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Infermiere condannato all’ergastolo per omicidio a Monaco: confessione shock al processo

Il tribunale regionale di Monaco ha emesso una sentenza di condanna all’ergastolo per un infermiere di 27 anni che ha ucciso due pazienti nel reparto di rianimazione di una clinica di Monaco, iniettando loro massicce dosi di farmaci non necessari con il solo scopo di sedarli. L’uomo è stato riconosciuto colpevole di due omicidi e ben sei tentati omicidi ai danni di altri tre pazienti, in circostanze simili. Inoltre, il tribunale ha stabilito la particolare gravità della colpa, il che rende praticamente impossibile l’uscita anticipata dal carcere dopo 15 anni, come avviene in alcuni casi in Germania.

Tra le vittime del 27enne figura anche lo scrittore Hans Magnus Enzensberger, scomparso nel 2022. Enzensberger era stato fra i pazienti della clinica di Monaco nel 2020, ma era riuscito a sopravvivere miracolosamente alla enorme dose di sedativi che gli era stata somministrata in quell’occasione dall’infermiere.

L’omicida in tribunale “ero ubriaco e volevo essere lasciato in pace”

Durante il processo, l’accusato ha ammesso i fatti in modo scioccante e chiaro, spiegando di aver tentato di sedare eccessivamente i pazienti perché voleva essere lasciato in pace, dal momento che, prima dei turni di lavoro, era solito bere grandi quantità di alcol e quindi trovava difficile occuparsi degli anziani pazienti del reparto di rianimazione mentre era ancora ubriaco o affrontava i postumi della sbornia. Tuttavia, ha sottolineato che non aveva intenzione di uccidere nessuno.


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L’infermiere era riuscito a somministrare i farmaci (sedativi, adrenalina e anticoagulanti) senza destare sospetti, in quanto era responsabile degli ordini dei medicinali e poteva avere accesso a grandi quantità di potenti sedativi e altri farmaci senza che il resto del personale si accorgesse di nulla.

La condanna all’ergastolo in primo grado, senza detenzione preventiva

La difesa ha richiesto che l’accusato fosse ricoverato in una clinica di disintossicazione e ha contestato la menzione della particolare gravità della colpa dell’accusato. Il giudice ha negato entrambe le richieste, ma, per contro, non ha neppure confermato la detenzione preventiva in attesa dei successivi gradi di giudizio, disponendo però il divieto a vita, per l’accusato, di lavorare nel settore dell’assistenza agli anziani.

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