Arriva la smentita: il Berghain non chiude

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Eravate in pensiero? Il Berghain non chiude. Il famosissimo locale di Friedrichshain è un po’ come quelle celebrità ottuagenarie che periodicamente leggono i propri “coccodrilli” su internet e si ritrovano a dover fare un comunicato stampa per far sapere al mondo di essere ancora vive.

La smentita è arrivata a stretto giro dopo la pubblicazione delle voci sulla presunta chiusura da parte del magazine Faze, della Berliner Zeitung, del Tagesspiegel e di molte altre testate locali. A smentire è stato proprio il cosiddetto “insider” dal cui post su Facebook erano partite le voci e che si è rivelato essere Jürgen Laarmann, ex redattore della rivista Frontpage e veterano della scena techno, il quale ora scherza sul fatto di voler aggiungere “insider” alla propria lista di soprannomi.


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Laarmann ha chiarito, in un nuovo, lungo post su Facebook, che la notizia della chiusura era priva di fondamento e frutto di voci che si sono poi rivelate false. Dopo aver pubblicato il primo status nel quale paventava la fine dello storico club “con un grande punto interrogativo”, Laarmann è infatti entrato in contatto con altri operatori del settore che hanno smentito le voci secondo le quali uno dei proprietari si era già ritirato a vita privata e gli altri erano semplicemente stanchi di gestire il Berghain.

Nel suo lungo post di smentita, Laarmann si addentra poi in altre polemiche che animano la scena techno, emerse in seguito a una sua intervista rilasciata alla rivista Groove, in seguito alla quale Laarmann – che negli anni ’90 collaborava non solo a Frontpage, ma anche all’organizzazione della Loveparade – è stato accusato di aver “venduto la cultura giovanile all’industria del tabacco” (all’epoca Frontpage e la Love Parade erano sponsorizzate da una multinazionale che produce una nota marca di sigarette).

Le polemiche sulla scena techno di quasi 30 anni fa, tuttavia, interessano poco alla scena techno di oggi, per la quale conta invece una sola notizia: il Berghain non chiude. Semplicemente, se ne è parlato ancora una volta e ancora una volta si è ribadito come questo imponente edificio dai dintorni spogli sia considerato il simbolo e il tempio di un’intera sottocultura che, evidentemente, Berlino non ha alcuna intenzione di archiviare.

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