Proteste in tutta la Germania contro la demolizione del villaggio di Lützerath
Croci di legno gialle in una mano, l’altra, ancora una volta, incollata all’asfalto. Gli attivisti di Letzte Generation sono tornati a manifestare a Berlino e a Colonia, ma questa volta lo hanno fatto in solidarietà con le proteste che si stanno svolgendo nel Nord Reno-Westfalia contro la demolizione del villaggio di Lützerath, che la prossima settimana dovrebbe essere raso al suolo per far posto a una miniera di lignite.
Il villaggio di Lützerath dovrebbe essere raso al suolo per estrarre carbone
I giovani del gruppo berlinese hanno bloccato, nella giornata di venerdì, diversi accessi autostradali in tre località a sud e a ovest di Berlino. Lo stesso è accaduto a Colonia. A Lutzerath, nonostante gli abitanti abbiano già abbandonato le loro abitazioni, diversi attivisti per il clima si sono trasferiti e hanno preso parte a scontri con la polizia, esprimendo la propria contrarietà alla creazione di nuovi punti di estrazione del carbone – che, fra tutte le fonti di energia, è una delle più inquinanti e che in Germania dovrebbe essere abbandonata entro il 2030.
Oltre agli attivisti che presidiano il villaggio in pianta stabile, in questi giorni a Lützerath si sono raccolte migliaia di persone, per protestare contro la distruzione del piccolo centro. Si parla di circa 7000 persone presenti solo nella giornata di domenica presso Garzweiler – dove si trova la miniera. I manifestanti aderiscono a molteplici organizzazioni, fra le quali Fridays For Future, Campact, Greenpeace e l’associazione ambietnalista Bund für Umwelt und Naturschutz (BUND). Alla manifestazione era presente anche la portavoce di Fridays for Future Luisa Neubauer, che ha lanciato un cappello contro l’estrazione del carbone, il quale, dice, deve “rimanere nella terra”.
“Per anni” aggiunge l’attivista “abbiamo sperimentato le conseguenze del cambiamento climatico, nell’estate del 2022 enormi incendi boschivi hanno imperversato in tutta Europa, la distruzione alimentata finora dalla politica e dall’economia tedesca deve finire”.
“L’attacco a Lützerath è profondamente angosciante” si legge nel comunicato di Letzte Generation “La demolizione del villaggio rappresenta due modi di sacrificare il luogo in cui si vive al profitto. Se Lützerath verrà rasa al suolo, innanzitutto un intero villaggio smetterà di essere una casa. Inoltre, i 280 milioni di tonnellate di carbone che si trovano sotto Lützerath alimenteranno ulteriormente la catastrofe climatica e faranno saltare ogni obiettivo climatico, distruggendo così la casa di tutti noi. A differenza degli abitanti del villaggio, però, l’umanità nel suo complesso non ha modo di sfuggire a questa distruzione”.
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Gli attivisti contro RWE: “l’azienda elettrica distrugge il clima per profitto”
E in effetti la Germania ha già mancato per due anni di fila i propri obiettivi climatici, per ammissione del Ministro dell’Economia e dell’Ambiente Robert Habeck (Verdi). Di fatto, sembra che gli obiettivi del 2020 siano stati raggiunti solo grazie alla pandemia che ha bloccato molte attività.
Gli attivisti citano anche uno studio riportato su WDR, secondo il quale il carbone che potrebbe essere estratto dal filone sotto Lützerath sarebbe in realtà completamente irrilevante per l’approvvigionamento energetico della Germania. Il governo federale, secondo gli attivisti, si piegherebbe però al volere dell’azienda elettrica RWE, che lo considera invece necessario. “Chiedere a RWE quanto carbone dovremmo bruciare è come chiedere a un produttore di sigarette quanto dovremmo fumare” commenta Carla Hinrichs, portavoce di Letzte Generation “La combustione del carbone è e rimane il killer numero uno del clima. Scavare interi villaggi per ottenere ancora più carbone, la cui combustione ci trascinerà ancora più a fondo nella catastrofe climatica, è un disastro umano ed ecologico”
Gli attivisti sostengono che RWE stia mentendo alla popolazione e al governo per il proprio profitto.
Domenica anche scontri con la polizia, ma la manifestazione resta pacifica
Nel corso delle proteste che si sono tenute in loco domenica, ci sono stati anche isolati scontri con la polizia e un arresto, in quella che le stesse forze dell’ordine hanno definito una manifestazione rimasta pacifica per quasi tutto il tempo.
Inoltre, la Polizia di Amburgo ha fermato per circa tre ore un autobus con 50 attivisti per il clima che si stavano recando alla manifestazione di Lützerath. I passeggeri sono stati identificati e gli agenti hanno effettuato dei controlli e perquisito bagagli per valutare possibili minacce alla pubblica sicurezza. Il fermo è durato circa tre ore ed è risultato in aspre critiche rivolte alle forze di polizia, accusate di aver agito sproporzionatamente e di aver condotto un’operazione più lunga del necessario, in conseguenza della quale gli attivisti non hanno potuto partecipare alla marcia di protesta prevista per mezzogiorno.
All’interno dell’autobus sono stati sequestrati strumenti da arrampicata e colla a presa rapida. Luisa Neubauer ha definito l’azione della polizia una “criminalizzazione della società civile che si occupa di clima”. Jenny Jasberg, capogruppo parlamentare dei Verdi nel municipio di Amburgo (che fanno parte della coalizione di governo del Land con l’SPD), ha scritto in un tweet: “Questa operazione solleva questioni che chiariremo”.
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