AperturaAttualitàstorie

Peter Fechter, la giovane vittima del Muro di Berlino che agonizzò un’ora nella Striscia della Morte

Peter Fechter era un ragazzo di appena 18 anni che trovò la morte cercando di attraversare il Muro di Berlino il 17 agosto del 1962.

La morte di Fechter fu particolarmente cruenta perché il giovane, colpito dalla polizia di frontiera di Berlino est, cadde nella cosiddetta “Striscia della morte”, dove agonizzò per circa un’ora, prima di spirare.


chris gueffroy

Leggi anche:
Chris Gueffroy, storia del ventenne ucciso mentre cercava di superare il Muro di Berlino

La terribile storia di Peter Fechter: una fuga finita male

Peter Fechter era un apprendista muratore diciottenne che viveva nella parte est di Berlino. All’epoca, com’è noto, la capitale tedesca era divisa in due settori, che simboleggiavano il nuovo assetto a blocchi del dopoguerra. Parliamo di un’epoca in cui gli schieramenti internazionali disegnavano nuove geografie artificiali, spesso in modo violento, come nel caso di Berlino. La capitale tedesca era infatti divisa da un Muro difeso da torrette di guardia e dai cosiddetti Vopos (abbreviazione di Volkspolizisten), soldati pronti a sparare a chiunque volesse lasciare il settore orientale.

peter fechter
Peter Fechter. not credited, Photoshopper: Mdd, Copyrighted free use, via Wikimedia Commons

Nonostante questo, Peter Fetcher decise di tentare la fuga insieme all’amico Helmut Kulbeik. Il piano era nascondersi nel laboratorio di un falegname in Zimmerstrasse, a Mitte, studiare i movimenti delle guardie di frontiera, saltare dalla finestra in quella porzione di terreno tra le due sezioni di Muro chiamata “Striscia della morte”, correre fino alla seconda sezione, alta due metri, scavalcarla e sconfinare nella parte ovest. Secondo i calcoli dei due ragazzi, si sarebbero a quel punto ritrovati a Kreuzberg, proprio vicino al Checkpoint Charlie. Le cose, però, si misero piuttosto male. Quando infatti i due provarono a scavalcare il secondo Muro, le guardie cominciarono a sparare. Kulbeik riuscì a farcela per il rotto della cuffia, ma Peter Fechter fu colpito al bacino e ricadde all’indietro, nella Striscia della morte. Che quel giorno dimostrò di meritare il suo macabro nome.

Croce in memoria di Peter Fechter, eretta il giorno successivo alla sua morte. cfr.Blunt., Copyrighted free use, via Wikimedia Commons

La Striscia della morte e l’agonia del diciottenne

Cominciò così la penosa agonia del diciottenne, davanti a centinaia di testimoni. Peter Fechter urlò incessantemente davanti allo sguardo impassibile dei Vopos, che avevano i fucili spianati, e davanti a quello imponente dei cittadini dell’est, di quelli dell’ovest e di diversi giornalisti. Nessun soccorso medico venne prestato al ragazzo, che rimase ad agonizzare fino a morire dissanguato. Solo dopo circa un’ora, i soldati dell’est vennero a prendersi il suo corpo esanime. Dal lato occidentale, intanto, continuavano ad aggregarsi persone che protestavano a gran voce e gridavano “Assassini!” ai poliziotti di frontiera.

Molto presto furono  deposte corone di fiori e una croce di legno vicino al luogo in cui era morto Peter Fetcher. Nel 1990 gli fu dedicata una stele che, ancora oggi, è un punto di riferimento importante per la commemorazione delle vittime del Muro di Berlino. Nel marzo del 1997, due ex guardie di frontiera della Germania Est, Rolf Friedrich ed Erich Schreiber, finirono sotto processo per la morte di Fechter, ammisero il fatto e furono entrambi condannati a un anno di prigione, ma con la sospensione condizionale della pena.

P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio