Intervista con un attivista italiano di Extinction Rebellion: “È ora di trasformare la rabbia in azione”

Extinction Rebellion. Blocco Marschallbruecke. Photo credits: Stefan Müller

di Angela Fiore

Da tempo raccontiamo Extinction Rebellion attraverso le sue azioni a Berlino, cercando di descrivere e capire il fenomeno. Il movimento, nato nel 2018 nel Regno Unito, si è in seguito diffuso in tutto il mondo, qualificandosi come un’iniziativa socio-politica che chiede ai governi di affrontare urgentemente la crisi climatica. Questo messaggio è spesso veicolato da azioni radicali di disobbedienza civile, che puntano ad attirare l’attenzione sulla catastrofe ecologica. Oggi pubblichiamo, per la prima volta, un’intervista a un attivista italiano di Extinction Rebellion Berlino.

Parliamo di Extinction Rebellion partendo da lei. Com’è diventato un attivista?

Mi chiamo Carlo Romeo, ho 24 anni e da qualche mese sono un attivista di Extinction Rebellion Berlin. Sono nato e cresciuto in provincia di Venezia, mi sono laureato in scienze politiche a Bologna e dal 2020 vivo a Berlino, dove sono iscritto a un master in studi latinoamericani della Freie Universität.

Negli ultimi anni ho cominciato a interessarmi sempre più di questioni climatiche e ambientali, anche perché vengo da un territorio in cui le logiche del profitto facile a scapito dell’ambiente hanno provocato danni enormi. Ho cominciato a chiedermi: il Veneto è tra le regioni più ricche d’Italia, ma a che prezzo? Il cemento è onnipresente, l’aria irrespirabile, non sappiamo come bonificare ecomostri come il polo industriale di Porto Marghera e sappiamo tutti a che sorte va incontro Venezia con l’innalzamento dei mari.


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Questi e altri problemi locali, però, sono legati a doppio filo con questioni molto più grandi. Prima fra tutte l’imminente catastrofe climatica, che mi fa davvero paura e mi rende difficile immaginare un futuro degno di questo nome, per me e la mia generazione. Iniziare a fare attivismo per me è stata una scelta quasi ovvia, perché i governi non stanno facendo il necessario per risolvere questa emergenza, e la storia insegna che i veri cambiamenti politici e sociali si ottengono solo grazie alla mobilitazione di persone comuni come me.

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Azione di Extinction Rebellion, Bayer-Monsanto. Photo credits: Stefan Müller

Che cosa caratterizza Extinction Rebellion rispetto agli altri movimenti ecologisti?

Il tratto distintivo di Extinction Rebellion, anche se non esclusivo, è il fatto che mette spesso in atto azioni di disobbedienza civile nonviolenta. Questo significa usare i nostri corpi per evidenziare i problemi di un sistema che ci sta portando alla catastrofe, infrangendo qualche regola ma stando sempre attenti a non arrecare danno a persone o cose. La disobbedienza civile, che ha grandi maestri, tra cui Gandhi e Martin Luther King, può forse apparire radicale, ma i metodi più tradizionali di protesta non hanno portato i risultati sperati in decenni di attivismo climatico.

I nostri Paesi continuano a emettere troppi gas serra, a distruggere la biodiversità e la politica è sorda, sentiamo tante promesse ma le azioni concrete sono insufficienti. La verità è che ci rimane pochissimo tempo per evitare il collasso climatico e gli interessi economici legati alle fonti fossili sono troppo influenti, per questo scendere in piazza con gli striscioni non basta più. Solo una forte presa di posizione della società civile porterà il cambiamento di cui abbiamo bisogno, e noi crediamo che la disobbedienza civile sia la strada giusta.

Extinction Rebellion
Extinction Rebellion. Blocco Marschallbruecke 1,5 gradi. Photo credits: Stefan Müller

Attenzione però, non vogliamo “sfasciare il sistema” come pensano alcuni detrattori: Extinction Rebellion è un movimento fortemente democratico, anzi vuole rendere più partecipative le nostre democrazie, che oggi purtroppo sono spesso sorde ai bisogni dei più deboli e alle crisi di sistema come quella climatica.

Un’altra particolarità di XR, infatti, è la proposta delle assemblee cittadine: nuovi organi rappresentativi composti da cittadini e cittadine estratt* a sorte, da affiancare alle istituzioni che già abbiamo. Queste assemblee avrebbero il ruolo di collaborare con scienziat* ed espert* climatic*, deliberando misure condivise contro la crisi climatica che poi la politica dovrebbe attuare. In questo modo avremmo una democrazia davvero accessibile a tutt* e finalmente ridurremmo l’immenso potere che le lobby del fossile hanno sulla politica.

Manifestazione di Extinction Rebellion a Berlino – Stefan Müller (climate stuff) from Germany, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia CommonsExtinction Rebellion Berlin, CC0, via Wikimedia Commons

Nell’attuale governo tedesco ha un ruolo significativo il partito dei Verdi, che ha affrontato le elezioni con una piattaforma legata fortemente agli obiettivi climatici. Come valutate l’operato del governo in questo senso, fino a questo momento?

