Gassi sotto l’ombrello del Sony Center: la magia della luce e dello spazio
Di Merlin, Elena e Paolo Brasioli. Disegni di Paolo Brasioli
Oggi vado a fare il mio gassi sotto un ombrello! Regnet es? Nein, meine Freunde! Cè infatti un fantastico sole primaverile. L’ombrello in questione è quello grandissimo ed arditissimo che è mirabilmente appoggiato sopra la piazza del Forum del Sony Center. Questo centro, pieno di vita sociale, dedita al divertimento, alla cultura ed al lavoro, è stato realizzato tra il 1996 e il 2000 nell’angolo ovest di Potsdamer Platz su progetto dall’architetto Helmut Jahn, vincitore del concorso del 1992.
Il Sony Center nel cuore della Berlino “cinematografica”
L’intero complesso e costituito da ben sette edifici realizzati in acciaio e vetro che si confrontano con le storiche costruzioni della Filarmonica, della Biblioteca Nazionale di Hans Scharoun e con il limitrofo Tiergarten. L’insieme ospita, su un’area di circa 26.500 metri quadrati, oltre al quartier generale europeo della Sony, numerosi uffici, appartamenti, negozi e librerie, una dozzina di posti di ristoro, la Casa del Cinema (che comprende la mediateca tedesca e ospita la Berlinale ogni anno in febbraio), ed il cinema IMAX, oltre al Museum für Film und Fernsehen (il Museo del Cinema e della Televisione) e la Deutsche Film- und Fernsehakademie (l’Accademia tedesca del Cinema e della Televisione).
L’altezza massima degli edifici intorno è di ben 40 metri, ad eccezione del grattacielo per uffici in testa a tutto, che svetta oltre i 100 metri. La realizzazione dell’intero complesso ha comportato un investimento economico molto importante sostenuto esclusivamente da parte della Sony.
La piazza sotto “l’ombrello”
Cuore vitale ed attrattivo del Forum è appunto la piazza centrale coperta da una mirabile struttura a forma di ombrello in vetro e acciaio reticolare che permette l’uso dello spazio sottostante con qualunque condizione meteorologica in modo molto naturale. Allo stesso tempo la copertura consente ai visitatori di avere una percezione unitaria dell’ambiente. Sembra infatti che tutti gli edifici si siano dati appuntamento, raggruppandosi a cerchio, in questo punto! La struttura é un cono iperbolico, che si rifà ai principi di una ruota di bicicletta, ed è stata affinata dallo studio di ingegneria Arup di New York (incaricato nel 1995), e realizzata mediante una trave ellittica continua di 102 metri di sviluppo, posta sul bordo inferiore del cono e appoggiata su sette punti in cima agli edifici che circondano il Forum.
La parte superiore è coesa ad un puntone lungo ben 42,5 metri collegato alla trave ellittica mediante due livelli di cavi radiali. E l’intero sistema è stato tecnicamente preteso in modo da stabilizzare la superficie creata dai cavi insieme al tessuto e al vetro di chiusura. Orizzontalmente, l’insieme è configurato in modo da evitare e bloccare qualunque trasferimento di forze dalla copertura di questo immenso elemento agli edifici intorno, e viceversa. Sehr genial!
Luminoso, non illuminato
Lo spazio della piazza al di sotto dell‘ombrello non e climatizzato artificialmente. Infatti il sistema di aperture, di vetri e di tessuti, permette la migliore ventilazione naturale possibile all’interno della piazza e modella precisamente il complesso passaggio della luce naturale attraverso la copertura e i relativi riflessi negli uffici e negli appartamenti. Un gioco di sorprendenti echi e richiami luminosi!
Invece l’illuminazione notturna è stata curata dall’artista parigino Yann Kersale con luci di variopinti colori, che cambiano ritmicamente e progressivamente in dissolvenza, dal ciano al magenta, ogni sera, simulando scenograficamente le fasi suggestive e poetiche di un infinito tramonto.
