Incontro di danzaterapia a Berlino. Intervista a Valentina Tonelli

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di Amelia Massetti

L’associazione Artemisia organizza il 10 giugno, dalle ore 16.15 alle 18.00, un evento dal titolo: “Incontro conoscitivo di danzaterapia: (ri)trova te stesso*a con movimento consapevole e danza creativa”. Il corso si terrà presso l’AWO Begegnungszentrum, in Adalbertstrasse 23A, 10997 Berlino Kreuzberg.

Danzaterapia a Berlino: esprimere le emozioni attraverso la danza

Il workshop è gratuito e accessibile a chiunque e quindi a persone con o senza disabilità, provenienti da diverse culture e contesti, che abbiano compiuto il 18° anno di età. Il numero massimo consentito è di 15 persone.

Per partecipare non è necessario avere conoscenze di danza, ma si vuole offrire, attraverso la danzaterapia, la possibilità di conoscere il proprio corpo e le proprie emozioni in un contesto inclusivo e non giudicante. Il workshop sarà tenuto da Valentina Tonelli, danzaterapeuta in formazione e socia di Artemisia. Per partecipare basta scrivere un’e-mail a valentina.tonelli@web.de, o all’indirizzo e-mail di Artemisia e cioè info@artemisiaprojekt.de.

Sono gradite donazioni all’associazione Artemisia che ha organizzato l’evento.
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Evento sul sito di Artemisia

Di seguito, una breve intervista a Valentina Tonelli.

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Valentina Tonelli

Lavori da 20 anni come pedagogista della danza con bambini e adulti, di che si tratta? Da quando pratichi la danzaterapia?

La danza ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella mia vita. Sin da quando ero bambina ne ero affascinata e dentro di me era presente un irrefrenabile desiderio e bisogno di danzare. Negli anni sono diventata sempre più cosciente del fatto che la danza, per me, non era uno strumento per raggiungere obbiettivi a livello estetico o agonistico, ma una necessità. La necessità di esprimere la mia creatività e dare sfogo alle mie emozioni che in nessun contesto, allora, potevano essere espresse e accolte.

Dopo il diploma di maturità ho dovuto intraprendere un percorso per fare della danza la mia professione. Uso consapevolmente il verbo “dovere” perché per me la danza non è stata una scelta, ma una vocazione. Ho intrapreso quindi una formazione professionale da danzatrice e attrice e di seguito ho iniziato a lavorare in teatro. Parallelamente al mio lavoro in teatro, ho sempre desiderato condividere la mia passione per la danza attraverso l’insegnamento.

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Il focus fondamentale del mio lavoro, sia con gli adulti che con bambini e bambine, è sempre stato quello di creare e proporre un contesto protetto che avesse la funzione di contenitore, dove i miei allievi potessero lasciare emergere, attraverso il linguaggio non verbale, il loro mondo interiore. Ad un certo punto, però, ho sentito che il lavoro di insegnante di danza aveva, per me, dei limiti e ho cercato qualcosa che potesse colmarli e mi facesse sentire soddisfatta e realizzata nel mio lavoro. Ho trovato ogni risposta alle mie domande nella danzaterapia. Per questo motivo, nel 2019, ho iniziato a Berlino una formazione quadriennale per diventare danzaterapeuta, che concluderò nel giugno 2023.

In quale contesto lavori attualmente, a Berlino?

Nell’estate del 2022, dopo aver concluso un praticantato in una clinica con pazienti con dolori cronici, mi è stata data la possibilità di portare avanti la mia esperienza con questa tipologia di persone, iniziando un lavoro come danzaterapeuta nella clinica Schmerzklinik di Berlino, dove lavoro anche ora. Lavoro, inoltre, come facilitatrice di corsi FenKid (Frühe Entwicklung von Kindern begleiten), che coinvolgono genitori e figli.

Quali sono le differenze tra un corso di danza e la danzaterapia?

Un corso di danza, di qualsiasi stile esso sia, ha come scopo primario quello didattico, va ad insegnare una tecnica e passi che, nella maggior parte dei casi, vanno a formare una coreografia che vuole, nella ripetizione, assomigliare a uno standard predefinito su cui orientarsi. Che danzando, poi, si venga a contatto con le emozioni è un valore aggiunto, di cui molte persone che danzano, come facevo io da bambina, usufruiscono, ma non è il suo fine primario. Questo è il potere terapeutico aggiuntivo della danza, che però non viene rielaborato e reintegrato, non essendo lo scopo primario della danza tradizionale.


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La danzaterapia, a differenza di un corso di danza, nasce invece come un metodo terapeutico, una sorta di psicoterapia in movimento. Non ha lo scopo di andare a insegnare passi predefiniti su un ritmo stabilito, ma vuole dare la possibilità, attraverso una proposta libera di movimento, di riscoprire la soluzione che si addice e “fa meglio” a chi danza. Chi pratica la danzaterapia ha la possibilità di modificare queste proposte come meglio può, sente e vuole. Insieme al gruppo, attraverso la riflessione sulle proprie scelte di movimento e in base a quello che viene alla luce a livello emotivo, la persona può capire, rielaborare e integrare il proprio vissuto e vederlo con più consapevolezza e accettazione. Alcuni temi che la danzaterapia va a toccare sono: autoefficacia, creatività, capacità comunicative, senso di appartenenza, contatto amorevole con sé stessi, consapevolezza e difesa dei propri limiti, conoscenza, contatto ed accettazione del proprio corpo.

Cosa significa fare danzaterapia in un contesto inclusivo?

Con la danzaterapia si può lavorare in diversi contesti, compreso quello inclusivo. Trovo di fondamentale importanza che ogni persona, non importa quale sia il suo orientamento sessuale, religioso o se abbia o meno una disabilità fisica o mentale, possa essere guidata per entrare in contatto con il proprio corpo e mondo interiore. Quello che mi auguro, attraverso il mio lavoro di danzaterapeuta, è che ogni persona, attraverso la riscoperta del proprio movimento, possa venire a contatto con la sua meravigliosa unicità e verità. Perché ogni unicità e verità, indipendentemente da quale essa sia, ha bisogno e soprattutto diritto di essere vissuta.

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