Si aggrava la crisi della sinistra tedesca: si dimette anche l’altro capogruppo Bartsch

Dietmar Bartsch crisi della
Dietmar Bartsch - Die Linke Foto: DBT/Inga Haar

La crisi della Linke continua inesorabile. Dopo il ritiro di Amira Mohamed Ali, anche l’altro capogruppo in parlamento Dietmar Bartsch ha annunciato la sua intenzione di abbandonare l’incarico. In una lettera indirizzata al gruppo parlamentare, infatti, il politico 65enne ha comunicato che non si candiderà nuovamente per la posizione di capogruppo alle elezioni del 4 settembre. Bartsch è stato capogruppo prima insieme a Wagenknecht, nel 2015, e successivamente con Mohamed Ali.

La crisi della sinistra tedesca continua: dopo Amira Mohamed Ali, si dimette Dietmar Bartsch

Ai primi di agosto, Amira Mohamed Ali aveva dichiarato che non si sarebbe ripresenterà come candidata per la posizione di capogruppo, adducendo “motivi politici”. Lo sfondo è quello della spaccatura tra Sahra Wagenknecht, a cui Mohamed Ali esprime solidarietà, e i leader della Linke, Janine Wissler e Martin Schirdewan.

Questa frattura non era e non è una questione personale, ma riflette due modi diversi di concepire il partito e il contrasto tra una fazione incline a una politica sempre più impegnata sul fronte della protezione del clima e un’altra, quella di Wagenknecht, che invece intende ridimensionare questo impegno, ritenuto troppo oneroso, contenere l’immigrazione e continuare a importare energia a basso costo dalla Russia.


Amira Mohamed Ali Sinistra tedesca

Leggi anche:
Crisi della sinistra tedesca: la capogruppo di Die Linke al Bundestag si ritira

In questo scenario, Sahra Wagenknecht starebbe valutando l’opzione di creare un proprio partito e potrebbe prendere una decisione in merito entro la fine dell’anno. Se questa ipotesi si avverasse, la scissione avrebbe un impatto pesante anche sul gruppo parlamentare, visto che molti, tra i 39 deputati della Linke, potrebbero seguirla.

Il ritiro di Bartsch, però, sembra seguire logiche diverse

L’annuncio del ritiro di Bartsch, tuttavia, sembra seguire un percorso differente. In passato, il politico ha infatti ripetutamente messo in guardia contro il pericolo di una scissione e criticato i tentativi di Wagenknecht di creare un nuovo partito, arrivando ad appoggiare i leader della Linke quando, a giugno, l’esecutivo le aveva chiesto di rimettere il suo mandato.

Janine Wissler. Foto: EPA-EFE/CLEMENS BILAN

Circa la sua decisione, Bartsch ha chiarito che risale a prima delle ultime elezioni del Bundestag e non avrebbe fatto riferimenti all’attuale crisi interna. Ha sottolineato che la sua famiglia e i suoi stretti collaboratori politici erano al corrente di questa scelta e lanciato un appello al suo partito, affermando che molti stanno speculando sulla fine della Linke, ma di essere convinto che queste supposizioni saranno smentite, se verranno mantenuti i valori per cui il partito si batte.

Intanto, i leader, Janine Wissler e Martin Schirdewan, hanno espresso rammarico per la decisione di Bartsch, ma allo stesso tempo lo hanno ringraziato ufficialmente, hanno dichiarato di rispettare le ragioni della sua scelta e hanno assicurato che lo considerano un alleato prezioso, nella lotta per una Linke forte e unita. Lo hanno inoltre definito una “voce autorevole per la Germania Est, per la giustizia sociale e contro la povertà infantile”. Su quest’ultimo tema, tra l’altro, Bartsch ha fatto recenti e infiammate dichiarazioni, commentando i dati sulla povertà infantile in Germania, raccolti dall’Ufficio federale di statistica.

P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!