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Nuova legge sull’odio online: i tribunali potranno ordinare la sospensione degli account social

Quello dell’odio online è un problema complesso, che nessuna società contemporanea può dire di aver risolto e neppure messo sotto controllo. Gli aspetti da considerare sono molteplici: il diritto alla libera espressione, quello alla sicurezza e alla dignità personale, lo strapotere delle piattaforme che, in quanto enti privati, hanno il controllo su miliardi di interazioni che riguardano ogni aspetto della vita, ma anche l’anonimato come diritto dell’individuo o come arma per nuocere agli altri. Nel tentativo di mettere ordine in questo settore ed evitare alcune forme di abuso, il governo tedesco ha approntato una proposta di legge in base alla quale dovrebbe diventare possibile chiudere per ordine di un giudice gli account social dai quali vengono inviate minacce o che condividono attacchi diretti ad altri o discorsi di odio, a certe condizioni.

Come funziona la legge attuale

Secondo la legge che attualmente regola l’utilizzo di internet in Germania, (NetzDG), i contenuti illegali devono essere cancellati o bloccati dalle piattaforme – il che spesso lascia margini di discrezionalità che risultano nella permanenza online di contenuti lesivi delle dignità individuali o collettive. Chiudere o sospendere gli account che condividono tali contenuti, per ora, è quasi impossibile: le persone che si ritengono danneggiate devono affidarsi alla discrezione delle aziende tecnologiche, che possono bloccare o meno un utente aggressivo.


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Una delle promesse contenute nell’accordo di coalizione dell’attuale governo del 2021 è una “legge contro la violenza digitale” che non solo dovrebbe ridurre le “lacune nel diritto all’informazione”, ma anche consentire “il blocco degli account per ordine di un giudice”.

Ora, il Ministero della Giustizia guidato da Marco Buschmann (FDP) ha sviluppato i punti chiave di tale legge, che sono stati resi pubblici per la prima volta da ARD-Hauptstadtstudio.

Che cosa prevede la nuova legge sull’odio online

Secondo il nuovo progetto di legge, le persone colpite da “gravi violazioni dei diritti della personalità” (come insulti o minacce di morte) dovrebbero essere in grado di richiedere il blocco di un account social da parte di un tribunale a determinate condizioni. La legge mira a colmare la lacuna attuale che riguarda i profili la cui proprietà non si riesce a determinare. Al momento, se non è chiaro chi sia il responsabile della condivisione di contenuti offensivi da parte di un particolare profilo, diventa estremamente difficile perseguire tali violazioni. La nuova legge permetterebbe di sospendere l’account anche se non si riesce a risalire al proprietario.

Tuttavia, nella legge si parla anche di proporzionalità fra sanzione e violazione: si può richiedere il blocco dell’account solo se altre possibilità, come la cancellazione di un post, non sono sufficienti o praticabili e se c’è un “rischio di reiterazione”. Inoltre, il proprietario dell’account deve essere informato della richiesta di blocco dalla rispettiva piattaforma e avere la possibilità di rispondere. Secondo quanto riportato da ARD, dovrebbe anche diventare più facile per le persone colpite da messaggi di odio online risalire all’identità degli autori di tali messaggi.

Inoltre, un profilo social colpito da questa sanzione dovrebbe essere bloccato “solo per un periodo di tempo ragionevole”.

La nuova legge prevederebbe anche l’eliminazione degli ostacoli legali per le persone colpite da odio online che vogliano conoscere l’identità della persona che ha scritto post minacciosi o insultanti. In futuro, infatti, dati come l’indirizzo IP dovranno essere forniti esplicitamente – il che coinvolgerebbe non solo le piattaforme online, ma anche i servizi di messaggeria e le società di telecomunicazioni – per poter risalire agli autori di specifici commenti o contenuti. Anche questo passaggio, naturalmente, dovrebbe essere disposto da un tribunale. Le spese per queste procedure di acquisizione delle informazioni (ma non le spese legali per l’intero contenzioso) dovrebbero essere sostenute dal Ministero della Giustizia.

Infine, i social network dovrebbero continuare a essere obbligati ad avere un “rappresentante autorizzato” in Germania, anche se l’attuale legge sui servizi digitali europea sostituirà presto la “Legge tedesca sull’applicazione delle reti” (NetzDG). Tale referente non sarà solo il destinatario delle comunicazioni dei tribunali tedeschi alle piattaforme, come in passato, ma anche di lettere extragiudiziali. Ciò significa che le organizzazioni che si occupano di contrastare l’odio online potranno, in futuro, contattare direttamente un indirizzo tedesco di Twitter, Facebook/Meta e di qualsiasi altra piattaforma, in caso di controversie legali, invece di passare attraverso le sedi europee delle società tecnologiche in Irlanda.

Critiche e dubbi sulla nuova legge

Le zone grigie, quando si parla di odio online, sono ancora numerose e piuttosto ampie e alcuni ritengono che la nuova legge lasci aperti alcuni quesiti significativi. Per esempio, Ulf Buermeyer, giudice e presidente della Società per le libertà civili (Gesellschaft für Freiheitsrechte, GFF), che ha accolto con favore l’approccio del Ministero della Giustizia a quesot tema, ha espresso l’auspicio che, nei casi più gravi, il “periodo di tempo ragionevole” per il blocco di un account che ha condiviso messaggi di odio online, insulti e minacce possa tradursi in una sospensione permanente.

Buermeyer ha espresso dubbi anche sul fatto che il blocco possa avvenire solo dopo violazioni ripetute “Perché si dovrebbe permettere di insultare qualcuno una volta sola? Nel mondo analogico esistono anche sanzioni immediate per comportamenti scorretti e la proporzionalità può essere regolata dalla durata del blocco dell’account” ha dichiarato, proponendo, per esempio, un blocco breve per la prima violazione. Secondo Buermeyer, tale approccio sarebbe un valido deterrente

Anche Josephine Ballon, direttrice legale di HateAid, un’organizzazione che sostiene le persone colpite dalla violenza digitale, critica questo particolare punto della legge. Gli account, purtroppo numerosi, che diffondono il loro odio a varie vittime o denigrano interi gruppi, sostiene, riuscirebbero agevolmente a evitare sanzioni in questo senso. Dal punto di vista della legge, infatti, sarebbe difficile perseguire un utente che, per esempio, insulta o minaccia altri utenti in quanto appartenenti a una minoranza, ma non attacca lo stesso utente più di una volta. Nonostante questa critica, anche Ballon si è rallegrata del nuovo approccio ministeriale all’odio online.

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