Questa è la storia di Paolo, un italiano a Berlino, arrivato senza risorse e senza rete, ma con tanta voglia di farcela. All’inizio è impegnato a sopravvivere, ma alla fine riesce e a emanciparsi dal lavoro nero che offusca il futuro di molti connazionali e a dar corpo alla sua impresa, che ad agosto compie quattro anni.
Per questo la sua storia è importante, perché serve a capire che la direzione giusta è sempre quella che porta verso la luce del sole.
La storia di Paolo, da Caivano a Berlino: mettersi in gioco da zero
Paolo è di Caivano, un paese della pianura campana, in provincia di Napoli. Decide di lasciare l’Italia per seguire la sua compagna Francesca, che ha l’opportunità di essere assunta a Berlino e infatti vi si trasferisce, dopo un corso di tedesco online. Paolo la segue. Arriva nella capitale tedesca il 26 novembre 2016.
I primi mesi sono tutti di esplorazione della città. Cerca di conoscerla il più possibile e di capire da che parte cominciare a costruirsi un futuro. Non è facile, la situazione è incerta, ma Paolo è determinato e non ha paura di mettersi in gioco partendo da zero, anche con una certa dose di entusiasmo. In fondo, sta cominciando una nuova vita e ce la mette tutta perché ne valga la pena.
Lavorare in nero: i connazionali invisibili
A fine febbraio 2017 inizia a lavorare, in nero e sottopagato, per una ditta edile gestita da italiani. L’entusiasmo iniziale si scontra con una realtà sconfortante, simile a quella vissuta da molti altri connazionali all’estero. Soprattutto i nuovi arrivati, infatti, e in particolare quelli che non parlano la lingua del Paese ospite, finiscono per lavorare in contesti irregolari che garantiscono una sopravvivenza solo di facciata. Niente contratto, niente contributi, una paga insufficiente e soprattutto l’invisibilità totale di fronte alle istituzioni e alla società, in quanto lavoratori in nero.
Tuttavia, per molti, questo è uno step obbligatorio. È necessario trovare un domicilio, far fronte all’affitto e provvedere a tutte le spese indispensabili per la sopravvivenza. Insomma, i primi tempi possono essere molto duri, se non alienanti. Ormai si parla del termine “emigrati” come di una parola obsoleta, da sostituire con “expat” o con “italiani all’estero”, “italiani in Europa” o addirittura “europei in Europa”, ma tutto questo ha un significato relativo, quando c’è un sommerso di lavoratori sfruttati e invisibili.
Paolo e la “cazzimma”. Andare avanti per cambiare le cose
Paolo si ripete che a Berlino non resisterà, che se ne andrà prima, che non ce la fa. Poi scatta quella che lui chiama la “cazzimma napoletana”. Anche prima che possa rendersene conto, sta cominciando a reagire.
Sul lavoro, il suo compito è quello di capire la differenza tra i vari materiali da utilizzare, imparare dove acquistarli e conoscere come impiegarli. Ben presto matura una profonda conoscenza di tutto ciò che riguarda il settore e ne fa tesoro. Insomma, “impara l’arte e la mette da parte”, come si dice. Intanto, la ditta per cui lavora in nero continua ad accampare scuse, ritardando non solo il contratto, che regolarizzerebbe la situazione di Paolo, ma anche i pagamenti che gli sono dovuti.
Non sono momenti facili, come sa bene chiunque lavori in contesti non regolamentati, in cui l’ultima parola è sempre del capo. A quel punto, stanco di subire e soprattutto di non avere prospettive, Paolo decide di tentare il grande salto: aprire una ditta individuale. Incertezza per incertezza, vuole provare a costruire qualcosa.
