I coboldi: dal folklore tedesco al pantheon di “American Gods”

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Coboldo, dettaglio, Henry Fuseli, Public domain, via Wikimedia Commons

Dal cuore della mitologia tedesca emergono delle creature notturne e laboriose, note come i coboldi. Questi piccoli esseri, paragonabili forse in senso lato ai folletti, ma dotati di una loro specificica fisionomia, sono molto presenti nel folklore tedesco. Il loro riferimento letterario più noto sono probabilmente le storie dei Fratelli Grimm, ma queste creature hanno trovato un posto anche nell’immaginario contemporaneo.

Coboldi nel folklore tedesco: guardiani delle miniere

Nel folklore tedesco, i coboldi (dal tedesco kobalt) sono spesso associati alle miniere, dove agiscono come guardiani o spiriti della terra. Solitamente descritti come creature simili a gnomi o nani, o con sembianze umanoidi di dimensioni ridotte, sono noti per la loro intelligenza e astuzia.

Una delle loro caratteristiche più peculiari è la loro personalità ambivalente. Da un lato, possono essere amichevoli e persino scherzosi, aiutando i minatori nelle loro attività quotidiane e in generale beneficiando gli umani di favori o regali. Dall’altro, se si sentono trascurati o disturbati, possono diventare capricciosi e incredibilmente dispettosi, creando problemi e confusione nelle miniere, se non vere e proprie tragedie, come frane o disastri. La loro natura difficilmente inquadrabile, quindi, li rende figure affascinanti e sicuramente imprevedibili.

Coboldo, dettaglio, Henry Fuseli, Public domain, via Wikimedia Commons

Heinzelmännchen: gli aiutanti domestici nascosti

Da Colonia arrivano alcuni particolari coboldi chiamati Heinzelmännchen. Nei racconti popolari tedeschi, queste piccole creature si aggirano di notte svolgendo vari lavori domestici al posto delle famiglie che decidono di beneficiare e che al mattino scoprono, con grande sorpresa, cosa è successo mentre dormivano.

Nelle fiabe dei Fratelli Grimm (come ad esempio nella storia di “Gli gnomi e il calzolaio“), gli Heinzelmännchen sono descritti come esseri laboriosi, ma estremamente timidi. Temono la luce e soprattutto di essere scoperti, al punto tale che, una volta sorpresi, abbandonano all’istante la casa che avevano servito.

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“Re Heinzelmann con Anna in cucina”, 1875, various, Public domain, via Wikimedia Commons

Coboldi: dal folklore tedesco all’icona pop

Queste affascinanti creature del folklore tedesco non sono rimaste confinate nei secoli che hanno originato le leggende a loro “dedicate”. Al contrario, hanno fatto un notevole balzo in avanti nella cultura contemporanea, venendo reinterpretati in molti modi dalla cultura di massa.coboldi

Un coboldo bambino aiuta una donna in cucina. Gustave Doré, Public domain, via Wikimedia Commons

Nel mondo dei giochi di ruolo, come Dungeons & Dragons, i coboldi sono diventati personaggi comuni. Qui, vengono spesso raffigurati come piccoli esseri agili e astuti, capaci di magie misteriose. La loro presenza aggiunge un tocco di imprevedibilità e avventura alle storie dei giocatori.

Lo stesso accade per quanto riguarda i videogiochi, dove i coboldi sono creature antropomorfe simili a cani, ratti o lucertole, spesso armate di mazze o spade. Sono presenti in vari giochi come Dark Age of Camelot, World of Warcraft, Xenosaga, Lufia, e altri. In giochi come Vindictus, vivono in ambienti freddi e usano armi primitive come fionde e asce. Nella serie di giochi Fable sono noti come Hobbes, abitano miniere e servono le ninfe, che richiedono loro sacrifici di bambini per creare altre creature come loro.

Tiefenschaerfe, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Nella letteratura fantasy moderna, i coboldi sono diventati protagonisti o personaggi di supporto in romanzi avvincenti. Nel famosissimo “American Gods“, ad esempio, Neil Gaiman presenta queste creature come il risultato di una presunta pratica tribale germanica, secondo la quale alcuni neonati sarebbero tenuti nascosti in un nascondiglio sotterraneo per cinque anni e quindi trafitti con due lame, una di bronzo e una d’acciaio. Dai resti dei corpi bruciati di questi bambini verrebbero ricavati dei feticci: i coboldi, appunto. Queste creature, nate da un terribile sacrificio, sarebbero piene di rancore per la loro origine violenta e crudele.

Un baby coboldo. Gustave Doré, Public domain, via Wikimedia Commons

Anche il chitarrista, cantante e conduttore televisivo Richard Benson, noto per il suo personaggio decisamente sopra le righe e per i suoi spettacoli provocatori, tra trash volontario e involontario, ha menzionato spesso i coboldi nelle puntate del suo programma televisivo e nell’incipit del singolo “I Nani“, tratto dall’album “L’inferno dei vivi“.


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Insomma dagli albori del mito alla narrativa contemporanea, i coboldi rappresentano un esempio straordinario di come le figure del folklore possano resistere alla prova del tempo e influenzare, in modo più che duraturo, anche la cultura moderna.

La loro ambivalenza, contrapposta al dualismo buono/cattivo di molte fiabe, nonché la loro capacità di adattarsi sempre a nuovi contesti, li rendono personaggi affascinanti e intramontabili, pronti a sorprenderci ancora e ancora.

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