Smart Prisons: la nuova conferenza del Disruption Network Lab Berlino sulla sorveglianza digitale
Quando parliamo di intelligenza artificiale e machine learning sono molte e diverse le applicazioni che ci vengono in mente. Forse pensiamo alle immagini iperrealistiche di Midjourney, forse alle sorprendenti capacità autoriali di ChatGPT, forse alle domande buffe che si possono fare a Siri o ad Alexa. Raramente, nella vita di tutti i giorni, ci viene in mente che queste tecnologie – come quasi tutte le tecnologie sviluppate nella storia dell’umanità – hanno altri utilizzi, meno domestici e più sinistri. Uno dei campi d’applicazione più “promettenti” in tal senso sono le cosiddette Smart Prisons, le prigioni intelligenti, ovvero tutte le tecniche di sorveglianza e monitoraggio che si possono impiegare nella limitazione della libertà degli individui da parte dello Stato o di qualsiasi istituzione disponga dei giusti mezzi.
Sempre più spesso, il machine learning, il riconoscimento facciale e delle immagini e l’analisi semantica vengono utilizzati nei sistemi carcerari o nel monitoraggio delle frontiere, fino a spingere i professionisti del settore a parlare di “polizia algoritmica”. Questi tipi di tecnologie sono in parte collegate a strumenti che ci sono già familiari, dai sensori ai braccialetti elettronici, ma vengono oggi abbinati a capacità di analisi dei dati senza precedenti e utilizzati per riconoscere e tracciare i detenuti, le posizioni individuali e le attività di potenziali obiettivi.
Proprio su questi temi si concentrerà il prossimo ciclo di conferenze berlinesi del Disruption Network Lab, dal titolo “Smart Prisons – Tracking, Monitoring & Control”, che inizierà venerdì 24 marzo, come sempre al Kunstquartier Bethanien (Mariannenplatz 2, 10997 Berlin).
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Che cosa sono le “Smart Prisons”?
Nel carcere cinese di Yancheng, un sistema di telecamere in rete e sensori nascosti, sviluppato da aziende private e dalla ricerca pubblica, utilizza il riconoscimento facciale e il tracciamento dei movimenti 24 ore su 24, generando rapporti giornalieri di analisi comportamentale su tutti i 1600 detenuti, segnalando qualsiasi azione o comportamento sospetto o anomalo. Negli Stati Uniti, diverse aziende tecnologiche hanno contribuito allo sviluppo di sistemi di sorveglianza, come il software Rekognition di Amazon, che è già stato venduto ai dipartimenti di polizia, ampliando le capacità di sorveglianza del governo. Anche in Europa, le tecnologie di sorveglianza e monitoraggio, tra cui telecamere, droni, rilevazioni biometriche e sensori di movimento, sono utilizzate per controllare e monitorare le frontiere, per fermare l’immigrazione indesiderata e per seguire i migranti nei centri di detenzione.
A generare preoccupazione intorno a queste tecnologie non è solo il fatto che esse possano essere utilizzate su base quotidiana in modi lesivi della privacy degli individui, ma anche una più generale e ampia preoccupazione sul profilo etico della società che sta emergendo dal nostro uso di tali strumenti. Quella che è emersa dal post-11 settembre è infatti sempre più apertamente una società del controllo, nella quale la sicurezza giustifica misure di monitoraggio dei comportamenti che possono avere un impatto decisivo sulla manifestazione del dissenso.
La conferenza “Smart Prisons” intende analizzare e ripercorre la creazione di questi “algoritmi di sicurezza” negli ultimi vent’anni, stimolando una riflessione sugli effetti della violenza tecnologica e della sorveglianza diretta a migranti, attivisti e dissidenti in Europa e nel mondo. Più ancora, il confronto fra i partecipanti mira a porre questioni etiche sulla responsabilizzazione dei governi e delle aziende rispetto all’uso di queste tecnologie e rispetto al rischio che l’implementazione di tali algoritmi finisca per sisetmatizzare strutture basate sul pregiudizio e sulla discriminazione, alimentando sistemi che culminano in castighi ingiusti e in una cultura ostile al dissenso, che esercita una fortissima pressione sugli individui per spingere all’omologazione.
