Quando, il 14 aprile del 2016, la polizia di Berlino aveva fatto incursione all’interno dell’Artemis, il più grande bordello di Berlino e uno dei più grandi di tutta la Germania, si era trattato di un’operazione su vasta scala. Centinaia di agenti di polizia, investigatori della finanza e pubblici ministeri avevano perquisito il bordello nel quartiere Halensee ed erano stati effettuati diversi arresti. In seguito, la Procura aveva parlato, tra l’altro, di legami con la criminalità organizzata.
Tutte le accuse del 2016 sono cadute, nessun rinvio a giudizio
Le accuse, tuttavia, sono state progressivamente smantellate fino a quando, alla fine del 2018, il Tribunale regionale di Berlino ha negato il rinvio a giudizio. I due gestori del bordello hanno quindi fatto causa per un risarcimento di almeno 200.000 Euro, per essere stati oggetto di accuse pubbliche diffamatorie (con riferimento particolare alle dichiarazioni rilasciate dall’ufficio del pubblico ministero in una conferenza stampa dell’aprile 2016, che sono state ritenute in parte imprecise e pregiudizievoli) e aver subito danni materiali e procedimenti di custodia cautelare ritenuti ingiusti e immotivati.
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Il Land avrebbe potuto evitare di arrivare in giudizio donando 25.000 Euro all’UNICEF
A novembre di quest’anno, il Land di Berlino si era detto disposto a scusarsi pubblicamente con i due gestori, ma le parti non erano pervenute a un accordo sul risarcimento: i due proprietari dell’Artemis avevano infatti chiesto che fosse versata all’Unicef la somma di 25.000 Euro. Il procedimento è proseguito dunque fino a martedì, quando la Corte d’Appello di Berlino ha riconosciuto ai querelanti un risarcimento pari a 50.000 Euro ciascuno più gli interessi, i quali ammonterebbero a un totale di 10.941 Euro.
Secondo la Corte d’Appello, l’accusa, in particolare con le dichiarazioni pubbliche del 2016, ha violato in modo sostanziale il principio della presunzione di innocenza, muovendo accuse non corroborate dal contenuto delle indagini e muovendo paragoni, come quello con il boss Al Capone, che lasciavano supporre una gran quantità di reati a carico dei due indagati.
I gestori dell’Artemis devolveranno tutto il ricavato alla ricerca e alla cura dei bambini malati di cancro
La Corte ha giustificato l’importo dell’indennizzo affermando che i rappresentanti del Land di Berlino avevano violato ripetutamente i diritti dei due gestori dell’Artemis Hakkı e Kenan Şimşek durante il processo e in seguito non erano stati disposti a correggere la situazione. “Il Land di Berlino ha perso l’occasione di ammettere gli evidenti e gravi errori della Procura” ha dichiarato l’avvocato dei due gestori del bordello, Ben M. Irle, aggiungendo che “Un simile comportamento nell’amministrazione della giustizia, caratterizzato da ostinazione e compiacenza, è un segnale d’allarme per lo Stato di diritto”.
I due imprenditori hanno deciso, dopo il verdetto, di donare l’intero importo del risarcimento, compresi gli interessi a un ente che si occupa della ricerca di base e del trattamento dei bambini malati di cancro a Berlino. “Per noi non è mai stata una questione di soldi, ma sempre di diritti”, hanno dichiarato “Volevamo che qualcuno riconoscesse che ciò che ci è accaduto attraverso le azioni improprie della polizia e delle autorità investigative non era legale. Questo è ciò che abbiamo ottenuto con la chiara sentenza di oggi della Corte d’Appello di Berlino”
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