La moschea di Wilmersdorf a Berlino: la più antica della Germania
Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)
Il primato di moschea più vecchia e ancora attiva di tutta la Germania? È qui, a Berlino, distretto di Wilmersdorf. Più vecchia di questa piccola perla d’architettura, pensata e progettata dall’architetto berlinese Karl August Hermann ispiratosi al modello del Taj Mahal e per conto della società Ahmadiyya Andschuman Isha’at-i-Islam Lahore (AAIIL), c’era solo una moschea di legno costruita a Wünsdorf per i prigionieri di guerra di fede musulmana; costruita nel 1915, venne abbattuta già nel 1920 a causa della sua instabilità.
La moschea di Wilmersdorf: da sempre votata al dialogo interreligioso
I promotori della moschea di Wilmersdorf, per lungo tempo nota come “Berliner Moschee” si ripromettevano di animare nella capitale un dialogo interreligioso che mettesse in risalto i valori in comune delle tre religioni monoteistiche, ma che mantenesse aperta la collaborazione con ogni altro credo, filosofia, stile di vita.
Costruita fra il 1924 e il 1927, inaugurata il 23 marzo 1928, attirò subito l’attenzione di studiosi, artisti, letterati. Secondo le stime del Imam dell’epoca, il numero dei “Freunde des Islams” (gli “Amici dell’Islam”) salirà in breve a 1500. In un articolo del 23 marzo 1929, firmato da Johannes C. Bockenheimer, riproposto dal Tagesspiegel il 1 ottobre 2017 si legge: “Molti berlinesi hanno già accettato l’invito della comunità e hanno partecipato a eventi nella chiesa musulmana – tra loro Albert Einstein, Martin Buber, Martin Niemöller, Thomas Mann e Hermann Hesse. La comunità musulmana chiede di evitare conversazioni politiche di ogni tipo”.
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In questo caso infatti, non si tratta di una moschea costruita sull’onda di una migrazione di mano d’opera da paesi musulmani, ma di una comunità di élite, in un periodo e in un contesto in cui l’odio ancora non era arrivato. Le componenti principali di questi “amici dell’Islam” saranno aristocratici indiani immigrati, alti ufficiali prussiani e una lunga lista di intellettuali ebrei prussiani in parte già convertiti al cristianesimo.
Gli anni ’20 e ’30: la moschea sotto il regime e durante la guerra
A capo del direttivo della moschea dal 1923 al 1938 sarà Hugo Marcus, scrittore e intellettuale, attivo nel movimento omosessuale, membro della comunità ebraica, direttore del giornale Moslemische Revue, redattore con Hazrat Maulana Sadr- ud-Din della traduzione del Corano in lingua tedesca.
Arrestato il 9 novembre 1938 durante “la notte dei cristalli” e internato nel campo di concentramento di Sachsenhausen, verrà rilasciato grazie all’intervento di Georg von Sachsen, ultimo erede al trono della casa di Sassonia e alto ufficiale dell’esercito che pagherà un riscatto raccolto dai frequentatori della moschea.
Già nel 1937 l’Imam, Dr Sheikh Muhammad Abdullah, di cittadinanza britannica, aveva dovuto lasciare Berlino e la guida della comunità passò nelle mani di una donna, Frau Amina Mosler, già fondatrice della Lega delle donne; personalità energica, tenne testa alle continue perquisizioni e provocazioni della Gestapo. Il Muftì della Palestina, Amin al-Hussaini, viene in visita a Berlino ospite delle SS, nella moschea presenzierà un rito religioso durante il quale i suoi documenti di viaggio verranno trafugati e usati dal medico egiziano Mohamed Helmy in combutta con il segretario del Istituto Islamico Centrale, Kamal el-Din Galal, per permettere a una famiglia ebraica di lasciare il Paese.
Intanto la guerra è arrivata a Berlino. I difensori della città piazzano due mitragliatrici sui minareti che verranno abbattuti dai colpi dell’artiglieria sovietica danneggiando anche la cupola. A guerra finita si ripara alla meglio l’edificio, i frequentatori si sono fatti rari, l’odio ha lasciato le sue tracce. Sarà grazie all’opera instancabile di Saeed Ahmad Choudhary, un simpatico ingegnere areonautico in pensione incaricato dal 1987 al 2004 di prendersi cura della moschea, che verranno ripristinati i contatti con la comunità berlinese.
Insegnanti, studenti, turisti, poliziotti, infermiere, dame della Carità e membri di altri gruppi religiosi sono regolarmente ospiti dell’Imam. Mister Choudhary, come viene amabilmente chiamato da tutti, si preoccupa di raccogliere fondi per il restauro della moschea; vengono ricostruiti i due minareti.
Oggi un punto di riferimento per i rifugiati
Oggi la moschea rivive gli antichi splendori grazie al gran numero di rifugiati che il venerdì si ritrovano qui per la preghiera del mezzogiorno: uomini e donne, sunniti, sciiti e sufi di ogni Paese per i quali i 400 posti disponibili non sono più sufficienti; il sermone si tiene in tre lingue: tedesco, inglese, arabo.
Anche qui il 3 ottobre è giornata delle porte aperte, è quindi possibile visitare la moschea durante tutto l’arco della giornata.
Come arrivare alla Moschea di Wilmersdorf: U3, U7 Fehrbelliner Platz e poi cinque minuti a piedi;
In auto digitare sul navigatore: Brienner Str. 7, 10713 Berlin. Buona visita
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