Delitto Lübcke, ergastolo confermato per l’estremista di destra Stephan Ernst

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Stephan Ernst. Photo credits: EPA-EFE/KAI PFAFFENBACH / POOL

La Corte di giustizia federale ha deciso: ergastolo confermato per Stephan Ernst, 48 anni, l’estremista di destra che nel 2019 ha ucciso l’esponente della CDU Walter Lübcke con un colpo di pistola alla nuca.

Confermata anche l’assoluzione in appello dall’accusa di favoreggiamento del secondo imputato, Markus H., 46 anni, condannato solo per violazione della legge sulle armi a una pena di un anno e mezzo con la condizionale.


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Non c’erano molti dubbi sul fatto che la corte federale di Karlsruhe, che in Germania rappresenta il tribunale di ultima istanza, avrebbe confermato la condanna all’ergastolo già emessa a carico di Stephan Ernst dal tribunale di Francoforte. Ernst, un estremista di destra, aveva maturato verso il politico cristiano-democratico Walter Lübcke un’avversione legata alla sua politica favorevole ai migranti e nel 2019 si era introdotto nella sua casa di Wolfhagen, nel nord dell’Assia, per poi freddarlo con un colpo di pistola alla testa. In aula, durante il processo, Ernst era poi scoppiato a piangere, si era scusato con la famiglia di Lübcke e aveva espresso il desiderio di seguire un programma di riabilitazione per estremisti di destra.

Per la famiglia della vittima, diversi punti sono ancora oscuri

La decisione della Corte di giustizia federale, tuttavia, lascia insoddisfatta la famiglia della vittima in relazione alla pena emessa a carico del coimputato Markus H.., già in libertà dall’autunno del 2020. La famiglia Lübcke, così come la procura, ritiene infatti che l’uomo abbia avuto un ruolo molto più centrale, nel delitto, di quello riconosciuto dai giudici. Lo stesso Ernst, che però ha cambiato più volte versione durante il processo, lo ha accusato di essere stato insieme a lui da Lübcke e persino di aver impugnato l’arma, ma a quanto pare queste dichiarazioni non sono state ritenute attendibili.

Irmgard Braun-Lübcke, moglie della vittima, lamenta “molte domande senza risposta” rimaste in sospeso. Alla fine di luglio aveva ribadito l’importanza, per la sua famiglia, di conoscere la verità e di comprendere i dettagli rimasti oscuri, in relazione agli ultimi minuti di vita del marito. Questa sentenza finale, purtroppo mette il punto alla ricostruzione ufficiale dei fatti, che restano dunque quelli accertati e presenti negli atti. In relazione a Stephan Ernst resta comunque riconosciuta la particolare “gravità della colpa”, che renderà molto difficile che il 48enne possa beneficiare dell’uscita anticipata dal carcere dopo 15 anni.

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