Il Museo del Crimine Medievale: 1000 anni di gogna e torture in mostra in Baviera

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Reperti e pannello illustrativo al Museo del Crimine Medievale di Rothenburg ob der Tauber. Foto: Holger Uwe Schmitt, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

Nel cuore di Rothenburg ob der Tauber, un incantevole borgo tedesco nella parte settentrionale della Baviera, si trova un museo particolare, che indaga uno degli aspetti più inquietanti della società medievale. Il Museo del Crimine Medievale, situato nell’ex Commenda di San Giovanni, permette ai visitatori di immergersi negli apparati della giustizia, così come è stata amministrata per secoli in questa parte d’Europa. Inutile dire che, agli occhi dell’osservatore moderno, le implicazioni materiali dell’apparato legale medievale possono risultare a dir poco inquietanti.

Alcune “Maschere della Vergogna”.
Foto: User:Mattes, Public domain, via Wikimedia Commons

In questo museo si trovano infatti dispositivi di tortura e apparati creati per somministrare punizioni che si concentravano soprattutto sul concetto di vergogna e lo facevano con soluzioni piuttosto creative. I dispositivi in mostra erano usati per correggere e punire i trasgressori, ma anche per scoraggiare i comportamenti illegali o criminali nel resto della popolazione.

Le Maschere della Vergogna

Fra i dispositivi più inquietanti e fotografati del museo ci sono senza dubbio le “maschere della vergogna” (Schandmasken) indossate da coloro che si erano resi colpevoli di pettegolezzi, che avevano raccontato barzellette lascive o che erano accusati di essersi intromessi negli affari altrui. Queste maschere erano realizzate in ferro e presentavano caratteristiche esagerate che rappresentavano il tipo specifico di cattiva condotta sociale. La “maschera del pettegolezzo”, ad esempio, aveva orecchie e occhi allungati per indicare l’ascolto e la curiosità, oltre a una lingua ancora più lunga per sottolineare la tendenza a diffondere informazioni in modo indiscreto. A guardarle oggi, viene da pensare che chi le indossava potesse somigliare a un personaggio partorito dall’immaginazione di Hieronymus Bosch.


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Se queste punizioni possono essere considerate forme creative della classica “gogna”, altre erano assimilabili a vere e proprie torture. Per i fornai accusati di truffare sulla preparazione del pane (per esempio preparando pagnotte di pane più piccole o leggere di quanto dichiarato) era prevista una punizione molto più severa. I colpevoli venivano rinchiusi in gabbie di ferro collegate a un apparato simile a una gru e poi immersi ripetutamente in acqua. Se la cavavano con molto meno i musicisti incapaci, che venivano umiliati pubblicamente con un “flauto della vergogna” appeso al collo.

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La gabbia di ferro che veniva utilizzata per immergere ripetutamente i condannati in acqua.
© José Luiz Bernardes Ribeiro

La caccia alle streghe

Una sezione speciale del museo è dedicata alle punizioni riservate alle donne e alla caccia alle streghe, particolarmente in auge in Baviera nel XVII secolo. È in questa parte dell’esposizione che si trovano i veri strumenti di tortura, che non di rado avevano una connotazione sessuale e che servivano soprattutto a estorcere confessioni. Oggi, naturalmente, sappiamo che tali confessioni erano per lo più false e pronunciate con l’unico scopo di far terminare la tortura.

Secoli di storia del crimine e dei castighi

I più interessati alle ricostruzioni storiche, troveranno qui anche documenti e reperti commerciali che aiutano a farsi un’idea degli aspetti “procedurali” del sistema legale dell’epoca o, meglio, di diverse epoche. Con oltre 50.000 reperti in esposizione, questo museo offre infatti una carrellata piuttosto completa di oltre 1.000 anni di storia giuridica tedesca ed europea.

La collezione oggi disponibile si è sviluppata a partire da una raccolta privata, curata dall’editore e archivista tedesco Karl Albrecht alla fine del XIX secolo. Il Museo del Crimine Medievale è ospitato nella sua sede attuale dal 1977.

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