Finanziamenti statali alla chiesa: il governo tedesco vuole abolirli

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In Germania, chi pratica una religione, paga una tassa specifica per contribuire al finanziamento della chiesa o del gruppo religioso a cui appartiene. Chi invece non si riconosce in nessuna confessione religiosa, anche se, per esempio, è stato battezzato, può uscire formalmente dalla chiesa di riferimento e, in teoria, smettere di pagare la tassa sulla religione. Quello che pochi sanno, però, è che, dal momento che lo Stato corrisponde finanziamenti alla chiesa indipendentemente dal gettito della tassa sulla religione, tutti i contribuenti contribuiscono comunque al mantenimento delle chiese cristiane e del loro clero.

Finanziamenti statali alla chiesa: in Germania risalgono a due secoli fa

Si tratta di una pratica che dura da oltre due secoli e che solo nel 2021 è costata allo Stato circa 600 milioni di Euro. L’attuale coalizione di governo, però, vorrebbe interromperla.

In Germania, lo Stato versa denaro alle chiese dal XIX secolo. La misura fu decisa in seguito alle confische delle terre della chiesa avvenute in epoca napoleonica, quando i possedimenti degli ecclesiastici furono trasferiti al potere secolare locale in cambio di un risarcimento da versare annualmente. Tale risarcimento non è di fatto mai stato sospeso e proseguirà anche nel 2023.


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L’SPD: “Scelta non più giustificabile, la costituzione non lo consente”

L’attuale governo tedesco vorrebbe riscattare definitivamente quanto dovuto alle chiese con un ultimo pagamento, il cui ammontare ipotizzato sarebbe di 11 miliardi di Euro, ma il percorso per arrivare a questo risultato appare tutt’altro che semplice. Si è espresso in merito il deputato dell’SPD Lars Castellucci dell’SPD, secondo il quale la pratica dei contributi statali alle chiese cristiane “è difficilmente giustificabile al giorno d’oggi” anche perché “c’è un mandato costituzionale che dice chiaramente che tutto questo avrebbe dovuto finire molto tempo fa”.

Lars Castellucci SPD

Castellucci riconosce però alle chiese un ruolo di creazione della coesione sociale che la politica non arriva a rivestire. Dissente rispetto all’idea del maxi-riscatto la sua compagna di partito Ingrid Matthäus-Meier, che non ritiene necessario alcun pagamento supplementare, considerando che, per oltre un secolo, le chiese cristiane hanno ricevuto una compensazione che si deve ritenere giù più che sufficiente e che avrebbe già dovuto essere interrotta.

Prevedibilmente contraria all’idea è Anne Gidion, rappresentante della Chiesa Evangelica Tedesca a Berlino, che ha dichiarato alla WDR che anche 11 miliardi di Euro non sarebbero sufficienti a garantire la possibilità di mantenere operative tutte le istituzioni che pertengono alla chiesa, come asili cristiani, scuole, ospedali e centri per i rifugiati.

Il governo federale sta ancora lavorando a un progetto di legge, in collaborazione con le Chiese e con i Länder, da presentare entro la fine dell’anno.

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