Monaco: “sciamano” condannato in primo grado per stupro di minore

agenti di polizia di Monaco

Un autoproclamato “sciamano” è stato condannato in primo grado a sei anni e dieci mesi di carcere, dal tribunale regionale di Monaco di Baviera, con l’accusa di stupro di minore, aggravata dall’abuso del rapporto di fiducia con la famiglia della vittima e con la vittima stessa.

Il sedicente “sciamano” inchiodato dal DNA

Durante il processo è emerso che nel 2022 l’uomo, un musicista che si presentava anche come “guaritore”, aveva avuto rapporti sessuali con una ragazza di 15 anni durante due sedute di quella che è stata definita “terapia spirituale”. Inoltre, l’uomo avrebbe spinto la giovane da un dirupo di tre metri nel bacino di Sylvenstein, atto che il tribunale ha giudicato integrare la fattispecie del reato di lesioni personali gravissime.

Inizialmente, l’imputato avrebbe negato le accuse, sostenendo che la ragazza avesse vissuto gli abusi solo “nella sua mente”, dal momento che, sempre secondo la sua testimonianza , le “sedute” avrebbero fatto rivivere spiritualmente alla ragazza presunti episodi di abuso e di stupro subiti, nel passato, dalla madre e dalla nonna. A smentire la tesi della difesa, tuttavia, sarebbero stati i rilievi del medico legale che ha visitato la ragazza. Le tracce del DNA dell’imputato nei pantaloni e nella vagina della vittima, infatti, sono state considerate dal tribunale prove della colpevolezza dell’uomo.

Il verdetto di primo grado emesso il 14 giugno, tuttavia, non è definitivo: la difesa e la Procura di Monaco hanno il diritto di presentare ricorso alla Corte Suprema Federale, entro una settimana dalla pubblicazione della sentenza.


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Nel comunicato stampa del tribunale si legge che il giudice Martin Hoffmann ha definito l’imputato “un manipolatore”, il quale avrebbe “sfruttato l’insicurezza della sua vittima per imporre la propria volontà e soddisfare i propri bisogni sessuali contro la volontà riconoscibile della parte lesa” e che non avrebbe usato le sue – presunte – capacità per il bene della sua “paziente”, ma avrebbe perseguito “l’unico scopo di soddisfare il suo interesse sessuale per le ragazze giovani”. Il tribunale ha notato inoltre che la parte lesa sarebbe stata “completamente sorpresa” dagli atti sessuali che l’imputato avrebbe inserito nella sua dubbia ed eticamente ingiustificabile “terapia”.

Le affermazioni dell’accusato che la ragazza avesse vissuto gli stupri delle donne sue familiari in uno stato di trance sono state respinte come assurde. Al contrario, la testimonianza della vittima è stata giudicata coerente, logica e senza contraddizioni.

Nonostante l’assenza di condanne precedenti, il tribunale ha tenuto in considerazione la gravità dei reati attribuiti al sedicente “sciamano” e il fatto che a questi l’imputato sarebbe giunto attraverso una lunga pianificazione, manipolando e isolando i familiari della vittima, avvicinandosi a lei con intenti mirati e ricorrendo a minacce e inganni. La fiducia riposta nell’accusato dalla madre della ragazza, secondo il tribunale, sarebbe stata gravemente tradita e abusata. La vittima, insomma, sarebbe stata completamente vulnerabile durante gli atti, con conseguenze drammatiche per lei e per la sua famiglia.

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