Savana Funk il 15 dicembre a Berlino: “Pronti e carichi più che mai!”
I Savana Funk sono Aldo Betto, Youssef Ait Bouazza e Blake C. S. Franchetto. La band, che unisce funk, rock e blues in una miscela esplosiva, si esibirà a Berlino il 15 dicembre, sul palco del club Badehaus, nell’ambito dell’iniziativa “SUONO GRASSO”, evento internazionale itinerante, con lo scopo di promuovere la musica e i musicisti indipendenti dell’Emilia-Romagna.
Oltre ai Savana, il 15 dicembre si esibiranno anche Giardini di Mirò, Cemento Atlantico, Julian Zyklus, Korobu e R.Y.F.: sei set per un evento da non perdere! Potete acquistare qui il biglietto, mentre questo è l’evento Facebook ufficiale.
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Manca poco al vostro concerto berlinese, come vi sentite?
Aldo: Da dio. Il tour del nuovo album, “Ghibli”, in Italia sta andando molto bene, ma portare la nostra musica fuori dai confini nazionali è una delle nostre priorità. E avere tra poco giorni un live a Berlino è una cosa che ci carica tantissimo.
Cosa devono aspettarsi, le persone che verranno al concerto? A che tipo di set darete vita?
Youssef: Ai nostri concerti ci piace che le persone ballino, stiano bene e si divertano. Ci piace creare una forte connessione con l’ascoltatore e che si crei uno scambio di energie tra noi e il pubblico.
Siete nati nel 2015 e non vi siete più lasciati. Quanto siete simili, tra voi, e quanto diversi?
Aldo: Siamo diversi per età, per provenienza geografica, per gusti musicali, ma in qualche modo complementari, musicalmente e umanamente. Ce ne siamo accorti subito, al primo incontro in sala prove. Siamo come tessere di un puzzle che collimano. Condividiamo una devozione assoluta alla musica e al suonare. Questo è il trait d’union più forte, e attraverso la musica abbiamo imparato a conoscerci in profondità.
Da “Propaganda Live” al “Jova Beach Party”, siete stati in grado di dare vita a jam per cui siete famosi. Guardandovi, stupisce quanto riusciate a fondervi, nella performance. Come si coltiva questa armonia, che vi fa sembrare una cosa sola?
Blake: La jam è parte del nostro DNA, tant’è che la primissima volta che ci siamo incontrati, ricordo che ci siamo stretti la mano e via subito con una jam… abbiamo subito percepito che c’era qualcosa di speciale! Ci piace improvvisare, è una cosa che facciamo spesso, ci serve anche per creare. Molti brani della nostra discografia sono nati da una jam, che è stata poi elaborata e sviluppata…
Il vostro ultimo album, “Ghibli”, è del 2022. Descrivetecelo!
Blake: “Ghibli” è il nostro quinto lavoro discografico. Si sente la sinergia di una band che suona da 7 anni insieme. La nostra percezione, al riascolto, è di un sound sempre più a fuoco, sempre più incentrato sulla nostra identità peculiare. Groove e melodia sono le nostre bussole musicali. Con questo disco si sentono questi fattori mescolarsi insieme, armonicamente.
Ghibli è il nome di un deserto caldo che soffia dall’Africa verso il Mediterraneo. Questa contaminazione tra Europa e Africa si rivela anche nella nostra sensibilità musicale. Non poteva esserci un titolo più calzante per questo lavoro, di cui andiamo molto fieri. Nel disco sentirete elementi di musica berbera, maliana, ghanese, ma contemporaneamente, in ugual misura, si percepiscono chiaramente il blues, l’elettronica, il punk, il rock psichedelico, il pop, il jazz, il funk, l’afrobeat… il tutto rimescolato in stile Savana Funk!
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