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Morto Martin Walser, lo scrittore delle polemiche: è considerato uno dei maggiori autori tedeschi del novecento

Venerdì è morto Martin Walser, uno degli scrittori più prolifici e controversi della letteratura tedesca. L’intellettuale è venuto a mancare a Überlingen, sul lago di Costanza, nel Baden-Württemberg. Aveva 96 anni. Insieme a Günter Grass e Heinrich Böll, è stata una delle figure di spicco della letteratura tedesca del dopoguerra. Si è segnalato, inoltre, oltre che per la sua vastissima produzione, per il suo carattere spigoloso e per almeno un paio di clamorose polemiche, che hanno creato grande scalpore in Germania.

Morto Martin Walser, uno degli ultimi grandi scrittori del dopoguerra

Alla vedova, Käthe Walser, sono giunte le condoglianze del Presidente federale Frank-Walter Steinmeier, che ha definito Walser come “un grande essere umano e uno scrittore di livello mondiale”. “Se si dovesse citare un esempio di poesia storicamente consapevole e impegnata nella letteratura tedesca del dopoguerra, chi verrebbe in mente per primo se non Martin Walser?” ha commentato Steinmeier.

La vena fertile di Walser è quasi un unicum, nella letteratura tedesca. Per più di 60 anni, infatti, lo scrittore ha creato incessantemente un’incredibile quantità e varietà di opere. Dopo la prima raccolta di racconti (“Sin Flugzeug über dem Haus”, 1955), che si ritiene ispirato a Franz Kafka e alla sua rappresentazione dell’alienazione sociale, e il primo romanzo “Matrimoni a Filippisburg” (1957), sono seguite più di due dozzine di romanzi (tra i più famosi “Un cavallo in fuga”, “Dopo l’intervallo” e “L’Unicorno”), ma anche saggi, poesie, opere teatrali, radiodrammi e riduzioni. Il critico letterario Denis Scheck, a questo proposito, ha definito “titanica” la produzione di Walser. La sua ultima opera è uscita nel 2021 ed è una raccolta di poesie, “Sprachlaub”, che contiene anche gli acquerelli della figlia Alissa.


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Le polemiche: la faida con il critico Reich-Ranicki e le controverse dichiarazioni del 1998

Walser era considerato un intellettuale di sinistra, che dopo la guerra analizzò le contraddizioni della classe media tedesca, figlia dei nuovi equilibri postbellici.

Lo scrittore è tuttavia noto anche per le polemiche che lo accompagnarono, soprattutto in due momenti della sua vita. Grande scalpore creò il romanzo “Morte di un critico” (2002), che molti ritennero, al di sotto della patina dell’invenzione letteraria, un modo per regolare i conti con Marcel Reich-Ranicki, grandissimo esponente della critica tedesca del dopoguerra. Il fatto che Reich-Ranicki fosse un intellettuale di origini ebraiche creò profondo imbarazzo al punto che, ancora prima che il romanzo uscisse, Frank Schirrmacher, all’epoca co-direttore di Faz, attaccò Walser in una lettera aperta.

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Martin Walser, Blaues Sofa from Berlin, Deutschland, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

Nel 1998, invece, durante il discorso per il Premio internazionale per la pace degli editori tedeschi, lo scrittore si riferì alla Shoah parlando di “strumentalizzazione della nostra vergogna per scopi di oggi” e come di uno strumento che “in ogni momento può essere usato come clava morale”.

Queste dichiarazioni innescarono una polemica con la comunità ebraica e crearono scandalo e grande imbarazzo in Germania, Paese che da sempre affronta il tema camminando sulle uova. Dieci anni dopo, con il quotidiano Die Welt, lo scrittore definì quel suo intervento “un errore”, soprattutto per il fatto di non aver precisato che l’obiettivo della critica non era la comunità ebraica, ma gli intellettuali che avevano in seguito strumentalizzato il tema nella politica tedesca, come ad esempio Günter Grass. Nel 2014, Walser ha inoltre definito pubblicamente l’Olocausto un “crimine inespiabile”.

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