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#LinkeMeToo: lo scandalo degli abusi sessuali nella sinistra tedesca

#LinkeMeToo, lo scandalo che sta travolgendo Die Linke in questi giorni, scatenato da una serie di articoli pubblicati dal quotidiano Der Spiegel, è nato dal parlamento regionale dell’Assia, ma rischia di mettere in crisi l’intero partito a livello federale.

Quelle che sono iniziate come accuse di molestie sessuali e abusi a carico dell’ex compagno e all’epoca membro dello staff parlamentare della co-leader del partito, Janine Wissler, si vanno infatti progressivamente estendendo. Giovani attiviste e attivisti hanno cominciato a denunciare una cultura “machista” all’interno della Linke in generale, nonché una tendenza alla mascolinità tossica e, quel che è peggio, una diffusa tolleranza verso gli abusi sessuali. Mentre il partito cerca di fare chiarezza e salvare la credibilità, su Twitter l’hashtag #LinkeMeToo sta dando origine ad accese discussioni e a un proliferare di accuse.

Wissler sotto attacco nello scandalo #LinkeMeToo

I nomi delle vittime degli abusi, negli articoli di Der Spiegel, sono stati cambiati. Anche al principale sospettato, che era stato anche candidato alle elezioni politiche nel 2017, ci si riferisce sempre e solo con il nome di battesimo e l’iniziale del cognome. C’è invece un nome che viene interamente trascinato sotto i riflettori: quello di Janine Wissler, che dopo l’abbandono di Susanne Hennig-Wellsow è rimasta sola alla guida della Linke.

A Wissler i media, i quadri del partito e gli avversari politici chiedono con insistenza di chiarire la propria posizione. Era a conoscenza degli abusi che il suo compagno dell’epoca perpetrava ai danni di una giovanissima attivista del partito? Lo ha coperto? Su questo punto le versioni di Wissler e della sua principale accusatrice divergono.


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Le pesanti accuse contro l’ex compagno di Wissler

L’ex compagno di Wissler è stato accusato da una giovane donna, oggi ventiduenne, alla quale lo Spiegel attribuisce il nome fittizio di Hannah Maas, di aver iniziato con lei una relazione sessuale quando la ragazza aveva solo 17 anni. Il rapporto, inizialmente consensuale, si sarebbe poi evoluto in forme di abuso. La vittima accusa l’uomo, fra le altre cose, di averla filmata senza il suo consenso durante gli atti sessuali, di aver utilizzato forme di coercizione per ottenere rapporti e di essersi introdotto in casa sua dal balcone. In questa situazione la ragazza, secondo quanto riportato da Der Spiegel, avrebbe acconsentito a un rapporto sessuale per calmare l’uomo e ottenere che questi lasciasse il suo appartamento volontariamente. E proprio intorno a questo episodio, risalente all’agosto del 2018, si concentrano alcune delle accuse più pesanti a Wissler.

Mentre la leader del partito, infatti, dichiara di non essere mai stata a conoscenza di queste accuse prima del 2021 e di avere immediatamente preso provvedimenti, Hanna ha condiviso con il quotidiano gli screenshot di un’email inviata a Wissler subito dopo il fatto, nella quale faceva riferimento all’incursione del suo compagno. Fra le altre cose, la ragazza si dichiarava particolarmente disturbata dal fatto che l’uomo avesse definito “romantico” l’atto di entrare in casa di lei passando per il balcone. Maas inoltre sostiene di avere comunicato a Wissler la propria paura che l’uomo “impazzisse” nello scoprire che la ragazza, ponendo fine alla loro relazione, aveva iniziato a frequentare qualcun altro.

Janine Wissler ammette di aver saputo che la giovane donna aveva una relazione sessuale con il suo compagno e di aver trovato “problematica” la differenza d’età fra i due, ma nega recisamente di essere venuta a conoscenza di abusi sessuali di qualsiasi genere prima del 2021. Interpellato da Der Spiegel, il diretto interessato si è limitato a definire “false” e “infondate” le accuse della giovane Hannah.

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#LinkeMeToo: un problema diffuso

L’articolo “incriminante” dello Spiegel raccoglie anche le testimonianze di altre giovani donne e di un uomo che dichiarano di aver subito molestie sessuali all’interno del partito. In seguito all’esplosione dello scandalo, inoltre, l’associazione Solid, che riunisce i giovani di Die Linke, ha ricevuto numerose segnalazioni e accuse dello stesso tenore. Tutte le vittime denunciano una tendenza a coprire i colpevoli e a penalizzare fortemente chi sceglie di rendere pubbliche le accuse.

Solid, in risposta all’espandersi dello scandalo #LinkeMeToo, ha pubblicato una lettera aperta intitolata “Azione per una sinistra femminista“, nella quale si sostiene che Die Linke non si stia dimostrando all’altezza della sua pretesa agenda femminista, si definisce “inaccettabile” la permanenza dei colpevoli fra le fila del partito e la generale omertà su questi episodi e si chiedono “le dimissioni di tutte le persone coinvolte, che siano colpevoli in prima persona o che fossero a conoscenza dei fatti e li abbiano coperti”. La lettera aveva raccolto già 500 firme a mezzogiorno di sabato.

“Se non spezziamo questi meccanismi subito, si spezza il partito” ha dichiarato Sarah Dubiel, portavoce federale dei giovani di Die Linke. E considerando che Susanne Hennig-Wellsow ha dato le sue dimissioni il giorno stesso in cui l’esecutivo voleva affrontare internamente il problema, il rischio sussiste.

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