I “cavalli di Hitler” tornano a Berlino tra le polemiche. La direttrice del museo: “Hanno valore storico”

cavalli di Hitler
Berlino, Nuova Cancelleria del Reich - Giardino anteriore. Bundesarchiv, Bild 146-1985-064-24A / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE , via Wikimedia Commons

Da mercoledì, i cosiddetti “cavalli di Hitler”, due famigerate opere in bronzo che sono piena espressione dell'”arte nazista”, saranno presentati al pubblico a Berlino, per la prima volta dopo 77 anni.

La questione è particolarmente spinosa, in Germania, e l’opinione pubblica già si divide nel rispondere alla domanda: è giusto esibire nella capitale tedesca uno dei simboli della grandeur hitleriana?


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Di nuovo a Berlino i “cavalli di Hitler”

Tornano a Berlino, dopo decenni, due imponenti sculture di bronzo commissionate da Adolf Hitler agli scultori Josef Thorak e Arno Breker. I “cavalli di Hitler”, del peso di diverse tonnellate, erano stati collocati fuori dalla nuova cancelleria, in Voßstraße, in modo che il dittatore potesse osservarli dalla finestra del suo ufficio.

Spariti dopo la guerra e finiti nel mirino del “collezionismo nero”

Durante la guerra erano stati rimossi e in seguito portati, presumibilmente dai soldati russi, in un’area militare vicino a Eberswalde, dove erano rimasti per anni. Un anno prima del crollo del Muro, nel 1988, il mistero. Le sculture erano infatti scomparse senza lasciare traccia e molte erano state le ipotesi.

La Bild aveva rivelato che i “cavalli di Hitler” erano stati fagocitati dal mercato nero, contesi con prezzi di vendita fino a 4 milioni di euro. Nel 2015, la svolta: l’Ufficio di Polizia Criminale di Berlino ha ritrovato le sculture a Bad Dürkheim, a casa di un uomo d’affari, e nel 2021 i “cavalli di Hitler” sono divenuti proprietà della Repubblica Federale.

Da mercoledì le sculture saranno in un museo di Berlino: bufera sulla direttrice

Mercoldì le due sculture torneranno a Berlino, nel museo della Cittadella di Spandau. La direttrice, Urte Evert, è stata immediatamente investita da prevedibili polemiche. Tutto ciò che riguarda il nazismo, in Germania, è infatti nitroglicerina pura e parliamo di una città che ha fatto distruggere il bunker di Hitler per evitare che divenisse meta di pellegrinaggio per nostalgici del Terzo Reich.

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Chi ritiene giusto questo atteggiamento, chiede oggi a se Evert si renda conto di quanto esibire un tale simbolo della grandeur nazista nella capitale tedesca possa attrarre nostalgici e fanatici o comunque risultare, in qualche modo, “celebrativo”.

Alle voci critiche, la direttrice ha risposto sostenendo di non voler assolutamente celebrare il nazismo, esponendo le sculture, ma di voler semplicemente esibire una testimonianza storica.

Evert: “Non vogliamo creare alcuna mistica sui cavalli”

Evert ha però aggiunto di essere consapevole del fatto che qualche “pellegrinaggio non gradito”, inevitabilmente, ci sarà. “Non riusciremo a impedire agli ammiratori dell’arte nazista di venire qui” ha commentato. Ha però aggiunto di non voler in nessun modo incoraggiare una percezione dell’opera che ne esalti la retorica.

“Non vogliamo creare alcuna mistica sui cavalli. Ecco perché le sculture si trovano in stanze relativamente piccole: in modo da ridurre la loro imponenza” ha spiegato, ribadendo di non voler rendere l’arte nazista, in alcun modo, “socialmente accettabile”.

“Personalmente trovo le sculture orrende”

A proposito delle sculture vere e proprie, la direttrice del museo ha dichiarato di trovarle “orrende”, con le teste troppo piccole rispetto al corpo e dettagli come la coda decisamente poco curati.

Ha comunque sostenuto che le due opere hanno, in ogni caso, un valore storico e che questo non possa che tradursi in un’opportunità per una “discussione aperta”.

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