Lauterbach: “21 giorni di isolamento in caso di vaiolo delle scimmie”. I pediatri tedeschi e l’OMS “niente panico”
A margine del 126esimo convegno dei medici tedeschi, attualmente in corso a Brema, il ministro della sanità tedesco Karl Lauterbach (SPD) si è espresso sui recenti casi di vaiolo delle scimmie riscontrati in Germania. Per le persone infette e per chi entra in contatto con loro, Lauterbach raccomanda 21 giorni di isolamento e motiva la proposta sostenendo che “nelle prime fasi di un’epidemia, è necessaria una risposta dura e tempestiva”. Dello stesso avviso sarebbero il Robert Koch Institut, con la cui collaborazione è stata elaborata la proposta del ministro, e il presidente dell’associazione medica tedesca, Klaus Reinhardt.
Il presidente del RKI Lothar Wieler ritiene ragionevole un aumento dei casi e pone come obiettivo dell’istituto quello di contenere il contagio attraverso il tracciamento dei contatti e l’adozione di misure igieniche atte a prevenire la trasmissione della malattia. Attualmente, in Germania, sono stati identificati casi in diversi Länder e sono in corso accertamenti sulle reti di contatti ravvicinati delle persone attualmente infette.
L’OMS: rischio per la popolazione basso
Più cauta la valutazione di Rosamund Lewis, capo del segretariato per il vaiolo dell’OMS, che martedì, a Ginevra, ha dichiarato che, nonostante l’aumento dei casi in Paesi in cui la malattia non è endemica sia preoccupante, il rischio per la popolazione generale è basso e l’epidemia può essere contenuta.
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Lothar Wieler ci ha tenuto anche a sottolineare che la trasmissione del virus avviene in seguito a uno stretto contatto e che non è corretto identificare i soggetti come particolarmente a rischio in base al loro genere o orientamento sessuale. L’affermazione va a contrastare la preoccupante equiparazione dell’omosessualità maschile come fattore di rischio, emersa dopo che alcuni casi si erano manifestati in seguito a rapporti sessuali fra uomini infetti e uomini sani. A differenza di quanto accade per il Covid, inoltre, la trasmissione per via aerea del vaiolo delle scimmie è trascurabile, poiché richiede un contatto prolungato faccia a faccia, tale da rendere necessarie misure di protezione dai “droplet” solo nel caso degli operatori familiari o dei conviventi. Wieler ha anche specificato che la trasmissione da persona a persona non è affatto facile e immediata come nel caso del Covid e che nella maggior parte dei casi la malattia guarisce senza alcun bisogno di particolari trattamenti nel giro di poche settimane.
Reinhardt è fra coloro che individuano la necessità di vaccinare i gruppi vulnerabili, ma fino a questo momento la definizione di tali gruppi non è emersa in modo chiaro. In un’intervista alla radio Südwestrundfunk, il presidente dell’associazione medica tedesca ha comunque dichiarato di non vedere alcun motivo di panico rispetto alla futura diffusione di questa patologia.
Anche l’OMS si è espressa contro una vaccinazione di massa nel caso del vaiolo delle scimmie. Richard Pebody, che è a capo del team europeo che si occupa di patogeni ad alto rischio, ha dichiarato che curare l’igiene e avere comportamenti sessuali responsabili sono le misure più importanti per limitare la diffusione del virus, insieme al tracciamento dei contatti e all’isolamento delle persone infette.
I pediatri tedeschi: no all’allarmismo sul vaiolo delle scimmie nei bambini. “Titoli fuorvianti”
In Germania, inoltre, il presidente dell’Associazione professionale dei pediatri, Thomas Fischbach ha lamentato, in una dichiarazione al giornale Neue Osnabrücker Zeitung, un eccessivo e immotivato allarmismo rispetto alla possibilità di contagio nei bambini. Della stessa opinione anche Tobias Tenenbaum, presidente della Società tedesca di infettivologia pediatrica, che ha dichiarato di ritenere improbabile la diffusione di un’epidemia in Europa. Entrambi i pediatri si sono riferiti, con termini fortemente critici, al modo in cui alcuni media hanno riportato la notizia che il vaiolo delle scimmie è considerato particolarmente pericoloso e più letale nei bambini. “Questi titoli sono fuorvianti ed esagerati” ha dichiarato Fischbach, criticando la tendenza a riportare a una situazione europea dati sanitari raccolti in Paesi molto diversi, nei quali i sistemi sanitari sono spesso meno affidabili e il problema della malnutrizione infantile è molto più sviluppato.