La nuova frontiera dell’odio online: attacchi a meteorologi televisivi
Quando pensiamo alle diverse categorie di personaggi pubblici che possono essere oggetto di attacchi, minacce e diffamazione per via del loro lavoro, è naturale che ci vengano in mente opinionisti, giornalisti, reporter politici o specializzati nella copertura di notizie dalle zone di guerra, perfino scienziati, medici, biologi. Una categoria che probabilmente non è in cima alla nostra lista di possibili target di odio online sono i meteorologi. Dopo tutto, fra le diverse figure che si alternano in un palinsesto televisivo, quella del meteorologo è tradizionalmente una delle più “innocue”: non ha colorazione politica, non rimane sullo schermo molto a lungo e per lo più la si ascolta solo per sapere se nel fine settimana si potrà fare un pic-nic o meno. Almeno, questa è l’idea che in Italia ci siamo fatti dopo anni di notiziari meteo dalle figure rassicuranti e universalmente amate.
I negazionisti del clima odiano i meteorologi
In questo periodo, però, le cose per i meteorologi stanno cambiando. Il fenomeno si registra senza dubbio in Germania, ma è in realtà internazionale. Questa categoria è diventata il bersaglio dell’odio online di un particolare gruppo di utenti: i negazionisti del cambiamento climatico.
E d’altra parte gli esperti del meteo possono farci poco: il loro lavoro è dire la verità e raccontare i fenomeni sempre più estremi che si verificano in tutto il pianeta, preannunciare il loro arrivo e, inevitabilmente, collegarli alle cause che, secondo quanto gli scienziati che se ne occupano hanno potuto determinare, li hanno causati.
Nell’estate del 2023, l’Europa ha sperimentato una serie di eventi climatici estremi dei quali, inevitabilmente, moltissimi media hanno parlato a lungo. Incendi boschivi in Italia, precipitazioni costanti sulle Alpi, inondazioni in Grecia e il luglio più caldo mai registrato hanno portato la crisi climatica al centro del dibattito pubblico, non solo nei discorsi dei meteorologi. Questa crisi non può più essere ignorata, e i presentatori dei programmi meteo si sono trovati più o meno improvvisamente a occupare una ribalta alla quale forse non erano abituati, ad avere un ruolo cruciale nel connettere il clima e la società, spiegando come il cambiamento climatico su larga scala influisca sui sistemi e sui fenomeni meteorologici che possono avere effetti anche drammatici sulle nostre vite. E proprio questo ruolo li ha resi oggetto dell’odio di chi rifiuta in blocco l’idea del cambiamento climatico.
Razzismo e offese personali
Di questo fenomeno si è occupato il Tagesschau, chiedendo il parere di alcuni volti noti della meteorologia tedesca. Özden Terli, moderatore dei programmi meteorologici della ZDF, ritiene che informare il pubblico sul cambiamento climatico sia un preciso dovere. Tuttavia, ciò ha attirato l’ostilità dei negazionisti del clima che, sui social network, lo accusano di essere “un burattino degli isterici del clima” e “un chiacchierone di sistema” indegno di considerazione. Questi attacchi non si concentrano solo sulle nozioni scientifiche, ma, come spesso accade per i commenti d’odio in rete, possono diventare anche molto personali.
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Questo atteggiamento è parte di un modus operandi ben noto e molto amato dai negazionisti della scienza, che raramente resistono alla fallacia argomentativa del cosiddetto “argumentum ad hominem“, che consiste nel cercare di distrarre l’attenzione dall’argomento vero e proprio, attaccando invece le caratteristiche personali dell’interlocutore. Questa tecnica, particolarmente utilizzata quando le argomentazioni dell’utente sono deboli, sfocia non di rado nel razzismo, nell’omofobia, nella misoginia o nel body-shaming e in tutte le altre forme di discriminazione, a seconda dei casi. Philipp Schmid, psicologo dell’Institute for Planetary Health Behaviour dell’Università di Erfurt, ricorda che questa strategia è stata utilizzata anche durante la pandemia di Covid-19 per attaccare le posizioni scientifiche.
In materia di meteorologia, i volti televisivi sono ovviamente i più esposti agli attacchi, che vanno dagli insulti gratuiti alle accuse di mentire per denaro e possono sfociare in vere e proprie minacce.
Alban Burster, presentatore dei programmi meteo su ProSieben e Sat.1, vive quotidianamente queste accuse. La sua imparzialità viene messa in discussione, e la sua presentazione della crisi climatica è considerata da alcuni utenti molto “rumorosi” come propaganda a pagamento. Sui social network, i toni sono diventati sempre più aspri, tanto che Burster ha ammesso di essere diventato più cauto nelle sue dichiarazioni, per evitare polemiche.
Il razzismo, come già detto, è un altro aspetto preoccupante di questi attacchi, oltre che una triste degenerazione in qualsiasi dibattito che venga percepito come politicizzato. Molti negazionisti del clima vedono la questione del cambiamento climatico non come un problema scientifico, ma come una rappresentazione dell’ideologia politica dei verdi. Questo fa ritenere loro che il fatto stesso di menzionare le cause di certi fenomeni climatici estremi corrisponda a un attacco diretto contro le loro convinzioni politiche.
Responsabilità politiche
I meteorologi, dal canto loro, sostengono che la politica e i media siano in parte responsabili di questo clima di odio. In particolare, affermano, i partiti populisti di destra hanno attaccato posizioni scientificamente consolidate, cercando di far dubitare della validità dei dati scientifici e diffondendo l’idea che le opinioni sui fenomeni scientifici siano tutte equivalenti fra loro e che quindi debbano essere discusse come qualsiasi altra opinione politica. Ciò significa che, se non si può più credere a nulla, nemmeno ai dati scientifici, allora si può propinare al pubblico qualsiasi posizione e pretendere che a questa venga riconosciuta pari dignità rispetto a uno studio scientifico. L’inevitabile sbilanciamento fra il peso di un’argomentazione scientificamente motivata e quello di una che non ha altro fondamento che la partigianeria politica, solitamente, porta a spostare i termini del dibattito dalla discussione agli insulti e all’odio.
Questi attacchi hanno spinto alcuni presentatori meteo a prendere misure drastiche. Özden Terli ha limitato la funzione di commento del suo account sui social media e sta persino considerando di ritirarsi completamente dalla rete se gli attacchi persistono. Il suo collega Karsten Schwanke vede questa situazione come una “battaglia per la verità” e crede che sia essenziale che scienziati, meteorologi e giornalisti difendano con fermezza i fatti scientifici. Se la scienza non viene più presa sul serio e viene messa da parte, sostiene, la società affronterà una crisi che va oltre la negazione dei fatti: una crisi di fiducia nella verità stessa.