Kloster Himmelpfort, il monastero “Porta del Cielo”

Kloster Himmelpfort
Foto di Stefano Comi

Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)

Immagino sia stata una fredda mattina agli inizi della primavera, dalla cappella del Monastero di Lehnin alla fine dell’ora prima sale il canto “verba mea audi Domine intellege murmur meum…” quando proprio di fronte alla Porta orientale, ai due carri carichi di attrezzi e provviste, frate Bernardo attacca due pariglie di buoi. Il monastero esiste ormai da oltre un secolo, gli anni in cui gli alloggi dei monaci erano modeste baracche e il pranzo si riassumeva in una rara brodaglia di verdure selvatiche accompagnate da poco pane condito con la cenere del forno sono ormai lontani.

Kloster Himmelpfort
Foto di Stefano Comi

Le origini del monastero

La regola di lavoro e preghiera viene ancora rispettata, ma l’occupazione dei confratelli è ora distribuita fra l’ospedale, la birreria, gli uffici di amministrazione, la sovrintendenza ai lavori dei campi e nelle stalle riservati ai contadini dei villaggi vicini. Dalle finestre della vasta libreria dove si ricopiano con pazienza e in silenzio i maggiori testi sacri, gli amanuensi commentano con un leggero sorriso il lavoro alacre che i novizi nell’ampio cortile, ancora entusiasti della vita monastica, si sobbarcano con la forza della fede. Fra questi spicca da qualche tempo frate Otto, fratello di sangue di Alberto III margravio del Brandeburgo. Così non sarà difficile per l’abate, quando il reggente gli chiederà di colonizzare i vasti territori a est del fiume Havel, fare la sua scelta.

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Foto di Stefano Comi

Finita la preghiera, a capo di trenta uomini fra i quali esperti artigiani, sapienti agricoltori, panettieri, un maestro birraio, un cerusico e numerosi novizi, Frate Otto prende il comando della colonna e, al canto di “qui habitat in abscondito Excelsi in umbraculo Domini…” uomini e buoi iniziano il loro cammino attraverso la marca, costeggiando, quando possibile, la riva del fiume e affrontando pericoli e difficoltà con devoto stoicismo. Il viaggio dura due settimane, superato il villaggio di Fürstenberg e raggiunta una collina fra i laghi di Sydowsee, Moderfitzsee e di Hausse, di fronte a tanta meraviglia, sicuro di aver trovato il posto ideale per il nuovo insediamento, Frate Otto si inginocchia in preghiera, alza gli occhi al cielo in segno di ringraziamento e si lascia scappare l’espressione “coeli porta” che, come per altri monasteri cistercensi, darà il nome alla nuova comunità.

Kloster Himmelpfort
Foto di Stefano Comi

Il monastero e il villaggio

Anche se i primi anni durante i quali verranno costruiti gli alloggi, le stalle, i magazzini, la birreria, le mura di difesa non devono essere stati facili, il margravio aveva loro assicurato il possesso, l’amministrazione e lo sfruttamento di sei villaggi, tre boschi, circa 1700 ettari di terreno, dieci mulini, trentanove laghi dove, tranne per una limitata concessione agli abitanti del villaggio di Lychen, i monaci saranno gli unici ad avere il diritto di pesca oltre allo sgravio di ogni onere fiscale.

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La vita segreta dei monaci

Non sempre la vita del monastero procederà senza intoppi, il territorio è conteso dai principi del Meclemburgo che lo occuperanno nel 1316 per poi doverlo di nuovo cedere quando le truppe del Margravio verranno in soccorso. Ma più che per le guerre e le battaglie, il monastero acquisterà fra la popolazione la sua fama a causa di due episodi piccanti. Uno dei monaci si era innamorato, ricambiato, di una giovane donna di Lychen e decise, con lei, di farla entrare nel monastero nascosta in un covone di paglia. Arrivato sul ponte fra i laghi di Moderfitz e il Sydowsee incontrò sul suo cammino l’abate che, insospettito, gli fece deporre il covone e lo aprì… Il monaco venne punito, la fanciulla dovette tornare a casa da sola e il ponte si chiama ancora oggi “Strohbrücke“, il ponte della paglia.

Kloster Himmelpfort
Foto di Stefano Comi

Due suore del monastero di Zehdenick avevano ognuna un amante fra i frati di Coeli Porta. In viaggio per incontrarli ad un punto convenuto sulle rive del fiume Woblitz, si fermarono prima in riva al fiume Havel per prendere un bagno. La spiaggia dove entrarono in acqua si chiama ancora oggi “Nonnenstrand“, la spiaggia delle suore e il luogo d’incontro “Rosendamm” l’argine delle rose, anche se rose qui non ce ne sono mai state. A svuotare il monastero però, non furono le guerre i gli scandali, ma la riforma protestante. Espropriato dal principe convertito al protestantesimo, venne ceduto al nobile Adam von Trotte per saldare un ingente debito.

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Foto di Stefano Comi

Il passaggio al potere temporale

Dopo un altro passaggio di mano, finì, con tutte le sue proprietà, nelle mani del fisco e quindi del re prussiano Friedrich Wilhelm I. Del monastero restano oggi alcune rovine, la birreria in fase di restauro e la cappella che però non è l’originale. La località, grazie alla sua posizione, mantiene ancora oggi il carattere di una “Porta del cielo”.

Kloster Himmelpfort
Foto di Stefano Comi

Come arrivare al monastero Himmelpfort: digitare sul navigatore Klosterstraße 23, 16798 Fürstenberg/Havel. Da Berlino in poco più di un’ora.

Buona visita

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