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Attivista transgender di UG rischia la detenzione: “Non voglio finire in una prigione maschile”

Il caso dell’attivista transgender di Ultima Generazione P.F., che rischia una pena detentiva per aver partecipato al blocco dell’aeroporto di Berlino, ha sollevato un dibattito pubblico sulle persone transgender in carcere, mostrando l’esistenza di un problema complesso.

Attivista del clima transgender rischia la detenzione: dove andrà?

La stessa attivista ha dichiarato in rete di aver paura di finire in un carcere maschile, soprattutto in un clima di crescente ostilità nei confronti delle persone transgender e che P.F. attribuisce alla mancanza di leggi chiare sull’autodeterminazione. Ma qual è la normativa vigente in Germania, al momento?

A Berlino, la decisione su dove collocare le persone trans in carcere non si basa esclusivamente sul sesso registrato alla nascita, ma sono importanti anche la sicurezza e l’ordine dell’istituto penitenziario, nonché della persona detenuta. In altre parole, la relativa decisione è discrezionale.

A livello federale, non c’è una normativa univoca che aiuti chi si trova a decidere sul caso specifico o a gestire questioni successive, che vanno dalle attività comunitarie alle visite mediche. Si decide per una soluzione o per l’altra, in base alla situazione, e a volte si valuta la possibilità di separare i detenuti transgender, collocandoli in sezioni apposite. Questa scelta è tuttavia difficile da attuare, a causa di limitazioni logistiche, finanziarie e di personale, ma anche in ragione di perplessità giuridiche, legate a riflessioni più ampie sui diritti in gioco. Cosa fare, allora?


legge sull'autodeterminazione

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La nuova legge sull’autodeterminazione potrebbe essere una soluzione… o forse no

Finora, la maggior parte dei Länder tedeschi è andata avanti alla cieca, invocando più chiarezza e maggiore vicinanza da parte del governo federale. La nuova legge sull’autodeterminazione del ministro della giustizia Marco Buschmann (FDP) potrebbe offrire una soluzione al problema, rendendo più facile cambiare il proprio genere all’anagrafe e semplificando la situazione anche in rapporto alle carceri. Questo in teoria.

In pratica, lo stesso Buschamnn, a gennaio di quest’anno, aveva prospettato la possibilità di escludere le donne transgender dalle saune femminili, a discrezione del gestore, sulla base di una valutazione del singolo caso e con il fine di “proteggere la privacy” delle clienti non transgender. Questa logica, che ha scatenato aspre polemiche, potrebbe presentarsi, per estensione, anche in rapporto al regime detentivo.

Al momento, il numero delle persone transgender detenute in Germania è basso: è noto un caso in Bassa Sassonia, a Berlino ci sono attualmente sei casi e Assia e Schleswig-Holstein parlano, rispettivamente, di “pochi” e “pochissimi” casi. Chiaramente, però, quale che sia il numero in esame, la situazione va affrontata e risolta in modo chiaro e possibilmente univoco.

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