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“Documenta” e le accuse di antisemitismo: si dimette la direttrice. “Troppo tardi” dicono le istituzioni ebraiche

Dopo le polemiche sull’esposizione di un’opera accusata di essere antisemita, si dimette la direttrice di “Documenta”, Sabine Schormann.

“Documenta” è una delle rassegne d’arte contemporanea più note in Europa e si tiene ogni cinque anni a Kassel, in Assia.


Documenta 2022 Taring Padi

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“Documenta”, opera accusata di antisemitismo: si dimette la direttrice, Sabine Schormann

Sabine Schormann, direttrice della famosissima rassegna d’arte contemporanea “Documenta”, si è dimessa venerdì dopo una riunione del Consiglio di vigilanza, avvenuta a porte chiuse e durata tutta la notte. Le dimissioni della direttrice arrivano circa un mese dopo l’inizio di una serie di polemiche, mai placate, che si sono scatenate quando la mostra ha esposto, tra le altre opere, “People’s Justice”, del collettivo indonesiano Taring Padi.

“People’s Justice”, un dipinto controverso

Nell’opera, che vuole essere una rappresentazione dell’oppressione della dittatura di Suharto, in Indonesia, viene raffigurato anche un soldato con la faccia da maiale, un fazzoletto con la stella di David al collo e la scritta “Mossad” sull’elmetto, ma anche l’immagine di un ebreo ortodosso, con zanne, occhi rossi, sigaro e una bombetta nera con il simbolo delle SS.

Già nel mese di giungo, “People’s Justice” aveva suscitato il terremoto che ci si sarebbe aspettati, soprattutto in Germania. Immediate le reazioni di esponenti della politica e della cultura tedesche e, naturalmente, delle istituzioni ebraiche. L’opera, definita da più parti come offensiva e antisemita, era stata inizialmente coperta e poi rimossa dalla rassegna, mentre il collettivo indonesiano esprimeva il suo rammarico dichiarando di non aver voluto produrre nulla di antisemita e rammaricandosi delle offese involontariamente arrecate.

 

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Nominato un direttore ad interim, ma le polemiche non si placano

Intanto, il successore ad interim di Schormann è stato già nominato. Si tratta di Alexander Farenholtz e assumerà l’incarico il 19 luglio, inizialmente per un periodo limitato e cioè fino al 30 settembre 2022. Lo ha annunciato il sindaco di Kassel, Christian Geselle, che è anche il presidente del Consiglio di vigilanza di “Documenta”.

Le dimissioni di Schormann sono state accolte all’unanimità e hanno ricevuto l’approvazione di alcuni esponenti della politica e della cultura tedesche. Claudia Roth (Verdi), ministra di stato per la Cultura e i Media del governo Scholz, ha dichiarato alla Frankfurter Rundschau che ”ora si stratta di capire come sia potuta nascere l’esposizione di immagini antisemite e trarre le necessarie conclusioni relativamente alla mostra d’arte”. La stessa Roth si è dichiarata pronta a sostenere il processo di riposizionamento di “questo punto fermo così importante per l’arte contemporanea mondiale”.

Per il Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania, le dimissioni arrivano “troppo tardi”

Non è così felice il Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania, Josef Schuster, che con l’agenzia di stampa dpa ha definito le dimissioni di Schormann un “passo che arriva troppo tardi” e ritiene dunque che il problema non sia assolutamente archiviato. Schuster pensa che non solo la reputazione della mostra, ma anche quella della Repubblica Federale sia stata “immensamente danneggiata dalle sue azioni irresponsabili”. Anche Remko Leemhuis, direttore dell’American Jewish Committee, ha dichiarato alla BILD che i chiarimenti “sono appena agli inizi”.

È d’accordo con Schuser nel ritenere del dimissioni di Schormann tardive anche il commissario per l’antisemitismo del governo federale, Felix Klein. Alla BILD Klein ha dichiarato che “l’antisemitismo non deve essere accettato in nessuna forma nella vita culturale” e ha chiesto che la risoluzione del Bundestag di opporsi al movimento di boicottaggio anti-Israele BDS e di combattere l’antisemitismo sia la linea guida per il finanziamento culturale pubblico, in futuro.

In parlamento sostengono queste dimissioni l’SPD, i Verdi e i lib reali dell’FDP. Ed è andata persino oltre l’ultradestra di AfD, visto che il deputato Marc Jongen ha persino chiesto le dimissioni della ministra Roth.

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