L’industria della carne tedesca sotto accusa: frattaglie pressate nei prodotti a base di pollo

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Il quotidiano Spiegel e il network NDR hanno messo sotto esame l’industria della carne in Germania, rivelando, nella giornata di giovedì, una scoperta che potrebbe costare cara ad alcuni produttori nazionali che distribuiscono insaccati e affettati in tutto il Paese. Stefan Wittke, un professore universitario di Bremerhaven, ha esaminato 30 varietà di prodotti a base di pollame utilizzando un nuovo metodo di indagine, il cui scopo è individuare la presenza di quella che si chiama “carne separata meccanicamente” – un sottoprodotto della macellazione il cui uso non è vietato, ma la cui presenza deve essere indicata sull’etichetta.

Che cos’è la carne separata meccanicamente?

IL Regolamento (ce) n. 853/2004 del Parlamento Europeo e del Consiglio, che stabilisce le norme specifiche in materia di igiene per gli alimenti di origine animale, definisce la Carne Separata Meccanicamente (o CSM) come il “prodotto ottenuto mediante rimozione della carne da ossa carnose dopo il disosso o da carcasse di pollame, utilizzando mezzi meccanici che conducono alla perdita o modificazione della struttura muscolo-fibrosa”. In altre parole, è una massa polposa di rimasugli di carne, cartilagine, tessuto connettivo e altre parti molli, che viene spremuta o raschiata dalle carcasse di pollame, dopo che i tagli di carne più pregiati sono stati prelevati dall’animale.


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Utilizzare CSM nella preparazione di alimenti come salsicce e affettati non è illegale, ma, dal momento che si tratta di una materia prima di bassa qualità e che costa pochi centesimi al chilo, la sua presenza deve sempre essere indicata in modo chiaro sulla confezione e, ovviamente, ha un’influenza sul prezzo a cui può essere venduto il prodotto finale. La mancata indicazione in merito può costare al produttore multe per decine di migliaia di Euro.

L’industria della carne tedesca mette in dubbio i risultati

Le aziende accusate di aver utilizzato carne separata meccanicamente senza apporre le corrispondenti indicazioni in etichetta appartengono al gruppo Tönnies, un colosso dell’industria della carne tedesca, che gestisce strutture di macellazione in tutto il Paese. I diretti interessati hanno negato recisamente le accuse, sostenendo di non utilizzare CSM nei propri prodotti per ragioni qualitative e mettendo in dubbio la validità delle indagini di Wittke.

Il docente di Bremerhaven sostiene di aver sviluppato un metodo di indagine che permette di identificare la presenza di CSM a partire dal prodotto finito, laddove prima questo tipo di verifica non era possibile. Nel corso dell’inchiesta effettuata in collaborazione con Spiegel e NDR, Wittke ha analizzato 30 campioni di salsicce e prodotti a base di carne di pollame di vari produttori, nessuno dei quali riportava l’avviso di utilizzo della CSM sull’etichetta. Nove di essi, fra cui quattro campioni di salsicce etichettate come biologiche, sono risultati contenere CSM. Tra i 20 campioni di salsiccia, quasi uno su due era positivo. Al contrario, non è stata riscontrata alcuna traccia di CSM nei campioni di carne in tagli, come il filetto. Cinque dei nove prodotti “incriminati” sono stati prodotti dal Zur Mühlen Gruppe, con sede a Böklund, che fa parte del gruppo Tönnies. Gli altri provengono dai produttori Franz Wiltmann, Wiesenhof e Mecklenburger Landpute GmbH. Questi prodotti sono attualmente venduti con marchi come Gutfried, Edeka Bio, Rewe Bio o Rewe Beste Wahl.

Qui l’inchiesta dello Spiegel.

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