A Berlino, un padre ha deciso di presentare una richiesta urgente davanti al tribunale amministrativo, allo scopo di vietare il cosiddetto “gender” nelle scuole. Espressione vaga che, nello specifico, identifica l’utilizzo del linguaggio di genere, o linguaggio inclusivo, sui banchi di scuola.
A Die Welt, che lo ha interpellato per avere un commento, l’uomo ha chiarito che, nella scuola di suo figlio, il linguaggio di genere sarebbe ormai onnipresente, anche nel materiale didattico. “Negli ultimi due o tre anni c’è stato un drammatico incremento di questa tendenza anche nelle scuole degli altri miei figli” ha commentato, parlando di ”ideologia” che non dovrebbe appartenere alle aule scolastiche. Posizione, questa, che l’uomo esprime con una certa frequenza anche sui social e su Instagram in particolare, dove si scaglia contro un presunto “indottrinamento” dei ragazzi e parla anche di visibilità delle persone trans nei media, di appropriazione culturale e di lobby lgbtquia+ pagata dallo Stato.
In tribunale a parlare di gender a scuola: e sui social si scaglia contro la “visibilità trans” e la “lobby lgbtquia+”
A quanto pare, questo padre si era già rivolto in più occasioni alla direzione del ginnasio berlinese frequentato da suo figlio, lamentando, tra le altre cose, una “enorme pressione a conformarsi” esercitata, a suo dire, sugli studenti. Gli insegnanti, “soprattutto i più giovani”, sarebbero infatti, a suo avviso, degli “attivisti mascherati”. L’uomo sottolinea, inoltre, che il linguaggio di genere sarebbe in contrasto con le regole ortografiche apprese in classe.
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A questa obiezione specifica, di cui BZ si è resa tramite, interpellando l’amministrazione cittadina per l’istruzione, un portavoce dell’istituzione ha spiegato che, a Berlino, vengono insegnate in primis le corrette regole dell’ortografia, ma ai bambini viene consentito anche di “sperimentare le dimensioni sociali del linguaggio inclusivo”.
Anche se questa estate il Senato di Berlino ha dichiarato che il linguaggio di genere non rientra nei programmi scolastici, quindi, sul sito dell’Amministrazione per le Pari Opportunità si legge anche che lo stato guarda con favore alle scuole che si fanno carico di “riflettere modelli di ruolo socialmente e culturalmente evoluti”. In questa direzione, una competenza specifica degli educatori è considerata un “criterio di qualità”.
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