La Germania è uno dei pochi Paesi ad aver legalizzato e regolamentato la prostituzione. Questa scelta, risalente al 2002 e pensata per garantire maggiore sicurezza e tutela alle sex worker, è oggetto ancora oggi di dibattito. In particolare c’è chi ritiene che proprio questo obiettivo non sia stato raggiunto e che le donne coinvolte in questo settore continuino a vivere in condizioni di estrema vulnerabilità. La soluzione? Per alcuni, potrebbe essere addirittura vietare l’acquisto di sesso e quindi tornare a vent’anni fa, per poi fare una scelta diversa.
Dorothee Bär definisce “drammatica” la situazione delle sex worker in Germania
Tra coloro che ritengono la legalizzazione della prostituzione una scelta infausta, c’è la vicepresidente del gruppo parlamentare dell’Unione (CDU/CSU), Dorothee Bär, che ha recentemente definito “drammatica” la situazione delle operatrici di questo settore e invocato una drastica inversione di tendenza. “Abbiamo urgentemente bisogno di un cambiamento di paradigma: un divieto di acquisto di sesso in Germania” ha dichiarato alla Bild l’esponente cristiano-democratica tedesca.
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Al momento, secondo le stime di Bär, nel Paese opererebbero circa 250.000 prostitute, la maggior parte delle quali arriverebbe dall’estero (due terzi solo dall’Europa orientale). Solo una piccola frazione del totale, pari al 10%, sarebbe inoltre regolarmente registrata presso le autorità. “La Germania è diventata il bordello d’Europa ed è molto attraente come meta del turismo sessuale anche a livello mondiale” ha sottolineato la politica, parlando senza mezzi termini di “traffico di esseri umani nel bel mezzo dell’Europa” e cioè di qualcosa di “equiparabile alla schiavitù”.
La proposta: vietare la prostituzione colpendo il cliente, come in Svezia
Bär aggiunge inoltre che queste lavoratrici del sesso vengono “maltrattate nel modo peggiore, dai loro clienti e protettori” e ribadisce come non ci possa essere una vera uguaglianza “finché accettiamo che centinaia di migliaia di donne siano trattate come schiave”. Secondo la vicecapogruppo dell’Unione in parlamento, la soluzione non può essere che drastica.
Il modello proposto da Bär è infatti quello “nordico”, già adottato in Paesi come la Svezia, dove sono puniti gli acquirenti delle prestazioni sessuali, anziché le prostitute stesse. Questo sistema, secondo le stime della cristiano-democratica, farebbe calare drasticamente il numero delle sex worker. Obiettivo che ritiene auspicabile in assoluto, remando in direzione fortemente contraria a quella percorsa negli ultimi due decenni.
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