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Letzte Generation interrompe una sfilata alla settimana della moda di Berlino

La settimana della moda di Berlino è stata nuovamente teatro di un’azione di disturbo finalizzata a spostare i riflettori su un’emergenza sociale. Dopo la “finta sfilata” di Adidas organizzata dal duo di attivisti The Yes Men, mercoledì è stata una sfilata vera, quella della stilista tedesca Anja Gockel presso l’Hotel “Adlon” Kempinski, a essere interrotta da due attiviste di Letzte Generation.

Le attiviste in passerella: “Il mondo della Settimana della Moda è in contrasto con il mondo esterno”

La ventisettenne Melanie Guttman e la ventenne Carla Rochel sono salite in passerella esponendo degli striscioni e attirando l’attenzione dei presenti sui temi per i quali il movimento ambientalista protesta da mesi in tutto il mondo. “Il mondo scintillante della Settimana della Moda è in netto contrasto con il mondo esterno che sta crollando” ha dichiarato Guttman “Mentre le modelle sfilano in passerella con abiti eleganti, le persone che non si trovano in hotel di lusso subiscono le conseguenze crudeli e inevitabili del riscaldamento globale a 1,2 gradi”.

L’attivista ha riconosciuto come l’arte e la moda siano sempre state l’espressione di ciò che muove l’essere umano e ha auspicato la creazione di una società in cui esse mettano al centro della loro creazione il salvataggio di tutto ciò che è bello e prezioso.

“Capisco quando ci lasciamo incantare dal glamour, dagli abiti e dalla bellezza” ha aggiunto Rochel “Ma così ci stiamo rifugiando in un mondo di sogni. Chi è qui può permetterselo. Altri ne sostengono il costo”.


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L’1% più ricco della popolazione produce due volte le emissioni della metà più povera

Le due attiviste sono state poi scortate fuori dall’hotel e la sfilata è continuata regolarmente. Secondo quanto condiviso da Letzte Generation su Twitter, la stilista ha accolto positivamente l’azione di protesta. “Gli attivisti sono benvenuti a usare il mio palco per buone cause” avrebbe dichiarato Gockel.

Nel comunicato ufficiale condiviso dal gruppo di attivisti si fa anche riferimento al fatto che l’1% più abbiente della popolazione mondiale sia responsabile del 15% delle emissioni globali di CO2, ovvero più del doppio rispetto alla metà più povera. Allo stesso tempo, chi dispone di mezzi economici significativi può anche più agevolmente permettersi di vivere comodamente nonostante le emergenze, combattendo le temperature con abitazioni climatizzate, continuando ad acquistare cibo e acqua nonostante la scarsità delle risorse e l’aumento dei prezzi e spostandosi liberamente nelle zone meno minacciate dalle catastrofi climatiche. L’invito degli attivisti per il governo è a tutelare gli interessi della popolazione, piuttosto che quelli delle grandi aziende del settore dei combustibili fossili.

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