Si può sicuramente affermare che è la luce, sia artificiale che naturale, l’essenza dell’intero progetto. Il Sony Center – specificava infatti il suo creatore, l’architetto Jahn – “è luminoso…non illuminato”. Una mirabile “macchina scenica”, che irradia una diffusa luce gassosa con accenni di luce liquida e tocchi taglienti di luce solida. Una suggestione ed emozione continua! Le facciate e la copertura, che è di fatto un vero e proprio schermo, si comportano come un tessuto, che modera e fa propria la luce naturale e artificiale. Attraverso le loro caratteristiche di trasparenza, permeabilità, riflesso e rifrazione, prende corpo un costante cambio di immagini che, sia di giorno sia di notte, ispira sensazioni molto naturali, come lo stare sotto un bosco al passaggio di veloci nuvole in cielo, ma allo stesso tempo razionalmente massimizza il comfort, minimizzando l’uso dell’energia.
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In contatto con la storia
L’unico manufatto preesistente presente nel Sony Center, che ha resistito in minima parte alle devastanti vicende belliche di quest’area, è la sede dello storico Grand Hotel Esplanade. Insieme alla sua Keisersaal si sono infatti salvati alcuni ambienti che, mirabilmente sono stati spostati e traslati di circa 75 metri attraverso una costosa e complicata operazione, e sono stati integrati poi magistralmente dall’architetto Jahn nel nuovo complesso. Questi eleganti brani architettonici del passato appaiono ora come maturo segno e viva testimonianza dell’epoca d’oro di Potsdamer Platz, ed è stato davvero un atto di grande sensibilità e responsabilità civico-storica averle fatte partecipare, funzionalmente ed esteticamente, nel grande modernissimo complesso.
La città reale e la città virtuale
Secondo l’architetto Jahn “Il Sony Center non è un edificio, ma una parte della città. Esternamente vi è la città reale, internamente la città virtuale. I passaggi e i cancelli rinforzano la transizione dal mondo reale a quello virtuale”. II complesso di edifici è infatti realizzato in modo da confondere ciò che è spazio privato in ciò che è spazio pubblico, e proprio questo suo essere fortemente “pubblico” lo trasforma in un deciso segno urbano, alle cui dinamiche partecipa, tuttavia, provocando un forte contrasto, una progettazione altamente tecnologica e puntualmente minimale al contempo.
Infatti anche tutti i dettagli, come ad esempio i nodi tecnici delle facciate, i tratti metallici delle pavimentazioni, le scalinate in cemento, le balaustre in vetro e le panchine in lamiera traforata, sono particolarmente curati ed in linea estetica con il complesso, proprio per offrire una visione coerente ed armoniosa, dal più grande al più piccolo degli elementi!
È bellissimo per me entrare ed uscire da questa piazza dai vari varchi, avvicinarsi ed allontanarsi dal complesso, giocare ad apparire e scomparire dietro le quinte degli edifici, godere delle viste estreme dal basso degli angoli delle facciate e soprattutto di quella della fantastica cupola, il mio ombrello appunto, dalle molteplici angolazioni apprezzabili anche da lontano dalle varie strade e viali e rettifili del quartiere e del parco intorno!
Allora dai, venite tutti qui! Auf Wiedersehen. Ciaoooo!
L’autore: Architetto Paolo Brasioli – Quattro | architectura
Provenendo da una famiglia di artisti veneti, Paolo Brasioli è stato influenzato presto dal ricco patrimonio culturale e artistico italiano. Fondamentale è stata l’influenza di suo padre, Alfredo Brasioli, rinomato fumettista, illustratore e grafico italiano.
Il suo lavoro fino ad oggi si è concentrato sulla costruzione di hotel di alta qualità e sull’interior design per abitazioni, hotel e strutture di gastronomia e benessere, così come sulla creazione di mobili, lampade, accessori e arte.
Ha lavorato con rinomate compagnie e gruppi alberghieri come Best Western, Crowne Plaza, Falkensteiner, Hilton, Hyatt, Le Meridien, Leonardo Hotels, Marriott, NH Hotels, Rocco Forte Hotels e Sheraton. Molte delle sue creazioni sono state esposte in rinomate fiere d’arte e di design.
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