Giorgia Meloni attacca la Germania: “Blocca il price cap”. In realtà la Germania è possibilista e Orbán contrario

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Foto di Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica. Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons

Giorgia Meloni torna ad attaccare la Germania, che accusa di opporsi al price cap, il tetto europeo sul prezzo del gas. L’attacco è diretto anche ad Amsterdam, accusata di fare lo stesso in quanto sede della borsa TTF.

Per Meloni, il binomio Berlino-Amsterdam è il simbolo di un’Europa in cui il pesce grande divora il pesce piccolo e l’Italia è abbandonata a se stessa. Un argomento non esattamente nuovo e di fatto uno dei cavalli di battaglia della leader di Fratelli d’Italia, anche se in una versione edulcorata rispetto alle esternazioni di qualche anno fa (nel 2015 invocava l’uscita dall’euro). Oggi Meloni ribadisce di non volersi allontanare dall’Europa, ma l’argomento della Germania rapace, simbolo di un’Unione disinteressata ai Paesi meno forti, resta un evergreen della comunicazione sovranista. Ma qual è la vera situazione, nel caso specifico?


Giorgia Meloni come un peto
Vox España, CC0, via Wikimedia Commons
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Meloni: “Price cap impedito da Germania e Paesi Bassi”

Esaminiamo la questione più nel dettaglio. In un discorso pronunciato durante un confronto organizzato da Confcommercio, Meloni ha affermato che la Germania si oppone a un tetto massimo al prezzo del gas perché “più ricca di altri” e quindi intenzionata a far fruttare questo privilegio, comprando il gas a un prezzo più alto. Sostanzialmente, se i prezzi fossero bloccati da un tetto europeo, la Germania perderebbe il suo vantaggio competitivo. Meloni ha quindi aggiunto che la contrarietà al price cap dei Paesi Bassi si legherebbe al fatto che Amsterdam sia la sede della Borsa del gas, il Dutch TTF gas Future, che verrebbe certamente destabilizzata da un blocco dei prezzi.

Giorgia Meloni –
Foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica. Quirinale.it, Attribution, via Wikimedia Commons

Procaccini: “Sovranismo brutale di Amsterdam e Berlino”

Rincara la dose l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, dichiarando sul sito ufficiale del partito che Germania e i Paesi Bassi sono “gli unici Stati membri a bloccare ogni ipotesi d’accordo sul price cap“. Procaccini parla anche del “sovranismo brutale di Amsterdam e Berlino” e sostiene che a impedire il tetto ai prezzi sia un tandem guidato da “socialisti liberali e verdi”. Ma è davvero così?

Qual è la reale posizione della Germania e chi si oppone al price cap in Europa

In rapporto al price cap, la situazione è molto più complessa. Dal vertice europeo sull’energia tenutosi il 9 settembre, infatti, emerge una notevole divisione tra i Paesi europei. Solo 15, tra cui l’Italia, vorrebbero un tetto generalizzato su qualunque importazione di gas, mentre altri lo vorrebbero limitato alle forniture russe. Il ministro tedesco dell’economia, Robert Habeck, pur manifestando dubbi verso la misura, si è mostrato possibilista. Lo ha riferito il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un punto stampa alla fine del vertice. Cingolani ha infatti dichiarato che la Germania non ha espresso “nessuna pregiudiziale sul price cap”, ma solo delle perplessità sul fatto che possa essere sostenibile per i Paesi del Sud-Est dell’Europa.

Robert Habeck (Vors. Bündnis 90/Die Grünen) Foto: Stephan Röhl. Heinrich-Böll-Stiftung from Berlin, Deutschland, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

A essere fortemente contrari al price cap, invece, sono 5 Paesi, tra cui l’Ungheria di Viktor Orbán, che gode delle simpatie di Giorgia Meloni e di Nicola Procaccini molto più che il governo di Berlino. Quindi no, Germania e Paesi Bassi hanno dei dubbi sulla misura, ma non sono i soli e non sono neanche i più intransigenti.

Diciamo quindi che le dichiarazioni di Fratelli d’Italia appaiono, al momento, fuori fuoco. È però ipotizzabile che anche il commento di fatti internazionali si inserisca, in questa fase di immenti elezioni italiane, in una dinamica di competizione elettorale con gli alleati in Europa dei partiti di governo a Berlino e ad Amsterdam. D’altronde, Procaccini lo dice chiaramente, parlando di “alleati a Bruxelles di Renzi e Calenda, Letta e Bonelli”.

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