La necessaria premessa a questa risposta è che Extinction Rebellion, essendo un movimento “decentralizzato” e non gerarchico, ha al suo interno una varietà di posizioni politiche. La mia opinione personale è che sul fronte climatico il governo Scholz segna senza dubbio un miglioramento rispetto al precedente, almeno a parole.

Tuttavia, pur comprendendo che le emergenze legate a guerra e pandemia complicano le cose, vedo troppa timidezza nelle politiche ecologiche. Soprattutto i Verdi hanno promesso molto e la “coalizione semaforo” si è venduta come il governo del cambiamento, ma per ora l’unica differenza che vedo è il ritorno della corsa agli armamenti.

attivisti per il clima
Un’azione di Extinction Rebellion a Berlino, presso l’Oberbaumbrücke (2019). Leonhard Lenz, CC0, via Wikimedia Commons

Le reazioni della politica all’invasione dell’Ucraina dimostrano che prendere misure drastiche in poco tempo non è utopia, se davvero c’è la volontà. Se da un giorno all’altro si trovano 100 miliardi a debito per la difesa, viene da chiedersi perché non si può fare lo stesso per gli investimenti in energie rinnovabili e protezione ambientale. Putin finanzia la sua guerra criminale anche grazie alla miopia degli Stati europei, che per anni hanno preferito comprare il gas russo chiudendo gli occhi sul suo autoritarismo, piuttosto che ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili.

Oggi purtroppo il popolo ucraino ne paga le conseguenze. Ormai è chiaro che abbandonare rapidamente petrolio e gas non solo è un dovere nei confronti del clima e delle prossime generazioni, ma è anche il modo migliore per salvaguardare la pace “tagliando i viveri” a dittatori come Putin. Perciò lascia perplessi leggere che la Germania vuole sostituire il gas russo con quello del Qatar, un altro paese autoritario con una lunga storia di violazioni dei diritti umani. Altre misure sono incoraggianti, ad esempio gli incentivi al trasporto pubblico, ma serve un cambio di passo se questo esecutivo non vuole essere ricordato come il governo del “bla bla bla”.

Extinction Rebellion
Extinction Rebellion. Blocco Marschallbruecke 1,5 gradi. Photo credits: Stefan Müller

Le vostre ultime azioni si sono concentrate intorno alla pubblicazione del rapporto IPCC. Perché è significativo e quali sono state le motivazioni della vostra mobilitazione?

L’IPCC è un organo delle Nazioni Unite che raggruppa i migliori scienziati e scienziate climatic* del mondo, il cui ultimo rapporto pubblicato a fine febbraio è sinceramente angosciante. Qualche punto saliente: interi ecosistemi sono già al collasso, il che mette in serio pericolo l’agricoltura e altre fonti di cibo, circa un miliardo di persone vive in zone costiere che verranno sommerse nei prossimi decenni, più in generale metà della popolazione mondiale rischia di perdere tutto a causa dei cambiamenti climatici.

Non sono scenari catastrofisti: è la realtà in cui il mondo si trova oggi, sull’orlo della più grande tragedia della storia umana. L’IPCC spiega anche che nuove tecnologie di adattamento potrebbero aiutare, ma da sole non basteranno a evitare il disastro. Bisogna tagliare drasticamente le emissioni, e bisogna farlo subito, mettendo per una volta le vite umane davanti ai profitti di qualche miliardario e multinazionale. È l’impegno che i politici di tutto il mondo avevano preso a Parigi nel 2015, ma che purtroppo non stanno rispettando. Ci hanno mentito e, come ha detto il segretario dell’ONU Guterres, si tratta di una mancanza di leadership criminale.

Extinction Rebellion, manifestazione del 2019 a Berlino. Leonhard Lenz, CC0, via Wikimedia Commons

L’obiettivo cruciale di mantenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali è ormai praticamente irraggiungibile. Capisco che possono sembrare numeri astratti, quindi faccio un esempio molto concreto: la differenza tra 1,5 e 2 gradi in più è la differenza tra intere zone della provincia veneziana, dove sono cresciuto, sopra o sotto acqua nel giro di qualche decennio. Quando ci penso mi viene da impazzire. Ma, sempre citando Guterres, “ora è il momento di trasformare la rabbia in azione. Ogni frazione di grado conta. Ogni voce può fare la differenza”. Per questo protestiamo.

Quali sono le prossime azioni in programma e quali gli obiettivi che volete raggiungere?

Nelle prossime settimane saremo in alcune università qui a Berlino per farci conoscere e parlare con studenti e studentesse della crisi climatica. In maggio, poi, ci sono due date importanti: la Giornata Mondiale della Biodiversità e l’Overshoot Day, cioè il giorno il cui la Germania avrà consumato in quattro mesi tutte le risorse che dovrebbero durare per un anno se fossero usate in maniera sostenibile. Non posso ancora dare dettagli, ma sicuramente saremo in strada per entrambe le occasioni. Il nostro scopo è rendere le persone più consapevoli dei pericoli a cui andiamo incontro, spronare il governo ad attuare misure più incisive per tagliare le emissioni e proteggere la biodiversità, oltre a ottenere la creazione delle assemblee cittadine per affrontare in maniera partecipata l’emergenza climatica.

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