Le recenti dichiarazioni del ministro tedesco della giustizia Marco Buschmann (FDP), a proposito della nuova legge sull’autodeterminazione e in particolare in riferimento alle donne trans, hanno creato forte indignazione in chi credeva in una svolta inclusiva.
Le parole del politico liberale, infatti, ribadiscono una divisione che molti definiscono l’essenza stessa della transfobia. E la comunità queer si ribella.
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Dopo una serie di rinvii (doveva essere approvata alla fine del 2022), la nuova legge sull’autodeterminazione delle persone transgender in Germania dovrebbe entrare in vigore la prossima estate. Il nuovo provvedimento andrà a sostituire il Transsexuellengesetz, legge vecchia di 40 anni e ormai decisamente obsoleta.
La novità principale sarà la possibilità di cambiare il proprio genere all’anagrafe attraverso un’autodenuncia, invece che attraverso una procedura che parte da una valutazione psicologica e si conclude con una sentenza di ratifica. Un percorso, questo, abbastanza pesante e a volte penoso, soprattutto per i minori, costretti e rispondere a domande imbarazzanti e intime. Insomma, la nuova legge semplifica il cambiamento della voce di genere nello stato civile e quindi dello status ufficiale, non regola le questioni mediche. Giusto per chiarire una questione troppo spesso fraintesa.
Le frasi del ministro Buschmann sulle donne trans gelano gli attivisti
Molti attivisti si sono detti felici della nuova legge, considerandola un passo in avanti sulla strada dell’inclusione delle persone transgender all’interno di una società sempre più in grado di rispettarne l’identità. Le recenti dichiarazioni del ministro della giustizia Marco Buschmann, però, hanno avuto per molti l’effetto di una doccia gelata.
In un’intervista rilasciata il 6 gennaio al quotidiano Die Zeit, infatti, Buschmann ha precisato che la nuova legge riguarderà soprattutto il rapporto tra il cittadino e lo Stato, ma che in altri ambiti della società le cose non cambieranno poi tanto. Ad esempio, le donne trans potranno comunque essere escluse delle saune femminili, a discrezione del gestore, anche se riconosciute come donne dallo Stato.
Possibile escludere le donne trans dalle saune femminili
“Il gestore di una sauna femminile dovrebbe ancora poter dire: voglio tenere conto della protezione della privacy delle mie clienti donne e quindi legare la valutazione all’aspetto esteriore di una persona” ha dichiarato serenamente Buschmann.
Il politico liberale si è persino preoccupato del fatto che gli operatori che decideranno di escludere le donne trans dalle saune femminili possano correre, per questo, il rischio di una causa in base alla legge sulla parità di trattamento. “Dobbiamo regolamentare tutto in modo ordinato. Si tratta di un’operazione tecnicamente impegnativa e che deve essere elaborata a fondo” ha dichiarato.
Il ministro della giustizia legittima la discriminazione
Il ministro della giustizia, in poche parole, ha affermato esplicitamente che le donne trans, per quanto riconosciute ufficialmente come donne nei registri dello stato civile, potrebbero continuare a essere escluse, con la benedizione del governo, da alcune strutture e attività. In pratica, un rappresentante dell’esecutivo federale ha ufficialmente considerato legittima la discriminazione di una categoria, addirittura manifestando l’intenzione di aiutare chi vorrà discriminare a non incorrere nelle conseguenze della violazione della legge sulla parità di trattamento.
Le parole di Buschmann recepiscono le richieste dei movimenti trans-escludenti
Compiaciuti sono tutti coloro che avevano avversato la nuova legge proprio perché temevano fosse “troppo inclusiva”, soprattutto le femministe radicali trans-escludenti, le cosiddette terf. L’esempio della sauna, così come dello spogliatoio o del rifugio per sole donne, è del resto proprio uno dei loro cavalli di battaglia e le parole del ministro recepiscono la loro costante richiesta di escludere le donne trans dagli spazi femminili.
Anche Alice Schwarzer, controversa femminista tedesca, a marzo aveva dichiarato di temere la nuova legge sull’autodeterminazione. Si era detta preoccupata da quella che aveva chiamato “moda trans” e dal fatto che orde di adolescenti sgomitassero per farsi riassegnare il genere per sfizio.
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La comunità queer reagisce: “Evidente il tentativo di includere le terf nel processo legislativo”
Dopo le dichiarazioni di Buschmann, la furia della comunità queer si è espressa in modo potentissimo. “È evidente che qui si tenta di tenere conto, nel processo legislativo, della posizione delle TERF secondo cui le donne trans non sono donne” ha tuonato il presidente di SPDqueer dell’Alta Franconia, Sebastian Kropp.
Anche Die Linke.queer, in un comunicato, ha descritto le dichiarazioni di Buschmann come uno “schiaffo a tutti coloro che confidavano nell’annuncio del governo federale di una tempestiva regolamentazione della legge sullo status personale”. Ancora peggiore del ritardo, sempre secondo il comunicato, è il tentativo di Buschmann di minare la legge sulla parità di trattamento. “La protezione contro la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere fa parte della Costituzione e deve essere applicata senza eccezioni”, hanno chiesto i portavoce Luca Renner e Frank Laubenburg.
Sven Lehmann (Verdi), commissario del governo federale per le politiche queer, si è aggiunto a chi protesta, twittando: ”Il governo dovrà misurarsi con il fatto che una legge sull’autodeterminazione distrugge le discriminazioni e non ne costruisce di nuove”.
Die Bundesregierung wird sich daran messen lassen müssen, dass ein #Selbstbestimmungsgesetz Diskriminierung *abbaut* und nicht neue *aufbaut*.
Das ist doch wohl hoffentlich klar. Darauf werde ich als Queer-Beauftragter achten.
— Sven Lehmann (@svenlehmann) January 8, 2023
Insomma, le dichiarazioni del ministro della giustizia rendono chiaro alla comunità trans di come la strada sia ancora abbastanza in salita, anche in Germania. Un’ulteriore conferma è il fatto che Buschmann abbia fatto intendere che l’approvazione della legge sull’autodeterminazione entro l’estate potrebbe non essere certa.
“Sono personalmente motivato a procedere rapidamente, ma se nella conversazione con un altro ministero emergeranno ancora problemi, potrebbe essere necessario un po’ più di tempo, per risolverli” ha infatti dichiarato il ministro, probabilmente alludendo alle divergenze con Lisa Paus, la ministra della famiglia dei Verdi.
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