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Hansaviertel: storia di un quartiere rinato

Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)

Hansaviertel – 1945, la guerra é finalmente finita, Berlino è occupata dai militari delle quattro potenze, i responsabili della tragedia sono morti o prigionieri o spariti nel nulla. I bombardamenti alleati prima e l’artiglieria sovietica poi, hanno distrutto nella capitale del Reich 500.000 alloggi trasformandoli in montagne di macerie. È su questi detriti che colonne di donne lavorano per recuperare travi, infissi, mattoni da riutilizzare nella ricostruzione della città. Sulle “Trümmerfrauen” è stato scritto molto e l’iconografia le vuole impavide eroine disinteressate, al lavoro per il bene comune.

Hansaviertel
Foto di Stefano Comi

È vero solo in parte, fra loro ci sono ex militanti del partito nazionalsocialista ai lavori forzati e manovalanza assunta da grosse immobiliari che pagano uno stipendio da fame (70 Pfennig l’ora). Con un provvedimento possibile forse solo in Germania, vengono censiti gli appartamenti utilizzati e utilizzabili e, in accordo con il “Wohnraumbewirtschaftungsgesetz”, una parola composta per dire “Legge per l’amministrazione degli spazi abitabili”, si stabilisce che i senza tetto vengano forzatamente accolti in quegli appartamenti con metrature esuberanti rispetto al numero di inquilini registrati. Tutto questo non basta a risolvere la crisi degli alloggi.

Hansaviertel
Foto di Stefano Comi

Distruzione e ricostruzione di Hansaviertel

A nord del Tierpark, la distruzione del quartiere Hansaviertel era cominciata prima della guerra con l’incendio della sinagoga nella Lessingstraße nel novembre del 1938 e la deportazione della popolazione ebraica nei campi di sterminio nazisti. Di 343 immobili, al termine del conflitto ben trecento sono andati distrutti e di quelli rimasti solo trenta sono abitabili dopo qualche lavoro di restauro. È necessario un piano a larga scala che provveda a ricostruire la città. E il quartiere di Hansaviertel diventerà il simbolo della volontà di rinascere.


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Foto di Stefano Comi

Il progetto, presentato da Gerhard Jobst, Willy Kreuer e Wilhelm Schließer, prevede una nuova lottizzazione dell’area, la separazione di utilizzo abitativo, lavorativo e del tempo libero, la costruzione di singoli edifici circondati dal verde, l’utilizzo esclusivo di materiali poveri ma di immediata reperibilità quali cemento, acciaio e vetro, il massimo confort per gli abitanti a fronte di un finanziamento limitato, quasi completamente nella mano pubblica. Privati disposti ad investire a Berlino sotto l’occhio minaccioso dei carri armati russi se ne trovano pochi. Per gli architetti è una sfida, al bando di concorso del 1952 se ne presentano 53 di tredici nazioni che alla fine realizzeranno trentacinque edifici per un totale di 1160 appartamenti, in parte distribuiti in palazzi alti, in parte in edifici bassi attorno alla Hansaplatz con i centri commerciali, sala cinematografica e teatro, biblioteca, asilo e nido d’infanzia, la stazione della metropolitana e, aggregate al quartiere, una chiesa cattolica e una protestante.

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Foto di Stefano Comi

Curiosità architettoniche

Una vetrina di architetture da mostrare agli investitori di tutto il mondo, con la speranza di ottenere l’incarico per altri progetti attorno al globo. Così è possibile ammirare curiosità e soluzioni innovative: nella Klopstockstraße 2 un palazzo di diciassette piani per soli single dove i 164 appartamenti sono tutti uguali e di soli trentaquattro metri quadri. La curiosità: in origine, usciti dall’ascensore al piano, a sinistra ci sono gli appartamenti per gli inquilini maschi e a destra quelli per le donne. Negli appartamenti per le donne c’è una piccola cucina a tre fuochi, in quelli per gli uomini un mobile-kitchenette a due fuochi. Uno specchio degli stereotipi dell’epoca.

Hansaviertel
Foto di Stefano Comi

Altri palazzi sono costruiti su una sorta di palafitta da architetti impegnati in Sudamerica in condizioni ambientali particolari. Un architetto olandese fa costruire un ingresso raggiungibile da un ponte, adatto alle caratteristiche urbane di Amsterdam, altri ancora spostano le cantine al pian terreno o sotto il tetto per situazioni dove non è possibile scavare le fondamenta.

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Foto di Stefano Comi

Molti di questi palazzi hanno in origine sale o terrazze in comune per favorire la vita sociale, un’idea che si scontrerà con il mito della privacy. Un’altra curiosità è la palazzina costruita da una nota casa produttrice di elementi di cemento e amianto: dopo l’inasprimento delle norme edilizie, tutti i pannelli contaminati sono stati sostituiti da materiali amorfi, ma riprodotti nelle stesse forme e negli stessi colori di quelli originali per rispettare l’aspetto primitivo.

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Foto di Stefano Comi

Inutile cercare fra gli annunci la possibilità di affittare un appartamento nel quartiere: chi lo ha trovato non lo lascia facilmente. Vivere in città in compagnia del coniglio selvatico e della volpe, è diventato un privilegio.

Come arrivare al Hansaviertel: U9 Hansaplatz; S3, S5, S7, S9 Tiergarten; Bus 106.
In automobile digitare sul navigatore: Str. des 17. Juni 110, 10623 Berlin Buona passeggiata.

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