Condannata attivista di Letzte Generation: “i giudici devono decidere da che parte stare”
Venerdì a Berlino è stata emessa la sentenza contro Helga H., attivista di Letzte Generation a processo per i reati legati ad alcuni dei tanti blocchi stradali del gruppo di attivisti per il clima. Il processo di per sé non sarebbe un evento di particolare rilievo: si tratta appena del settimo di oltre 130 procedimenti che, nel corso dei mesi a venire, andranno in giudizio. A concentrare l’attenzione mediatica su questo caso è senza dubbio il fatto che si tratti di una delle prime sentenze su questo fenomeno, ma anche il fatto che tale sentenza sia arrivata nello stesso giorno in cui è stata dichiarata cerebralmente morta la ciclista investita da una betoniera a Wilmersdorf e per il cui decesso sono stati indicati come parzialmente responsabili proprio gli attivisti di Letzte Generation, il cui blocco stradale potrebbe avere ritardato i soccorsi.
Anche per questo motivo, la difesa di Helga H. aveva presentato una mozione per rimandare la pronuncia del verdetto, poiché riteneva troppo alte le pressioni potenziali dell’opinione pubblica e dei media sulla magistratura in questo momento, considerando che gran parte della stampa sembrava chiedere a gran voce punizioni draconiane. Il giudice ha però respinto la richiesta definendola infondata.
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L’attivista cinquantaseienne è accusata di resistenza a pubblico ufficiale e blocco stradale
Helga H. ha 56 anni ed è quindi ben oltre la fascia di età che normalmente si attribuisce agli attivisti di Letzte Generation. Sono stati proprio gli agenti intervenuti durante le proteste a dire che è stato facile riconoscerla e ricordarsi di lei, anche guardando le foto e i filmati delle manifestazioni, perché la donna spicca in modo netto rispetto alla media degli appartenenti al movimento. In udienza la donna ha ammesso di aver partecipato alle proteste del 24 e 26 gennaio e del 9 febbraio di quest’anno e di essersi incollata all’asfalto una volta, su Tegeler Weg. I reati che le sono imputati sono resistenza a pubblico ufficiale e un reato che si potrebbe in parte assimilare a quello che nel sistema italiano è il reato di interruzione di pubblico servizio, che però in questa particolare istanza dell’equivalente tedesco ha una connotazione meno grave e viene indicato come “Nötigung”, traducibile con “coercizione”. Uno degli agenti che hanno testimoniato, tuttavia, ha dichiarato che la donna non ha opposto alcuna resistenza e si è lasciata trasportare. L’unica “resistenza” in questi casi, consiste nel fatto che, per poter staccare gli attivisti dall’asfalto, gli agenti devono procurarsi un solvente adatto. Proprio in ragione di questo, anche il pubblico ministero aveva ritenuto di chiedere solo un’ammenda di 1050 Euro, ritenendo che l’incollarsi all’asfalto, di per sé, non potesse configurare il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La difesa aveva invece chiesto il ritiro di tutte le accuse, sostenendo che la partecipazione di H. ai blocchi stradali fosse una forma legittima di protesta e un’istanza della libertà di riunione e di espressione.
L’attivista di Letzte Generation al giudice “decidete da che parte della storia volete stare, non siate complici della distruzione della vita”
In tribunale, H. si è scusata sia con gli agenti che con gli automobilisti che hanno vissuto un disagio a causa delle sue azioni e ha parlato del terrore che le suscitano le conseguenze della crisi climatica a livello globale, in particolare per gli effetti che hanno sulle popolazioni del Sud del mondo, che subiscono le catastrofi più gravi. Nel suo discorso, l’attivista ha fatto un appello diretto al giudice. “I tribunali hanno la responsabilità di dare l’esempio della volontà di sopravvivenza dell’umanità” ha dichiarato “Lei deve decidere da che parte della storia vuole stare”. Nelle parole dell’imputata, una pena severa renderebbe il giudice “complice della distruzione della vita delle persone nel Sud del mondo”.
Il giudice “la condanna è motivata solo da considerazioni legali. L’impegno per il clima è importante ma non giustifica reati”
Nelle motivazioni della sentenza, che ha confermato entrambe le accuse, il giudice ha specificato che la decisione è stata motivata esclusivamente da “considerazioni legali”. L’attivista di Letzte Generation è stata condannata a pagare una multa di 1350 Euro. Il giudice ha anche dichiarato che l’impegno di H. per la protezione del clima non può essere ignorato ma che “questo non comprende il fatto di prendere in ostaggio altre persone per i propri obiettivi” e ha specificato che l’obiettivo a lungo termine della protezione del clima deve rimanere fuori dalle considerazioni della corte e non può essere considerato una giustificazione per le azioni dell’imputata.
Alla pronuncia della sentenza, gli attivisti presenti in aula hanno rumoreggiato esprimendo evidente disappunto. Quando il giudice ha suggerito che “ci sono molti modi per protestare”, qualcuno ha riso. Uno degli attivisti presenti, alla fine dell’udienza, ha gridato nel silenzio generale “Abbiamo ancora tre anni, poi sarà troppo tardi”.
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