Arriva la svolta. Comincia una nuova avventura
Si rivolge a un commercialista italiano, ma la richiesta per aprire la ditta torna indietro dopo tre mesi e il commercialista decide di rinunciare all’incarico. Paolo non si perde d’animo e chiede aiuto alla sua compagna, che tenta la stessa procedura e in appena 15 giorni riesce a ottenere il permesso. È l’inizio della svolta. Oltre a questo, Paolo decide di presentare il conto alla ditta per cui lavorava in nero. Fornisce tutte le fatture relative alle sue prestazioni, ma a sorpresa la ditta dichiara fallimento. Addio a soldi e speranze. Paolo, però, ha la “cazzimma”, ormai lo sappiamo, e quindi non si perde d’animo. Dopotutto, ormai ha la sua ditta e intende farla funzionare.
Comincia a girare tutti i locali italiani, per proporsi a chiunque voglia effettuare lavori di edilizia. Addirittura è disposto a lavorare di sera, dopo la chiusura, in modo da ottimizzare i tempi e non creare ritardi o problemi al servizio. Mentre attraversa tutta Berlino, cercando clienti, si muove anche su Facebook, proponendosi come artigiano piastrellista. Arriva il primo lavoro in proprio e il primo guadagno: 250 euro. È un inizio. Per valutare le sue prestazioni, Paolo ha una regola aurea. Cerca di mettersi al posto del cliente e si fa sempre la stessa domanda: “Se fossi in questa persona, pagherei di buon grado per il risultato ottenuto?”. Se la risposta è sì, sa di aver fatto un buon lavoro.
La ditta di Paolo si espande: comincia a ricevere sempre più richieste
Nel frattempo, il suo talento e le sue abilità ricevono il giusto riconoscimento cittadino. Paolo infatti ottiene diverse qualifiche professionali, rilasciate dalla camera dell’artigianato di Berlino, come maestro piastrellista, posatore di mosaico, parquettista ed esperto nella protezione del legno e nella stesura fondi a secco e umido.
Nel suo lavoro riversa entusiasmo e dedizione, cercando a tutti i costi di preservare lo stile italiano, rispettando al tempo stesso le norme edilizie di Berlino, molto diverse da quelle in vigore nella penisola. All’inizio, accetta solo piccoli lavori che può svolgere da solo, prevalentemente come piastrellista. Con il tempo, però, il suo talento e le sue competenze non passano inosservati e sempre più clienti gli chiedono anche altre prestazioni, di ambito sempre più ampio. Paolo comincia a collaborare con diversi architetti, a cercare collaboratori e infine assume dipendenti, con cui si comporta con la correttezza che altri non hanno avuto con lui.
L’ingresso in una realtà di eccellenza del design italiano
È cresciuto, ce l’ha fatta, i sacrifici sono stati tanti, ma finalmente le cose cominciano a girare. Fa un lavoro che gli piace, che ha imparato a fare bene e alla fine diventa anche il punto di riferimento su Berlino della Shiny Glass, di una realtà di grande prestigio.
È una bella storia, quella di Paolo, una storia di affermazione e riscatto dalla precarietà e dal mondo inquinato del lavoro nero, che tutto distrugge e a niente giova. E infatti Paolo ha iniziato a farcela non quando ha aperto la sua ditta, o quando ha cominciato ad avere successo, ma quando ha deciso di dire no a una situazione che lo avrebbe incatenato ancora a lungo, forse per sempre. Oggi, questo professionista può guardare con comprensibile orgoglio alla sua attività in espansione e sapere di aver realizzato tutto con le sue forze, senza farsi scoraggiare dagli ostacoli e arrivando sempre più lontano, con tutta la determinazione necessaria per riuscire.
Niente può sintetizzare la storia di Paolo più delle sue parole: “Nelle prime due settimane a Berlino mi ripetevo che non sarei rimasto fino a Natale. Invece eccomi qui, sei anni dopo: ora mi devono cacciare via a calci!”.
L’azienda di Paolo si chiama Piastrellista Fliesenleger Paolo Apollo. Per contattarlo: pagina facebook +491729354934, paoloapollo1@libero.it)
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