Abusi sui minori: il pedofilo di Wermelskirchen aveva un complice a Berlino
Nuovi inquietanti particolari sono emersi nella drammatica storia di abusi sui minori che vede come protagonista Marcus R., un quarantaquattrenne del Nord Reno-Westfalia responsabile in prima persona di diversi stupri e sul cui computer è stato trovato un archivio di materiale pedopornografico senza precedenti. Le indagini stanno infatti evidenziando il ruolo significativo, nell’attività criminale di Marcus R., di un complice berlinese di 28 anni, Sönke G. In più occasioni, i due avrebbero agito di concerto, non solo scambiandosi materiale, ma aiutandosi vicendevolmente a commettere abusi su bambini.
Uno dei casi oggetto di indagine riguarderebbe un episodio svoltosi nello Zoo di Berlino, dove Sönke G. avrebbe “fornito” al suo complice un bambino disabile di sette anni. Il ventottenne berlinese lavorava infatti come assistente e babysitter soprattutto per bambini con disabilità ed era già stato arrestato a dicembre e condannato all’inizio di maggio a dodici anni di carcere, con detenzione preventiva, per aver abusato di ben 26 minori. Dallo storico delle chat di Marcus R. sarebbe emersa una fitta corrispondenza fra i due.
Fino a questo momento, al quarantaquattrenne di Wermelskirchen sono stati attribuiti dodici abusi su minori, compiuti in prima persona. Tuttavia, data la quantità smisurata di materiale pedopornografico trovato sul suo computer, del quale fino a questo momento è stato esaminato appena il 10%, gli inquirenti non escludono di poter risalire ad altri reati da lui commessi.
Marcus R. sospettato già dal 2020
I sospetti su Marcus R. erano iniziati durante le indagini svolte nel 2020 su una rete di pedofili nella zona di Münster, il cui imputato principale aveva comunicato con R. attraverso una videochat. All’epoca non era stato possibile risalire all’identità di R., che comunicava con lo pseudonimo “Jan”, perché il servizio di messaggistica Wire, utilizzato in quel caso, si era rifiutato di fornire gli IP degli utilizzatori agli inquirenti.
Un sistema di coordinato per commettere abusi su minori
Marcus R. e Sönke G. avevano creato un sistema efficace per supportarsi a vicenda nelle loro attività criminali e si stima che abbiano comunicato per circa due anni e mezzo, scambiandosi video dei rispettivi abusi e foto delle vittime. Da alcune conversazioni, emerge una certa preoccupazione di G. rispetto al fatto di essere riconoscibile nei video e di rischiare guai con la giustizia nel caso il materiale venisse scoperto, al che R. lo avrebbe rassicurato dicendo che la comunicazione era criptata e che promettendo di non divulgare mai i video e le foto in suo possesso.
In alcuni casi, l’uno assisteva in diretta agli abusi su minori compiuti dall’altro, attraverso piattaforme come Skype. Gli inquirenti sarebbero risaliti infatti a una videochat in cui R. “presenziava” da remoto, incitando il complice, mentre G. stuprava un bambino che gli era stato affidato. Marcus R. utilizzava soprattutto Skype, KIK e qtox (gli ultimi due sono servizi di messaggistica criptati) per conversare privatamente con altri individui, con i quali scambiava fantasie di stupri e torture ai danni di bambini e neonati.
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Proprio su qtox sarebbe stato coordinato il piano del 2019 per cui G. doveva condurre il bambino allo zoo e consegnarlo a R. perché ne abusasse.
Il ventottenne berlinese preferiva commettere abusi sui bambini disabili
Il profilo di Sönke G. non si distacca molto da quello del suo sodale: anche G., infatti, offriva i suoi servizi come babysitter su una piattaforma privata, affermando di “voler supportare le famiglie” e di “voler mettere a disposizione le sue competenze nel trattare con i bambini”. La sua offerta era anche particolarmente competitiva: solo 5 Euro l’ora, molto al di sotto del salario minimo di Berlino. Questa prospettiva ha attirato diverse famiglie, che gli hanno affidato i propri figli. Rispetto a Marcus R., però, Sönke G. aveva anche un’altra particolarità: aveva sviluppato una particolare ossessione per i bambini disabili. Di conseguenza, oltre a fare il babysitter, G. offriva i suoi servigi anche attraverso una società di collocamento senza scopo di lucro che offre servizi di assistenza per bambini con disabilità. Secondo quanto riporta Focus.de, l’uomo avrebbe anche ricevuto incarichi per servizi di assistenza da due uffici distrettuali.
Le fantasie di Sönke G. si sarebbero evolute in un vero e proprio fetish legato alla primissima infanzia. Prima di essere arrestato e condannato per abusi su minori, infatti, l’uomo era stato colto sul fatto dalla polizia mentre rubava pannolini in un asilo nido. All’arrivo degli agenti, avrebbe perfino tentato di difendere il “bottino” con un’arma da fuoco. La pena per quel particolare reato fu minima e non prese in considerazione nessuna accusa inerente alla pedofila.
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