Il Museo per la Comunicazione di Berlino, per capire i vecchi e nuovi media

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Foto di Stefano Comi

Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)

Il vostro primo telefono sono stati due barattoli di latta uniti da uno spago? E in cantina avete un cassettone con vecchi altoparlanti che potrebbero ancora servire, una decina di cassette Atari che non si sa mai, condensatori, bobine, un saldatore elettrico, gli Hard Disk che avete smontato dai vostri primi Personal Computer che potrebbero tornare utili per aumentare la capacità dell’ultimo Business Pc’s? Il Museo per la Comunicazione è un posto che dovete assolutamente visitare.

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Foto di Stefano Comi

Le origini

L’edificio sulla Leipziger Strasse fu costruito tra il 1871 e il 1874, inizialmente come ufficio postale generale, dall’architetto Carl Schwatlo, responsabile di numerosi edifici per l’ufficio postale imperiale ottenendo le lodi del Kaiser Wilhelm I per il suo stile “puro e semplicemente dignitoso!” Cambiò il nome in Reichspostministerium, Ministero delle Poste del Reich durante la Repubblica di Weimer nel quale si raccolsero le prime collezioni di francobolli e altri cimeli della storia delle poste.

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Foto di Stefano Comi

Gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale dai bombardamenti alleati e dai combattimenti casa per casa durante la battaglia di Berlino, alla fine del conflitto erano rimaste le sole mura perimetrali. Dopo la fine della guerra, le rovine giacevano nel settore sovietico di Berlino Est, lentamente iniziarono i lavori di restauro. Il risultato fu inizialmente una mostra filatelica in uno spazio molto limitato che andrà ampliandosi via via negli anni successivi.

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Foto di Stefano Comi

Il Museo Postale, antenato del Museo per la Comunicazione

Nell’aprile 1960 viene inaugurato il Museo Postale con una mostra permanente sullo sviluppo del sistema postale e delle telecomunicazioni nei dipartimenti sulla storia del sistema postale, sulla telegrafia e telefonia nonché sulla radio e la televisione con apparecchi, modelli e attrezzature. Nel 1964 viene inaugurata al primo piano dell’edificio una mostra filatelica permanente.

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Foto di Stefano Comi

In vista del 750° anniversario di Berlino nel 1987, il Politburo del Comitato centrale del Partito socialista unitario di Germania decise di ricostruire completamente l’edificio e di riaprirlo come Museo postale della DDR. Tuttavia, i lavori basati sui piani dell’architetto Klaus Niebergall furono ritardati e nel 1987 era disponibile solo una parte dello spazio espositivo previsto. L’eccezionale lavoro di costruzione fu completato solo nel 1990, dopo la caduta del muro di Berlino, con la ricostruzione dell’atrio. La riapertura non fu comunque facile, durante la seconda guerra mondiale infatti la collezione fu decimata e fatta a pezzi. Molti dei reperti rimasti nell’edificio non sopravvissero alla guerra. La maggior parte delle parti più importanti della collezione era stata trasferita al castello di Waltershausen in Baviera.

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Foto di Stefano Comi

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I problemi del dopoguerra

Dopo la fine della guerra, l’amministrazione militare americana responsabile, si rifiutò di consegnare i rari reperti, fra i quali un rarissimo “Mauritius rosso” e un ancor più raro “Mauritius blu”, alle autorità postali nella zona di occupazione sovietica. Altri reperti preziosi della collezione di francobolli erano stati portati prima della fine della guerra a Eisleben, l’attuale Sassonia-Anhalt rimasta durante la divisione nel settore sovietico.

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Foto di Stefano Comi

Nel tumulto del dopoguerra i possedimenti furono saccheggiati e gli oggetti di maggior valore scomparvero. Quando riapparvero nel 1976, la DDR li rivendicò. Solo dopo la riunificazione tedesca nel 1990 i francobolli sono tornati nell’archivio filatelico. Distribuiti su più piani, nel museo vengono trattati più di 2000 anni di storia della comunicazione, dalle prime “bollette di accompagnamento” dei pastori intagliate su pezzi di legno, codici fatti di nodi su cordicelle allineate, dispacci segreti scritti su strisce di cuoio da avvolgere attorno a bastoni secondo una norma convenuta, i primi telegrafi, telescriventi a rulli, centraline telefoniche con i collegamenti via cavo e spina, tubi e bussolotti di posta pneumatica funzionanti e a disposizione del pubblico per un divertente esperimento e, a seguire, le fasi più importanti della comunicazione umana fino al moderno smartphone.

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Museo per la Comunicazione 1

Particolare interessante: il Museo della Comunicazione è interattivo e offre a bambini e ragazzi l’opportunità di scoprire e comprendere nuovi e vecchi media, ogni sabato con guida ed esperimenti a tema.

Foto di Stefano Comi

Come arrivare al Museo per la Comunicazione: U2 fermata Mohrenstraße oppure U2/U6 fermata Stadtmitte. Bus M48, 200, 265. Sconsigliata l’automobile.
Simpatico caffè all’interno del museo.
Buona visita.

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