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“Musica: tra percezione, funzioni cognitive e inclusione”: evento il 13 maggio a Berlino

di Amelia Massetti

L’associazione Artemisia organizza, sabato 13 maggio, l’evento “Musica: tra percezione, funzioni cognitive e inclusione“. L’incontro si svolgerà presso l’AWO Begegnungszentrum, in Adalbertstrasse 23a (10997 Berlin).

Vivere la musica in modo inclusivo: un interessante evento ci spiega come

L’idea di fare una conferenza sul significato della musica tra percezione, funzioni cognitive e inclusione nasce da Davide Rossini, socio di Artemisia, musicista, arrangiatore e direttore, che vuole offrire la possibilità di far conoscere queste tematiche ad un pubblico più vasto.
In Italia, Rossini ha lavorato nel settore della didattica speciale e collaborato con persone che avevano il Morbo di Parkinson, realizzando una serie di concerti-conferenze che hanno aperto loro la possibilità di fare un’esperienza unica nel suo genere.

Sarà proprio Davide Rossini, insieme a Silvia Dallera, a tenere la conferenza. Silvia Dallera è musico- e canto-terapeuta e insegnante di canto e propedeutica musicale. A Berlino, collabora con diverse scuole di musica e asili e ha lavorato per anni all’interno di centri psichiatrici.

Nella prima fase della discussione, si accennerà alla percezione del fenomeno sonoro da un punto vista fisiologico, si parlerà dell’aspetto cognitivo della musica nelle diverse fasi della vita e, infine, si passerà alla descrizione di un ensemble musicale inclusivo e dei benefici che si possono ottenere con questo tipo di partecipazione attiva. Abbiamo intervistato Davide Rossini in vista dell’evento.

Davide ci puoi parlare del tuo progetto che, in Italia, ha coinvolto persone che avevano il morbo di Parkinson?

Questa vicenda è nata quando un mio amico chitarrista, malato di Parkinson, mi ha fatto sapere che, assieme ad altri musicisti nella stessa condizione, aveva fondato un gruppo musicale dal nome “Substantia Nigra”. Precedentemente, approfondendo gli studi su queste tematiche, avevo avuto delle esperienze relative ad alcuni disturbi più lievi, ma questo contatto diretto con una malattia neuro-degenerativa è stato particolarmente importante. È nata in questo modo una collaborazione tra la band, un team di neurobiologi e un mio gruppo musicale. I nostri obiettivi, grazie a una serie di concerti-conferenze, erano principalmente la conoscenza e la sensibilizzazione verso queste patologie, i benefici che si potevano trarre dall’attività musicale e, infine, l’intento di raccogliere fondi da donare alla ricerca.

Cosa significa per te la parola inclusione?

I nostri anni sono contrassegnati da una nuova sensibilità e da una continua evoluzione culturale, in cui la valorizzazione dell’individuo e il rapporto del singolo con il suo ambiente relazionale sono diventati prioritari. In questo contesto si affermano alcune idee fondamentali, che possiamo sintetizzare in due elementi di base: il processo di integrazione che tende al superamento delle differenze e il concetto di inclusione in cui la diversità diventa, finalmente, un valore.

Questa prospettiva è destinata a modificare la nostra mentalità e, di conseguenza, a favorire un nuovo approccio nei confronti di una realtà complessa ed eterogenea come quella attuale. I progressi che si stanno evidenziando in molti settori sono la principale testimonianza della bontà e della portata innovativa di questi concetti.

Secondo te quale è l’elemento fondamentale che fa della musica un anello di congiunzione per l’inclusione?

Il dibattito si inserisce in questo contesto e la musica, componente fondamentale ed universale dell’esperienza umana, diventa uno strumento importante per raggiungere questo obiettivo. Le ultime ricerche in campi come la psicologia cognitiva, la neurobiologia ed altri, hanno messo sempre più in evidenza le grandi potenzialità che questa attività ci offre, per ottenere benefici sulla sfera emotiva, sulla formazione logico-deduttiva e sulle relazioni interpersonali. La partecipazione attiva a un ensemble musicale garantisce, infatti, non solo le migliori opportunità in questo senso, ma anche un vero e proprio salto di qualità.

Il senso di appartenenza, il miglioramento dell’autostima, la progettualità collettiva sono alcune delle caratteristiche legate alla musica d’insieme. Per rendere tutto questo anche inclusivo, si deve partire da principi che non sono presenti nei comuni laboratori musicali. Un ambiente adatto ad accogliere le diverse esigenze dei partecipanti, libero da barriere strutturali e culturali, la valorizzazione delle diversità, la ricerca di un linguaggio relazionale originale, l’improvvisazione collettiva e la cooperazione creativa, sono alcuni aspetti fondanti di questo tipo di progetto.

Davide, di cosa ci parlerai in questa conferenza?

Nel corso del dibattito si avrà l’opportunità di riflettere e confrontarsi su alcune domande di grande interesse: quali sono gli aspetti musicali che possono incidere sulla qualità della vita? Quali sono i vantaggi per lo sviluppo cognitivo dell’individuo? In che modo la musica può essere utilizzata a scopi terapeutici? Quali sono i benefici del fare musica assieme, in un contesto inclusivo?

