Guerriglia comunicativa contro Adidas alla Berlin Fashion Week: “pagate i lavoratori!”
Un’azione di guerriglia comunicativa realizzata durante la settimana della moda di Berlino ha portato un certo scompiglio fra i media di settore, puntando i riflettori sul lato oscuro dell’intera industria e in particolare del marchio Adidas. Tutto è iniziato con un comunicato stampa inviato ai blogger e giornalisti di moda da quello che pareva essere un indirizzo e-mail di Adidas, che annunciava un “piano rivoluzionario” per l’azienda tedesca di abbigliamento sportivo, progettato per “affrontare la realtà” delle condizioni di lavoro nelle fabbriche del sud-est asiatico dove vengono prodotti molti dei suoi capi. Il messaggio conteneva l’invito a una sfilata speciale della nuova collezione “Realitywear”, con pochissimo anticipo, presso la Modehaus Platte.
Dietro l’evento, il duo di attivisti The Yes Men
Quello che i rappresentanti dei media non sapevano – e che non hanno scoperto fino alla fine dell’operazione – era che si trattava in realtà di un comunicato parodistico, scritto dal duo di attivisti controculturali, The Yes Men. Il loro modus operandi consiste nello spacciarsi per brand e organizzazioni internazionali per denunciarne in modo satirico contraddizioni e colpe. In passato hanno realizzato operazioni simili spacciandosi per portavoce dell’Organizzazione mondiale del commercio, di McDonald’s, della Dow Chemical e del Dipartimento statunitense per l’edilizia residenziale e lo sviluppo urbano.
“Realitywear”, una collezione per evidenziare gli abusi dei diritti dei lavoratori nelle fabbriche di Adidas
Sulla passerella hanno sfilato modelle con lividi, tagli, segni di contusioni e bruciature, colature di sangue finto. La “collezione”, presentata come curata da Pharrel Williams e Bad Bunny (entrambi artisti che collaborano con Adidas) consisteva in capi descritti come “accuratamente stravolti” e “riciclati da abiti indossati ininterrottamente per sei mesi da lavoratori cambogiani a cui sono ancora dovuti i salari trattenuti durante la pandemia”. In una teca di vetro erano esposte un paio di ciabatte con le celebri tre strisce della Adidas e spuntoni di metallo che emergevano dalle suole.
Prima dell’inizio della sfilata, un uomo, completamente vestito di Adidas, si è presentato come il Senior Creator del marchio e ha introdotto la collezione Realitywear dichiarando che si trattava del modo di Adidas di fare ammenda per i propri errori “Sono sicuro che avete sentito parlare dei nostri problemi negli ultimi anni” dice “solo per citarne alcuni, le accuse di antisemitismo o la Coppa del Mondo in Qatar”. Tuttavia, aggiunge, ci sono anche scandali che il pubblico non vede e che hanno a che fare con la filiera produttiva e lo sfruttamento dei lavoratori nelle fabbriche tessili del sudest asiatico. L’uomo, in realtà, è Mike Bonanno, pseudonimo di Igor Vamos, uno dei due fondatori di The Yes Men (l’altro è Jacques Servin).
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La sindacalista whistleblower in passerella
Dopo la presentazione, Bonanno ha invitato in passerella Vay Ya Nak Phoan ex operaia e rappresentante sindacale in una fabbrica tessile in Cambogia, licenziata dopo essere diventata whistlerblower, denunciando pubblicamente le condizioni di lavoro disumane negli stabilimenti. Bonanno dichiara che Adidas l’ha nominata co-CEO e sta per apporre la sua firma accanto a quella di Bjørn Guldens (l’ex dirigente Puma che ha assunto la guida di Adidas all’inizio di quest’anno) nell’ambito di nuovi accordi vincolanti dal titolo “Pay Your Workers Agreements”.
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La confusione dei media e la reazione di Adidas
Il pubblico sembrava, almeno inizialmente, considerare autentica la presentazione, tanto che il portale FashionUnited ha riportato il comunicato commentando “Adidas sembra aver imparato dagli errori del passato e sembra interessata a correggere seriamente la propria rotta”. L’articolo è stato cancellato poche ore dopo essere stato pubblicato.
The action was part of our efforts to convince @adidas to sign the #PayYourWorkers agreement & make them take responsibility for the workers who weren't paid their full wages, didn't get severance when they were laid off or were fired when joining a union. https://t.co/ep9sRYdQKX
— Clean Clothes Campaign (@cleanclothes) January 17, 2023
L’operazione parodistica è stata talmente efficace che Adidas ha dovuto pubblicare una smentita ufficiale, dichiarando di non aver mai prodotto la collezione Realitywear e che l’annuncio della nomina di Vay Ya Nak Phoan a co-CEO “non è corretto”.
Igor Vamos: “Adidas campione di greenwashing”
“Adidas è un’azienda che mi sta a cuore”, ha commentato in seguito Igor “Bonanno” Vamos: “Hanno una storia di scandali incredibili che sono riusciti a superare. Sono maestri di greenwashing. Bjørn Gulden ha parlato molto di fare la cosa giusta – forse la trovata di oggi li spingerà a farla davvero. Il motto di Adidas è: Impossible is nothing: è ora che ne siano all’altezza”.
La collezione Realitywear, ovviamente, non è stata realizzata da Adidas, ma è una rivisitazione satirica a cura del duo di stilisti berlinesi Threads and Tits.
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