In base a quanto riportato dai media, l’ex responsabile delle comunicazioni del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2, Steffen Ebert, era una spia della Stasi ai tempi della DDR.
L’uomo si è detto vittima del sistema, pentito dei suoi trascorsi e strumentalizzato dal regime. Si augura inoltre che la sua posizione venga considerata contestualizzando le sue azioni all’interno del periodo storico in cui sono maturate.
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Ex responsabile tedesco Nord Stream 2 era spia della Stasi
La notizia è stata data per prima dalla Bild, che nella giornata di sabato ha rivelato, citando un documento proveniente dall’archivio di sicurezza della Stasi, che il responsabile della comunicazione del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2, Steffen Ebert, nel 1982 collaborava con la Stasi con il nome in codice “Stier”, toro. Nello specifico era un cosiddetto “collaboratore informale”, in tedesco IM, che sta per Inoffizieller Mitarbeiter. Di fatto era una spia della DDR, che da tempo passava informazioni su privati cittadini al temibile Ministero per la Sicurezza di Stato della Germania est.
L’uomo si definisce una vittima del regime della DDR
Interpellato, Ebert ha rivelato di essersi pentito di aver passato informazioni su altri alla Stasi e sostiene di aver subito abusi dal regime “come quasi tutti i coscritti dell’epoca”.
Ha quindi aggiunto che “come molte persone nella DDR, nella mia incoscienza ero diventato vittima dell’indottrinamento del sistema”. Pertanto l’uomo, che oggi ha 57 anni, si aspetta che il suo ruolo “venga considerato nel contesto di quel periodo”. In base a quanto riportato dai media, inoltre, Ebert si rifiutò di proseguire la sua attività di informatore nel 1987, per “motivi di coscienza”.
Ripercussioni anche su Manuela Schwesig (SPD), da mesi al centro di polemiche
Al centro delle polemiche è finita anche la ministra presidente del Meclemburgo-Pomerania Anteriore, Manuela Schwesig (SPD). Schwesig, che avrebbe avuto un collegamento diretto con Ebert in merito in merito alla realizzazione di Nord Stream 2, negli ultimi mesi è stata accusata di aver utilizzato la Fondazione per il clima MV al mero scopo di assicurare al Cremlino la conclusione dell’affare.
Dal canto suo, la ministra nega recisamente che la fondazione fosse uno strumento fittizio per agevolare Mosca. Tuttavia ha già ammesso che, analizzando le cose da una prospettiva recente, “attenersi a Nord Stream 2 è stato un errore”.
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