Morte di Davide Rebellin: indagato a piede libero un camionista tedesco
Ha suscitato scalpore e indignazione, in Italia, il mancato arresto del camionista tedesco identificato come possibile responsabile della morte di Davide Rebellin, l’ex ciclista professionista morto lo scorso 30 novembre in un incidente sulla rotatoria della regionale 11, vicino al casello dell’A4, nei pressi di Montebello Vicentino (VI). L’uomo, originario del Nord Reno-Westfalia, è attualmente indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso.
La Germania non riconosce il reato di omicidio stradale, quindi il camionista è indagato a piede libero
A differenza di quanto sarebbe avvenuto in Italia, però, il camionista non è stato posto in stato di fermo perché la Germania non riconosce il reato di omicidio stradale, come invece fa l’Italia, e per le fattispecie di reato individuate, nel sistema tedesco, non è prevista la carcerazione preventiva.
Dopo aver investito Rebellin, il camionista è scappato senza prestare soccorso
Il cinquantunenne Rebellin, che si era ritirato dall’attività agonistica un mese prima dell’incidente, è stato investito dal camion guidato dal sospettato, il quale non avrebbe rispettato la precedenza. Il conducente, secondo quanto riferiscono alcuni testimoni oculari che hanno fornito foto dell’incidente e che confermano quanto emerso dalle registrazioni delle telecamere di sicurezza, sarebbe sceso dal mezzo, si sarebbe avvicinato alla vittima e poi sarebbe risalito sul camion e si sarebbe allontanato senza prestare né chiamare soccorso. Rebellin è morto sul luogo dell’incidente.
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L’indagato ha già commesso altri reati stradali in Italia
Il responsabile sarebbe un sessantaduenne di Recke, nel Nord Reno-Westfalia, impiegato nella ditta di trasporti del fratello. Alla sua identificazione si è arrivati in temi brevi, anche grazie alla collaborazione della polizia tedesca. L’uomo, del quale non si conosce l’identità, non è al suo primo reato stradale: risultano a suo carico altri due procedimenti, entrambi in Italia. Oltre 20 anni fa, infatti, avrebbe patteggiato una condanna per omissione di soccorso a Foggia, per un incidente simile a quello che ha ucciso Rebellin. Inoltre, nel 2014, la polizia di Chieti gli ha ritirato la patente per guida in stato di ebbrezza.
Il camionista è attualmente indagato a piede libero. Il titolare dell’azienda ha collaborato con le autorità spiegando che il fratello è tornato in Germania subito dopo l’incidente, arrivando a Recke dopo un passaggio per Berlino.
L’intera comunità del ciclismo italiano è ancora sconvolta dalla morte improvvisa di Rebellin, che era considerato da tutti l’incarnazione del ciclismo più sano e onesto e dello spirito sportivo. Vincitore di una Liegi-Bastogne-Liegi e di una Amstel Gold Race oltre che di una tappa al Giro d’Italia 1996, Davide Rebellin aveva anche corso per la squadra d’élite tedesca Gerolsteiner.
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