Il programma
Venerdì 24 marzo 2023
16:30 – Inizio dei lavori
17:00 – 17:15 – Introduzione
Tatiana Bazzichelli (Direttrice artistica, Disruption Network Lab, IT/DE).
17:15 – 18:45 – KEYNOTE: Investigating the Vernon C. Bain Center: Constellations of Offshore Detention (Indagine sul Vernon C. Bain Center: Costellazioni di detenzione offshore)
Sean Vegezzi (Artista e ricercatore, USA). Relatore: Adnan Softić (Artista, BA/DE).
19:10 – 19:30 – VIDEO SAGGIO – Traces
Di Fiamma Montezemolo, Critical Times, 2012
19:30 – 21:30 – PANEL: Are Algorithms and Borders the New Jailers? (Algoritmi e confini sono i nuovi carcerieri?)
Srishti Jaswal (Giornalista, IN), Sanjana Varghese (Investigatrice di Airwars, Giornalista, UK), Petra Molnar (Direttrice associata, Refugee Law Lab / Co-creatrice, Migration and Technology Monitor, CA/US), Fiamma Montezemolo (Artista e Antropologa, IT/US). Moderato da Sonja Peteranderl (Giornalista, DE).
Sabato 25 marzo
16:00 – Inizio dei lavori
16:30 – 18:30 – PANEL: Revisiting the Genoa G8 2001: Another World is Possible, and it Needs Another Kind of Computing (Rivisitazione del G8 di Genova 2001: un altro mondo è possibile, e ha bisogno di un altro tipo di informatica)
Carlo A. Bachschmidt (regista, IT), MF (assistente sociale, IT/DE), Dan McQuillan (docente di informatica creativa e sociale, UK). Moderato da Tatiana Bazzichelli (Direttrice artistica, Disruption Network Lab, IT/DE).
19:00 – 20:15 – PANEL: Targeted by Surveillance: Julian Assange, WikiLeaks & Networked Repression (Presi di mira dalla sorveglianza: Julian Assange, WikiLeaks e la repressione in rete)
Stella Assange (moglie di Julian Assange, avvocata, Regno Unito), Kevin Gosztola (giornalista, redattore della newsletter Dissenter, Stati Uniti). Introdotto e moderato da Stefania Maurizi (Giornalista investigativa, IT).
20:15 – 22:00 – Proiezione – Ithaka
Documentario (2022) ‧ 1h 46m. Regia: Ben Lawrence, Produttori: Gabriel Barber Shipton, Adrian Devant, Musica composta da: Brian Eno, Fotografia: Niels Ladefoged, Montaggio: Karen Johnson. Con John Shipton, Stella Assange, Vivienne Westwood, Ai Weiwei, John Pilger.
Domenica 26 marzo
11:30 – 13:30 – WORKSHOP – ISIS Prison Break: Deploying Open Source and Visual Methods for Investigations (ISIS Prison Break: Utilizzo di metodi open source e visivi per le indagini)
Con: Imogen Piper (Motion Graphic Reporter, ex Airwars, ora Washington Post, Regno Unito) e Sanjana Varghese (investigatrice di Airwars, giornalista, Regno Unito),
14:30 – 17:30 – WORKSHOP – G8 Genoa 2001: A Grassroots Media Forensics Toolbox (G8 di Genova 2001: Una cassetta degli attrezzi per la ricerca di base dei media)
Con: Carlo Bachschmidt (regista, IT) e Manolo Luppichini (regista e autore, IT).
I biglietti possono essere acquistati qui.
I panel possono essere fruiti gratuitamente in streaming senza acquistare il biglietto, mentre i workshop non saranno oggetto di streaming.
Per ulteriori informazioni e aggiornamenti al programma, vi invitiamo a consultare il sito ufficiale della conferenza.
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