Sparò a un cassiere per non indossare la mascherina: ergastolo a Mario N.
Circa un anno fa, in Germania, ha fatto scalpore un omicidio avvenuto a Idar-Oberstein, in Renania Palatinato. In quella circostanza, l’avventore di una stazione di servizio aveva sparato al cassiere, Alexander W., il quale gli aveva chiesto di indossare la mascherina prima di entrare nel locale. Martedì, il tribunale regionale di Bad Kreuznach ha condannato il cinquantenne Mario N. all’ergastolo per omicidio.
N. si trovava già in regime di detenzione preventiva nel carcere di Rohrbach fin dal momento dell’arresto, avvenuto poco dopo il fatto.
Durante il processo sono emersi elementi inquietanti della vita dell’imputato, che sono stati utilizzati per tracciarne un quadro psicologico, ma non sono comunque bastati a far evitare la condanna all’ergastolo per quello che il tribunale ha definito un omicidio “particolarmente spregevole”. Durante la carcerazione preventiva, infatti, pare che N. abbia chiesto un supporto psicologico e rivelato alcune circostanze traumatiche della sua vita, come il suicidio del padre nel 2020, dopo il tentato omicidio della madre (rimasta comunque gravemente ferita da un colpo di pistola alla testa).
Un omicidio politico
Secondo il tribunale, si è trattato di un omicidio politico. Mario N., infatti, si sarebbe avvicinato a posizioni politiche radicali già nel 2015 e le sue convinzioni sarebbero arrivate al parossismo durante la pandemia e con l’entrata in vigore delle misure restrittive applicate in Germania. L’obbligo di indossare la mascherina, in particolare, era considerato da N. un abuso da parte dello Stato. Tuttavia, secondo il tribunale, Mario N. ha scelto di sfogare la propria frustrazione contro Alexander W., dal momento che non gli era stato possibile avvicinarsi a quelli che considerava i “responsabili” delle regole che non tollerava, come l’allora cancelliera Angela Merkel o l’allora ministro della Sanità Jens Spahn.
Dopo l’omicidio, avvenuto il 18 settembre, N. si era costituito. In quell’occasione aveva detto di aver voluto lasciare un segno contro le politiche del governo tedesco in relazione alla pandemia.
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Nella sentenza non sono state però incluse circostanze aggravanti, poiché l’imputato era incensurato e si è costituito, oltre ad aver mostrato rimorso per le sue azioni e a essersi scusato con la famiglia della vittima. Mario N. si è detto “sollevato” per questa decisione del tribunale, tuttavia la difesa, rappresentata dagli avvocati Alexander Klein e Axel Küster non ha ancora escluso di voler ricorrere in appello contro il verdetto. Entrambi avvocati avevano invocato l’ipotesi dell’omicidio colposo, sostenendo che l’imputato fosse, al momento dei fatti, limitato nella sua capacità di giudizio sia dallo stress fisico e mentale legato alla pandemia, che aveva significato per lui una riduzione del lavoro e quindi delle entrate, che dal fatto che, il giorno dell’omicidio, N. aveva bevuto oltre dieci lattine di birra da mezzo litro. Il tribunale, per contro, non ha ritenuto che le circostanze citate dalla difesa potessero configurare una ridotta capacità di intendere e volere al momento dei fatti.
Il pubblico ministero Nicole Frohn si è detta soddisfatta del verdetto e in particolare del fatto che all’imputato sia stato attribuito il reato di omicidio volontario e non colposo e sta comunque considerando di ricorrere in appello perché vengano riconosciute le aggravanti, come quella dei futili motivi. Qualora ciò avvenisse, a Mario N. sarebbe negata la possibilità di chiedere la semi-libertà dopo 15 anni di detenzione.
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