Nella seconda fase, Silvia Dallera, ci parlerà più specificatamente di musicoterapia e cantoterapia. Cos’è la cantoterapia?

La cantoterapia è un metodo riabilitativo che utilizza il corretto uso della respirazione, al fine di ristabilire un equilibro psicofisico in situazioni che coinvolgono pazienti psichiatrici o con disabilità e in casi di auto-terapia e auto-rilassamento, potenziamento vocale e terapia preventiva o riabilitativa della voce per cantanti, studenti di canto, attori o persone che utilizzano molto la voce e sportivi.

Alla base della cantoterapia ci sono il respiro, inteso nelle due fasi di inspirazione e espirazione, e l’educazione posturale (sostegno costo-diaframmatico, emissione vocale e rilassamento di tutti i muscoli corporei). Tutti gli umani nascono con una respirazione corretta, cioè costo-diaframmatica. Verso i dieci anni però, per diverse ragioni, quali ad esempio abbigliamento costrittivo, modelli estetici, disturbi di stress o ansia e chiusura emotiva, la respirazione cambia, passando alla parte superiore del nostro corpo. Questo fa sì che la maggior parte delle persone usi una respirazione mista o invertita, sovraccaricando la laringe e la voce. La cantoterapia ha un valore preventivo per respirare in maniera adeguata e mantenendo una postura corretta, attraverso un percorso volto alla cura e al benessere.

La voce è il primo mezzo di comunicazione dell’uomo, il primo segno di affermazione e conferma di sé nel mondo. La voce ha una correlazione con la nostra parte emotiva ed è lo specchio del nostro io interiore. Come non darle importanza? Il valore vocale attraverso la pratica del canto è stato riconosciuto dal metodo scientifico del sistema PNEI (sistema psico/neuro/endocrino/immunologico). È stato inoltre provato che cantare mette di buon umore, perché produce endorfine e stimola i neurotrasmettitori, mettendo in moto le zone mnemoniche, cioè il linguaggio, il sistema limbico delle emozioni e tutta la corteccia celebrare. La cantoterapia vuole inoltre avvicinare chi canta a sé stesso e al proprio corpo. È una modalità terapeutica innovativa e multidisciplinare, fortemente corporea, oltre che teorica, e si applica a tutte le fasce di età dopo la muta vocale. È inoltre un modo di esprimersi primario ed ancestrale che crea momenti di condivisione.

Durante l’esposizione dei vari argomenti, ci saranno dei brevi momenti musicali che serviranno a fornire degli esempi concreti sulle varie tematiche sviluppate nella discussione e Silvia proporrà una meditazione breve che prevede esercizi di respirazione e di vocalizzazione. Nella parte finale del dibattito è inoltre previsto un momento di apertura alle eventuali domande delle persone presenti in sala.


ognuno ride a modo suo

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Questo progetto ha una visione futura sulla possibilità di fare musica tra persone con o senza disabilità?

Durante le prove con il gruppo dei malati di Parkinson, avevo bisogno dell’aiuto del loro pianista, per capire la struttura e il ritmo di un brano che non conoscevo bene. In questi casi si riflette sul fatto che la diversità è, in realtà, una costruzione mentale effimera e ingannevole.

Alcune problematiche sono certamente reali e necessitano di assistenza, ma queste difficoltà, vanno approcciate come la manifestazione di una realtà complessa. La collaborazione creativa fra persone con e senza disabilità è, grazie alla comunicazione linguistico-artistica, fondamentale proprio per comprendere, in prima persona, questa complessità.

Che beneficio possono trarre le persone normo-tipiche dal partecipare ad un ensemble musicale inclusivo?

I benefici come il rafforzamento dell’empatia o la propensione alla mutua collaborazione non si ottengono solo grazie a una riflessione di tipo culturale, ma vanno vissute e comprese con l’esperienza. La partecipazione a un laboratorio musicale inclusivo è, da questo punto di vista, essenziale, proprio perché diventa il luogo ideale in cui poter realizzare concretamente questa opportunità di crescita.

In questi ultimi anni sono emerse molte ricerche, in gran parte di tipo neurologico, che confermano un’attività cerebrale intensa e molto vantaggiosa, nel momento in cui si fa “musica d’insieme”. Un ensemble di tipo inclusivo, rispetto a un laboratorio musicale standard, sfrutta tutte le potenzialità di questi elementi positivi, tra cui lo stimolo della creatività con materiale sonoro originale, l’improvvisazione collettiva e la sperimentazione di nuovi percorsi comunicativi.

Informazioni di riepilogo

Quando: sabato 13 maggio
Orario: dalle 16.30 alle 19.00
Dove: AWO Adalbertstrasse 23a 10997 Berlin

Ingresso libero
L’evento sarà in italiano e in tedesco e tradotto nella lingua dei segni.
L’accesso è privo di barriere architettoniche
Sono gradite donazioni all’associazione Artemisia, che organizza l’evento

Qui il link sul sito di Artemisia
Qui l’evento ufficiale su facebook

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