A volte ci si stupisce di quanto possa essere bassa la soglia di tolleranza di un essere umano medio.
In Baviera, un uomo ha infatti portato in tribunale Audi perché non sopporta di ricevere dall’azienda comunicazioni scritte che contengano il cosiddetto linguaggio di genere. Un tentativo di mediazione è stato tuttavia rifiutato dalla casa automobilistica del gruppo Volkswagen. Il processo, dunque, andrà avanti.
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Rifiuta il linguaggio di genere e porta Audi in tribunale
Un dipendente Audi sta intraprendendo un’azione legale perché rifiuta di ricevere comunicazioni scritte che utilizzino il cosiddetto linguaggio di genere. Con questa espressione ci si riferisce a un linguaggio inclusivo che si adegua al genere (usando parole come “Mitarbeiter_innen”, oppure, per fare un esempio in italiano, lavoratori/trici).
Sembra impossibile, eppure queste formule hanno indisposto l’uomo a tal punto che ha ritenuto normale pretendere l’intervento di un giudice. A infastidirlo è soprattutto il cosiddetto “gender gap”, inteso ortograficamente come l’underscore utilizzato nella lingua tedesca per evitare il maschile generico e includere anche le donne e le persone non binarie (come in Schüler_innen). Martedì, il dipendente Audi è comparso davanti al tribunale regionale di Ingolstadt per far valere le sue istanze e ha dichiarato di non sopportare il linguaggio di genere utilizzato dall’azienda. Per fare un esempio concreto ha citato le istruzioni di lavoro, che contengono frasi del tipo: “Il_la esperto_a BSM è un_a esperto_a tecnico_a qualificato_a”. La corte pronuncerà la sentenza il 29 luglio
Il giudice tenta la mediazione, ma Audi rifiuta il compromesso
Il presidente del tribunale ha precisato di non aver intenzione di emettere una sentenza di “principio”, né tantomeno una pronuncia di merito sul tema, ma di essere chiamato a decidere esclusivamente sulla controversia in corso. Ha inoltre cercato di far raggiungere un accordo alle parti, consigliando ad Audi di scrivere al ricorrente in un linguaggio più tradizionale, in futuro, ma ha incontrato un muro. Audi infatti non ci sta e rifiuta il compromesso.
È infatti da marzo 2021 che la casa automobilistica ha introdotto, nelle comunicazioni scritte, interne ed esterne, un linguaggio che utilizza espressioni sensibili al genere e non intende rinunciarci. Tra queste le formulazioni neutre, ove possibile, come ad esempio “manager”, o la già menzionata doppia dicitura, maschile e femminile, con il collegamento dell’underscore.
L’avvocato del ricorrente ha precisato che l’uomo è chiaramente a favore della parità di diritti e contro le discriminazioni ma “vuole essere lasciato in pace con questo linguaggio di genere” e pretende che Audi non gli invii più comunicazioni scritte, siano esse lettere, email o istruzioni di ogni tipo, che contengano le tanto aborrite espressioni inclusive, perché lesive dei suoi diritti personali. Ad Audi vengono inoltre chiesti 100.000 euro per le violazioni già avvenute. La causa è sostenuta dalla German Language Association, che rifiuta il linguaggio di genere “come ideologia”.
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